Ora è ufficiale, le frane sull’appennino tra Bologna e Firenze, che hanno iniziato a muoversi coi lavori della Variante di Valico, sono attive e non più quiescenti. Ma nonostante questo, all’imbocco nord della galleria Val di Sambro, il tunnel al centro delle polemiche perché costruito ai piedi di movimenti franosi, gli scavi sono ripresi ieri, 9 gennaio, dopo che le polemiche li avevano fermati qualche mese fa.

“La Regione Emilia Romagna ha aggiornato la propria cartografia ufficiale, catalogando la frana di Ripoli come attiva, inserendo quindi la quasi interezza dell’abitato di Santa Maria Maddalena nella zona rossa”. La denuncia è arrivata dal consigliere regionale Andrea Defranceschi, capogruppo del Movimento 5 Stelle e dal comitato dei cittadini della piccola frazione in provincia di Bologna, comune di San Benedetto Val di Sambro. “Il cambiamento di status della frana, che prima dell’inizio dei lavori di Autostrade era solo ‘quiescente’, provocherà un danno economico enorme ai cittadini di Ripoli, portando a un grosso deprezzamento del valore delle loro proprietà. Chi comprerebbe mai una casa edificata su una frana attiva?”.

Nelle carte appena pubblicate dagli uffici della Regione (la quale finora non ha fatto niente per fermare gli scavi), si nota un cambiamento di diverse aree lungo la galleria, che da blu (o verdi , a seconda del tipo di carta) diventano rosse. In particolare all’imbocco nord, quello più vicino all’abitato, l’area è passata da blu (carta ante marzo 2011) a rossa (carta marzo 2011). Ma soprattutto l’area di Santa Maria Maddalena, interessata in questi mesi da sgomberi e controlli asfissianti e invadenti nelle case dei suoi abitanti, diventa area attiva. Stesso discorso per quanto riguarda l’imbocco sud, dove invece gli scavi non si sono mai fermati.

“Il nodo della situazione è la sicurezza delle 250 famiglie che vivono in quelle case, poggiate su un terreno franoso che lo scavo del tunnel sta facendo smottare. Con l’avanzare dei lavori il dissesto franoso sta seguendo gli scavi. Come può il prefetto di Bologna, Nicola Tranfaglia persistere sul convincimento che non ci siano rischi per la popolazione? Come può la Regione Emilia-Romagna limitarsi a monitorare la zona, senza mai intervenire attivamente a tutela dei propri abitanti?”, si domanda il Capogruppo del Movimento 5 Stelle.

Il 9 novembre scorso, infatti, un incontro tenuto in Prefettura a Bologna aveva portato alla firma di un Protocollo di Intesa tra tutte le istituzioni del territorio e la stessa Autostrade, teso soprattutto al monitoraggio dei movimenti franosi attivatisi coi lavori della Variante. Il documento prevede un controllo di tutte le case prima dell’avanzamento degli scavi, ma non contempla lo stop ai lavori. Il massimo a cui i cittadini di Ripoli-Santa Maria Maddalena potevano aspirare era un risarcimento economico o vedersi comprata la casa. La Variante s’ha da fare a tutti i costi, basta che nessuno si faccia male, questo è il concetto. Da qui le recenti ricognizioni di Autostrade tra i cittadini per fare la stima di alcune case col fine di un eventuale acquisto. Poi, in caso estremo, ci pensa il Comune di San Benedetto a sgomberare la casa con tanto di recinzione.

Nonostante questo, e nonostante nessuno abbia mai monitorato la chiesetta del 1300 per la ferma opposizione del parroco don Marco Baroncini, gli scavi sono ripresi. Dino Ricci, il geometra in pensione di Ripoli che costruiva strade e ora si trova a guidare il comitato che chiede il fermo degli scavi del tunnel, grida allo scandalo per la riaccensione delle frese nell’imbocco nord: “Non vedo cosa sia cambiato da quando si erano fermati il 4 ottobre 2011. I movimenti continuano”.

La ripresa degli scavi all’imbocco nord non è stata neppure fermata dall’azione della magistratura bolognese. Domani, 11 gennaio, il pubblico ministero Morena Plazzi, nominerà ufficialmente i consulenti che dovranno valutare l’ipotesi dei reati di frana (articolo 426 del codice penale) e delitto colposo di danno (articolo 449). I tre esperti sono l’ingegner Paolo Berry, il professor Luciano Blois e l’ingegner Danilo Boldini.

L’accertamento dei tre consulenti tecnici della Procura, che per ora indaga contro ignoti, servirà a capire se in fase di progettazione gli eventuali danni conseguenti ai lavori fossero stati presi in considerazione o fossero prevedibili. Ma soprattutto il team di esperti nominato dalla dottoressa Plazzi dovrà capire se al momento ci siano “azioni utili a determinare la cessazione del movimento franoso – si legge nell’avviso della Procura inviato a molti dei cittadini di Ripoli per le nomine di domani – o comunque a limitarne le conseguenze anche con riferimento all’opera in corso di realizzazione”. Insomma, tra le righe, sembra che gli unici a poter eventualmente fermare il tunnel delle frane potranno essere solo le toghe.

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