Piscicelli smentisce il sottosegretario: "Sapeva che a pagare le vacanze era Balducci". All'ex presidente della Fieg, amico di Gianni Letta, chieste da più parti le dimissioni. Intanto oggi dal Corriere della Sera al Giornale ricostruiscono la lunga carriera del braccio destro di Mario Monti
Carlo Malinconico “sapeva che quei soggiorni venivano pagati da Angelo Balducci”. L’imprenditore Francesco De Vito Piscicelli non ha dubbi e smentisce il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che si è giustificato parlando di “ricostruzioni false”. Diventato una sorta di pentito della Cricca, Piscicelli, noto per la risata sul terremoto all’Aquila registrata durante una intercettazione telefonica, ricostruisce con il Corriere della Sera i pagamenti delle vacanze di Malinconico. Parte dei quali, ventimila euro, a sue spese. “Angelo Balducci mi aveva chiesto di anticiparli” in cambio di “nulla, non conoscevo Malinconico, non sapevo nemmeno che incarico avesse”, spiega Piscicelli al quotidiano di via Solferino. “Ospitati Malinconico a casa mia a colazione. Lo portai con me in barca. E nacque un’amicizia”. L’imprenditore è certo: “Malinconico sapeva che pagava Angelo Balducci”. Il sottosegretario ha negato, sostenendo che i conti venivano saldati a sua insaputa, come l’ex ministro Claudio Scajola a cui pagarono una casa vista Colosseo. Scajola si dimise. L’epilogo è stato il medesimo.
I rapporti con Gianni Letta
Malinconico nel 2008 viene “catapultato” nel mondo dell’editoria diventando presidente della Fieg, che diventa più chiaro il livello di rapporto con Paolo Bonaiuti, portavoce del governo Berlusconi, e soprattutto con Gianni Letta. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, d’altra parte, non ha mai negato una forte simpatia per un accademico “prestato al servizio dello Stato” (queste le parole che Letta usava per definire il ruolo di Malinconico) così come intensi erano i rapporti tra Malinconico e Mauro Masi, ex direttore generale della Rai, durante la lunga permanenza del secondo a Palazzo Chigi come responsabile del settore editoria; a Malinconico, infatti, è toccato gestire – come presidente Fieg – i tagli alle sovvenzioni dello Stato ai giornali di partito, lo squilibrio nella raccolta pubblicitaria tra stampa e tv, la multimedialità, la battaglia per la tutela del diritto d’autore anche sul web. Pochi lo ricordano, ma Malinconico – proprio in virtù della consuetudine con Letta – ha svolto un ruolo di mediazione importante sul fronte dei provvedimenti in materia di intercettazioni anche se, specie nell’ultimo periodo, la determinazione di Berlusconi nel portare a casa ad ogni costo le “leggi bavaglio” avevano costretto Malinconico a “tenere le distanze” con palazzo Chigi, quindi anche con Letta. Ma è stata una distanza, a quanto sembra, sono di facciata.
La chiamata al governo
Quando ha saputo che Mario Monti lo avrebbe portato a Palazzo Chigi, Malinconico si è affrettato a dimettersi da tutti gli incarichi. “E non aveva certamente pochi, l’ex presidente della Federazione degli editori”, ricorda Sergio Rizzo in un dettagliato ritratto del sottosegretario. “Contemporaneamente presidente dell’Audipress, consigliere di amministrazione dell’Agenzia Ansa, di Autostrade per l’Italia e di Atlantia, la holding che controlla le stesse Autostrade. Ma anche amministratore della Malinconico e associati. Il 7 novembre il timone della sua società di consulenza aziendale è passato nelle mani della sua signora Grazia Graziani, con la quale aveva trascorso diversi weekend nell’esclusivo resort di Porto Ercole, il Pellicano di Roberto Sciò”, scrive Rizzo ricordando che il curriculum di Malinconico “è lungo come la Quaresima. Le sue relazioni sono a 360 gradi”.
E se Rizzo ricostruisce gli incarichi di Carlo Malinconico Castriota Scanderbeg (questo il suo nome completo), Libero e Il Giornale si dilettano nella ricerca di rapporti particolari nel passato del sottosegretario. Il primo rivela di una convenzione che le Asl toscane stipularono con lo studio di Malinconico per la costruzione di quattro ospedali, mentre il quotidiano di via Negri si concentra su una consulenza legale dell’ex presidente Fieg sulla nomina di Alfredo Meocci a direttore generale Rai “che fece perdere 15,8 milioni di euro” a viale Mazzini. Come? Malinconico diede il via libera alla nomina di Meocci ma era incompatibile. Risultato? “Una sanzione da 14,4 milioni di euro inflitta alla Rai dall’Agcom per aver violato la legge 481/95 nominando Meocci benché incompatibile, saliti a 15,8 milioni per ritardato pagamento, e 11 milioni che i consiglieri Bianchi Clerici, Malgieri, Petroni, Staderini, Urbani e l’ex ministro Siniscalco sono stati chiamati a risarcire alla Rai, in parti uguali fra loro, dalla Corte dei conti”. A sua insaputa.