Le soluzioni iper-rigoriste che l’Europa propone (e in troppi casi impone) ai paesi membri per uscire dalla crisi sono sbagliate. Peggio: aggravano la situazione.

Prendete la Grecia. Da un paio d’anni è costretta dalla Troika (Bce, Fmi, Commissione Europea) a fare manovre pazzesche con tagli draconiani. Risultato: crollo dell’economia, aumento vertiginoso del debito pubblico, sino al probabile fallimento finale. Le soluzioni imposte hanno schiantato la Grecia, altro che salvataggio.

Anche l’Italia di Monti ha fatto i compiti a casa assegnati dall’Europa. Molti tagli, pochissima equità, ma questo lo sappiamo. Eppure lo spread non cala e l’Italia è sempre sotto attacco.

La situazione continua ad essere terribile in Spagna, Portogallo, Irlanda e altri paesi presto si aggiungeranno alla lista.

Il problema è europeo, non dei singoli Stati. L’Europa, però, continua a marciare a tappe forzate verso il baratro che si sta scavando da sola. Come se nulla fosse.

Le misure adottate con il “Six Pack” e quelle che saranno adottate con il nuovo trattato sulla stabilità perseguono ottusamente la logica iper-rigorista che si è rivelata fallimentare e recessiva.

Gli aggiustamenti che Monti sembra aver riportato a casa dopo l’incontro con la Merkel non spostano la sostanza degli interventi. Sempre lacrime e sangue ci aspettano.

Il vertice europeo del 9 dicembre fu un disastro diplomatico per Monti, che non ottenne nulla.

Oggi, invece, ci viene presentato come una vittoria quella che è una sconfitta. La sciagurata norma che costringe i paesi il cui debito eccede il 60% del pil di ridurre l’eccedenza del 5% all’anno non viene eliminata. Ci si limita a dire che si terrà conto di condizioni eccezionali e che partirà un po’ più tardi. Niente di nuovo, dunque, dopo l’incontro di Monti con la Merkel di questi giorni. Ci attendono sempre manovre da 50-60 miliardi all’anno per 20 anni: insostenibile.

Il rafforzamento del fondo europeo salva-Stati è anch’esso velleitario. Intanto perché è comunque troppo esiguo anche per salvare la sola Italia. E poi perchè agli Stati in difficoltà, come l’Italia, non servono altri prestiti che genererebbero solo ulteriori debiti. Ci servono soldi per fermare la speculazione, stabilizzare i debiti e invertire le politiche recessive.

L’Europa deve consentire alla Banca Centrale Europea di fungere da prestatore da ultima istanza. La Bce deve cioè avere la capacità, che oggi le è preclusa dai trattati, di acquistare illimitatamente i titoli di Stato dei paesi in difficoltà.

È ciò che fanno le banche centrali di Gran Bretagna, Giappone e, soprattutto, Stati Uniti. Che infatti riescono a pagare interessi contenuti sui loro debiti pubblici. La Banca Centrale Svizzera ha dichiarato che sarebbe intervenuta stampando moneta per evitare che il franco svizzero salisse troppo. Non ha avuto neanche bisogno di farlo: i mercati si sono allineati al livello voluto. E’ quello che succede quando si fa sul serio.

Non c’è nulla di rivoluzionario. È una normale funzione di ogni banca centrale. La Germania non può continuare ad essere contraria o sarà trascinata nel baratro insieme al resto dell’eurozona.

L’unico obiettivo di Monti dovrebbe essere di convincere la Germania che la Bce deve usare la sua potenza di fuoco, perchè le politiche di rigore non sono solo drammaticamente ingiuste per i lavoratori europei, ma sono soprattutto sbagliate e fallimentari. Un presidente del Consiglio che non chieda questo andrebbe contro gli interessi nazionali dell’Italia.

Il tempo è poco, la posta in gioco enorme.

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