In Campania, la squadra in cui militò Dirceu perde 6 a 1 in casa e alla ripresa degli allenamenti gli ultras picchiano i giocatori. Secondo il presidente, però, il calcio non c'entra. A Oppido Lucano un cronista sportivo aggredito dall'attaccante a cui aveva messo 4,5 in pagella
Se l’attenzione degli appassionati di calcio in questi giorni è divisa tra le ombre del calcioscommesse e le luci dei grandi colpi di mercato, nei campionati minori italiani accadono fatti sconcertanti. Due le storie di ordinaria follia accadute ieri. A Oppido Lucano in provincia di Potenza, Antonello Scavone, attaccante dell’Angelo Cristofaro, squadra locale che milita nel campionato di serie D, ha minacciato e poi aggredito al campo di allenamento un giovane cronista colpevole di avergli dato 4,5 in pagella. Il ragazzo ha passato la notte all’ospedale San Carlo di Potenza. Il referto: trauma cranico minore. Scavone è stato messo fuori rosa dalla società a tempo indeterminato. Nello stesso momento, a Eboli, in Campania, gli ultras hanno invaso lo stadio alla ripresa degli allenamenti della squadra e hanno aggredito i calciatori con calci, pugni e colpi di spranga. Due giocatori, Nigro e Corsino, e il preparatore dei portieri Corcione sono finiti in ospedale: punti di sutura alla testa e ferite varie. Altri sono svenuti. Gli spogliatoi terra di nessuno: telefoni rubati, carte di credito stracciate, i calciatori chiusi in bagno per paura, devastazione ovunque. Più che un’aggressione, un agguato vero e proprio. Ora tutti sono spaventati e vogliono lasciare la squadra. Il presidente ha sentito puzza di marcio, e ieri ha rimesso la società nelle mani del sindaco. L’Ebolitana, mitica squadra nella quale per un paio di anni aveva militato il campione del mondo brasiliano Dirceu, rischia ora di scomparire.
Due storie diverse, ma accomunate dalla violenza. Nel primo caso è una questione privata. Un ragazzo che, solo perché di mestiere fa calciatore (nei dilettanti), ne aggredisce un altro, più giovane di lui, che per passione, per racimolare qualche euro, per pagarsi l’università e coronare il suo sogno di diventare giornalista sportivo, ogni domenica segue la squadra. Come domenica scorsa. Meno di dieci euro per confezionare un articolo sulla partita, un’intervista al protagonista e le famigerate pagelle che gli hanno fatto passare la notte in ospedale. Nel secondo caso è una questione sporca. E’ la storia di una squadra salvata dal fallimento nel 2004 da una colletta dei tifosi, che in pochi anni sale di categoria dal campionato di Eccellenza alla Lega Pro, e di una società che comincia a fare gola a molti. Una storia di vecchi ultras che hanno cominciato a lavorare per il club e di nuovi tifosi che, ignari di quanto di buono era stato fatto dai loro predecessori, vengono manovrati dal qualcuno all’esterno per minare alle fondamenta le strutture societarie e permettere così agli avvoltoi di lanciarsi sulla preda. Entrambe le storie raccontate dalle parole dei protagonisti.
IN BASILICATA: PUGNI PER UN BRUTTO VOTO SUL GIORNALE
Rocco De Rosa è un ragazzo di poco più di vent’anni, studia Scienze della Comunicazione e da qualche anno collabora con il Quotidiano della Basilicata. Alfonso Pecoraro, caposervizio dello sport del giornale, dopo aver condannato il gesto di Scavone come “gratuito e sleale” gli conferma la massima fiducia: “Rispetto alla dura realtà che viviamo nelle nostre zone è assurdo che queste cose accadano anche nel calcio. Rocco ha la nostra massima fiducia, continuerà a scrivere per noi e a dare 4,5 in pagella a chi ritiene giusto”. Al telefono, il diretto interessato racconta come sono andate le cose. “Dopo aver passato tutta la sera di ieri in ospedale, oggi sono tornato per una visita all’orecchio. In generale sto bene, ho un trauma cranico minore, dei bernoccoli in testa e qualche acciacco alla spalla. Il problema è che quando parlo ogni tanto mi si blocca l’udito e non ci sento per un po’ di secondi”. Cosa è successo ieri? “Domenica gli ho dato 4,5 in pagella (la squadra ha perso 0-3 in casa con la Sarnese ndr), lunedì Scavone ha postato sulla mia bacheca di Facebook una serie di insulti, da ‘giornalaio’ a ‘scrivi solo cazzate’ a ‘non capisci niente di calcio’ e mi ha invitato per un chiarimento il giorno dopo al campo di allenamento. Gli ho risposto che sarei stato lì, disponibile per un chiarimento. Non immaginavo nemmeno lontanamente cosa sarebbe successo”.
Si parla di calcio, ma è cronaca nera. “Ieri, alla fine dell’allenamento, mi ha chiamato dal campo e mi ha detto di andare giù dagli spalti. Non ho fatto in tempo a scendere che lui è salito di corsa e mi si è lanciato contro. Non ero pronto a questo, avevo le mani in tasca. Scavone mi ha colpito con un pugno facendomi cadere a terra e ho perso i sensi. Penso che addirittura abbia infierito mentre ero a terra. Mi hanno detto che era una furia, e che solo l’intervento di peso dei compagni l’ha bloccato”. Il motivo dell’aggressione? Quel voto in pagella. “Mi piace scrivere, e cerco di farlo sempre con correttezza e onestà – ha detto De Rosa -. Sono precario, mi pagano a rigaggio, circa 5 centesimi a riga, pochi euro a pezzo, lo faccio solo per passione: il mio sogno è fare il giornalista sportivo. A marzo dovrei laurearmi. Nel frattempo ho preso il tesserino da pubblicista e mi sono iscritto all’albo. Anche questo ha aiutato la notizia a diffondersi, non fossi stato iscritto all’albo probabilmente di me non si sarebbe accorto nessuno”. La passione e la voglia sono rimaste? “Per adesso sì, spero solo di non avere strascichi dal punto di vista fisico. Per adesso la prendo come un’esperienza, una brutta esperienza, che potrebbe aiutarmi a crescere. Il sogno di diventare giornalista sportivo per ora rimane. Vedremo”.
IN CAMPANIA: SPRANGATE DEI TIFOSI, “MA FORSE IL CALCIO NON C’ENTRA”
Ad Eboli il clima è diverso. Qui il sogno, almeno nelle parole degli interessati, sembra finito. Il centrocampista Nigro, uno dei due giocatori finiti in ospedale, ha scritto su Facebook: “Con le lacrime agli occhi e un immenso dolore nel cuore devo decidere di abbandonare la squadra della mia città. Grazie a tutti per il sostegno, mi dispiace, ma ho una vita oltre al calcio, con un bambino in arrivo e una famiglia a cui pensare. Per attimi ho pensato addirittura di smettere, ma il calcio è la mia vita e non lo abbandonerò”.
L’Ebolitana ha una storia curiosa. Nel 2004 salì agli onori delle cronache perché un gruppo di tifosi si finanziò per salvarla dal fallimento. Da allora, una splendida cavalcata che l’ha portata a ottenere quest’anno per la prima volta una storica promozione in Lega Pro. Ma il salto tra i professionisti è stato deleterio. Ce lo racconta Marco Forlenza, ex ultras diventato dirigente e rimasto in società fino a pochi mesi fa. “Per iscriversi in Lega Pro è stato necessario creare una srl, la società si è spaccata e si è divisa in due anime. La piazza è sempre stata molto calda, l’anno scorso, sempre a gennaio, accaddero i fattacci nella partita contro la Turris: tifosi a menarsi prima del match, sugli spalti, due invasioni di campo consecutive. Alla fine risultato non omologato, multa di tremila euro e tre partite da disputarsi in campo neutro. Quest’anno sempre a gennaio, la nuova aggressione. Non so spiegarmi i motivi”.
Prova a spiegarli al fattoquotidiano.it il presidente dell’Ebolitana Armando Cicalese: “Il risultato dell’aggressione di ieri è che tutti i ragazzi sono terrorizzati e vogliono andare via. Qui c’è qualcuno interessato a bloccare un progetto importante, qualcuno che aizza i tifosi. Se questa gente vuole la società che esca allo scoperto e si faccia avanti. Da ieri la società è nelle mani del sindaco. Questa volta dico basta, non si può fare calcio così: chi vuole l’Ebolitana si faccia avanti”. Aggressione premeditata? “Guardando anche ai fatti del gennaio scorso può darsi che ci sia un collegamento. Sembra che ci sia un filone che adesso è ripreso. Qualcuno approfitta del fatto che la squadra va male e aizza i tifosi. Finché va tutto bene è difficile creare contestazioni dal nulla, ma appena qualche risultato non arriva è facile creare tensione per perseguire altri obiettivi. Mi sono spiegato?”.
Chi potrebbe avere intenzione a destabilizzare la società? “Bisogna scoprirlo. Noi siamo gente comune, non imprenditori. Ma c’è qualcuno che trama contro la società. Gente che critica sui giornali, ma senza uscire allo scoperto. Al di là dei tifosi che materialmente hanno aggredito i giocatori e lo staff ieri pomeriggio, c’è dell’altro. Ho fatto un esposto in procura contro ignoti. Bisogna capire chi sono. A novembre l’ex presidente, l’avvocato Marchesino si è inspiegabilmente dimesso, e sottolineo inspiegabilmente. Poi piano piano tutti gli imprenditori si stanno allontanando dalla società. Questa aggressione è strana… “.