Non bene, ma benissimo ha fatto Marco Travaglio a prendere di petto la questione del referendum elettorale.
In queste ore si stanno infatti moltiplicando gli appelli a non tirate per la giacca i giudici della Corte Costituzionale chiamati a pronunciarsi sulla legge elettorale “porcata” come ebbe a definirla l’ex ministro Calderoli, specialista evidentemente del porco in tutte le sue espressioni dallo zampone al suino padano.
Singolarmente questi appelli vengono indirizzati a quei cittadini e a quelle associazioni che, in modo civile e pubblico, hanno indetto per domenica una mobilitazione in rete per reclamare il diritto al voto ed il rispetto delle milioni di firme raccolte.
Le pressioni in atto sulla Corte, tuttavia, non vengono da chi legittimamente manifesta, al contrario arrivano da chi non manifesta mai pubblicamente e agisce all’ombra dei cappucci o delle cene, dove magari si ritrovano insieme, gomito a gomito, qualche giudice e un imputato eccellente.
Le pressioni possono arrivare sotto forma di velina pubblicata da quotidiani “semiunificati”, nella quale si fa trapelare che i giudici avrebbero già deciso per il no, e comunque non sarebbero intenzionati a ostacolate il già difficile cammino del governo Monti.
Che si trattasse di una intollerabile forma di pressione lo hanno capito in primo luogo alla Corte a tal punto che hanno dovuto smentire ogni illazione sul voto prossimo venturo.
Proprio perché abbiamo sempre difeso la autonomia della Corte da ogni interferenza indebita e non ci siamo mai associati alle campagne per colpirla e delegittimarla, riteniamo giusto, anzi doveroso partecipare al “No porcellum day“, una iniziativa voluta da decine di associazioni, promossa da Basta Casta e non solo, raccolta da migliaia di navigatori, rilanciata ovunque e che si ritroveranno domenica dalle 19 alle 24 sulla rete, sul web, su twitter, sui siti, ovunque sarà possibile.
Lo faranno proprio perché credono nella Costituzione e rivendicano il diritto di poter vivere e votare senza doversi travestire da “porcellum”.
Chi davvero vuole dare un colpo alla malapolitica e far tornare a vivere la politica, comunque la pensi deve non solo sperare, ma anche agire
perché il referendum si svolga nei tempi e con le modalità previste. Il risultato é già scontato, per questo faranno di tutto, ma proprio di
tutto per toglierlo di mezzo.
Ci auguriamo davvero che la stoffa della giacca dei giudici sia a prova di “tiro alla fune”.