Agli italiani sono stati chiesti 'grandi sacrifici' e se l'Europa non darà segnali di ripresa e lavoro in cambio potranno scattare proteste. E' in sintesi quanto il premier dirà al cancelliere tedesco come spiega lo stesso presidente del consiglio in un'intervista al Die Welt
“Con la mia politica – afferma Monti secondo quanto riportato da La Repubblica – non posso avere successo se l’Unione europea non cambia, e se ciò non si verifica il mio Paese, che è stato sempre un Paese molto favorevole all’Europa, potrebbe gettarsi nelle braccia dei populisti”. Il premier sottolinea i “sacrifici” chiesti agli italiani, “accettati” dalla maggior parte secondo “tutti i sondaggi”, ma si dice anche costretto a “constatare che questa politica non riceve nella Ue l’apprezzamento e la valutazione che obiettivamente merita. E se per gli italiani non ci sarà la percezione di successi tangibili della loro disponibilità a risparmi e riforme, ci saranno in Italia proteste contro l’Europa, anche contro la Germania vista come il leader dell’intolleranza targata Ue, e contro la Banca centrale europea”.
Monti ribadisce che la “buona cooperazione del tandem franco-tedesco è una precondizione dello sviluppo dell’Europa” ma non è sufficiente in una Europa a 27. “Entrambi i Paesi – sottolinea – devono comportarsi in modo da coinvolgere gli altri, non da escluderli, e quest’ultimo pericolo è presente”. Il presidente del consiglio spiega di avere una “sensibilità molto tedesca”, ma rimarca che “l’Italia può tornare ad avere un ruolo più grande in Europa, e lo avrà”.
Tra le questioni affrontate da Monti ci sono quelle dalla corruzione e della criminalità, che considera un problema “non esclusivamente italiano”, e la natura del suo governo, “strano” perché nonostante nessuno dei suoi membri sia stato eletto gode comunque in Parlamento di “un sostegno vasto senza precedenti”. Rispetto all’era Berlusconi, aggiunge, “in Italia c’è oggi un senso d’unità come da tempo non c’era più”. Da “premier” Monti “ripete” quel che diceva da “professore”, ovvero che l’euro non è in pericolo, mentre la crisi finanziaria “non è la conseguenza di un difetto del modello europeo, ma deriva dagli Usa”.