Ancora un pallone d’oro, il terzo della sua carriera. In mezzo 3 Champions League, due Coppe Intercontinetali, cinque scudetti con il Barcellona. E poi ancora una Scarpa d’Oro, 2 Supercoppe Europee, una Coppa di Spagna, 136 goal in 192 gare con il club catalano e chi più ne ha più ne metta. Praticamente tutto quello che si può vincere, o meglio quasi tutto perché tra i suoi trofei manca quello più ambito: la Coppa del Mondo con la sua Argentina.
Stiamo chiaramente parlando di Leo Messi, uno dei più forti giocatori di tutti i tempi o forse il più forte. La lotta con Maradona, suo idolo, è serratissima. Il fenomeno argentino con i suoi 25 anni è praticamente una calamita di aggettivi superlativi quando gioca. Umile, misurato e sobrio il Leo fuori dal rettangolo verde.
“La pulce conquista le vette più alte del mondo” è uno dei titolo più gettonati in questi giorni. Appena 169 centimetri, tanti sforzi, sacrifici e punture per crescere un pò e diventare il più forte di tutti.
Invincibile verrebbe da dire. Eppure se non ci si ferma ai numeri con la camisèta Blaugrana il piccolo Leo qualche pecca la mostra anche lui. Come la Kriptonite per Superman, la maglia dell’Argentina sembra anestetizzare tutti i poteri magici con cui il folletto incanta le platee di tutto il mondo mandando ko avversari di ogni livello. Per ogni chiarimento guardare gli ultimi Mondiali disputati.
E’ vero il Barcellona, direte voi, è una macchina perfetta! Si, giusto, ma con il Club catalano Messi sa vincere anche da solo. Con L’Argentina non succede mai.
Tremendamente normale Messi. Nelle sue giocate non ci sono emozioni, solo puro talento. Non si stupisce mai di quello che fa, di come lo fa. Lo stupore è negli “ooooh!” degli spettatori che guardano attoniti. In un’era digitale come quella attuale, verrebbe da dire, Messi è un microchip, creato per vincere.
Manca l’emozione. Il gesto in più che solo i mortali compiono, spesso, va detto, sbagliando. Pensate a George Best, a Maradona, a Cruyff o a Ronaldo, Ibrahimovic. Geni del calcio con annessa sregolatezza.
Scrivere un pezzo che non esalti al 100% Leo potrebbe sembrare l’atto di un kamikaze della tastiera. Ma con queste parole non vogliamo andare “contro” il fenomeno dei fenomeni, ma semplicemente sottolineare che la passione ha un’anima che spesso brucia dentro… Leo Messi, invece, assomiglia ad un freddo robot programmato solo per la vittoria.