Il mondo FQ

Casa Colosseo, ministro Patroni Griffi
“Mia vicenda non assimilabile a Scajola”

"Non vorrei che anni di professionalità venissero accostati a situazioni che mi sembrano molto diverse", ha detto il ministro della Funzione pubblica facendo riferimento al celebre mezzanino dell'ex ministro dello Sviluppo economico. E sul tetto retributivo ai manager della pubblica amministrazione: "Stiamo per mettere dei paletti"
Icona dei commenti Commenti

Dopo le dimissioni dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Malinconico messo sotto pressione dalle rivelazioni de Il Fatto Quotidiano sulle ormai famose “vacanze a sua insaputa”, anche il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi risponde a distanza – con un’intervista al Corriere della Seraa quanto scritto dal Fatto il 7 gennaio sulla casa vista Colosseo acquistata dall’Inps a prezzo agevolato perché catalogata al Catasto come “alloggio popolare”. “Una persona investita da cariche pubbliche prima di esercitare i diritti di un comune cittadino, deve chiedersi se l’esercizio di quel dirittopoi possa essere strumentalizzato – ha spiegato il ministro al quotidiano – Deve porsi il problema per evitare che qualcuno poi, trasformi l’esercizio di un diritto in una sorta di indebito privilegio”. Insomma, spiega Patroni Griffi, proprietario di un immobile esposto sui Fori imperiali di 109 metri quadrati pagato 170 mila euro, dice: “Non vorrei che anni di professionalità venissero accostati a situazioni che mi sembrano molto diverse”. Ossia, la “situazione” di Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico costretto alle dimissioni per la celeberrima “casa a sua insaputa”. “Non è una vicenda personale ma ha riguardato tutti gli acquirenti da enti previdenziali in tutta Italia, secondo parametri fissati per legge”, ha ribatito il ministro a margine di un’audizione alla Camera.

Nell’intervista Patroni Griffi ha toccato altri due argomenti molto cari al nuovo esecutivo: il tetto retributivo ai manager della pubblica amministrazione e i tagli alle auto blu. “Sulla base della norma inserita nel decreto ‘salva-Italia’, in sede di conversione – precisa il ministro – stiamo per completare il decreto di attuazione che fissi il tetto e tenga presente che, per tutte le retribuzioni complessivamente considerate, ci sarà una riduzione automatica a quel tetto”. Una norma senza la quale Patroni Griffi, come molti suoi colleghi, cumulerebbe lo stipendio di presidente di sezione del Consiglio di Stato, in aspettativa e fuori ruolo, alla retribuzione per il lavoro che svolge davvero, il ministro.

Sui tagli alle auto blu il ministro ha sottolineato che queste vetture non sono “uno status symbol” ma “un mezzo operativo per consentire di lavorare meglio all’ufficio”. L’obiettivo, sul quale Griffi si dice fiducioso, è comunque quello di “estendere anche agli enti locali le regole di razionalizzazione già applicate alle amministrazioni centrali”. Impegno rinnovato anche sul fronte della lotta alla corruzione nella Pa, di concerto col ministro della Giustizia Paola Severino, “per irrobustire il disegno di legge Alfano-Brunetta”.

Resta in contatto con la community de Il Fatto Quotidiano L'amato strillone del Fatto

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione