“La Scozia si conquista la libertà”, titolava il quotidiano La Padania due giorni fa. Avranno capito bene?
I fatti sono questi. Nella primavera 2010 lo Scottish national party (Snp), partito nazionalista e indipendentista, conquista la maggioranza assoluta a nord del Vallo di Adriano. Il leader e first minister Alex Salmond, sull’onda del successo elettorale, promette di tenere un referendum per la piena indipendenza del nord dell’isola da Londra. Termine fissato per la consultazione, il 2014. Abbastanza tardi per provare a convincere i molti scozzesi che la secessione non la vogliono, considerando i tanti vantaggi della secolare partnership con Londra. Comunque c’è tempo, e se anche perdessero i secessionisti, 4 anni di governo all’Snp sono garantiti.
Lunedì scorso David Cameron, parlando alla BBC prova a stanare Salmond il furbo. Il referendum indipendentista va tenuto entro 18 mesi, da quando stabilisce Westminster, parlamento nazionale. Che un conservatore inglese sia “unionista” non fa certo notizia. Che abbia portato dalla sua anche l’opposizione laburista, è già più interessante, ma potrebbe non fare notizia neanche questo. Il first minister replica piccato come c’era da aspettarsi, e la polemica monta. Ma per La Padania la notizia da prima pagina c’è ed è una sola: la Scozia è libera.
La Scozia, tuttavia, sta alla Padania (intesa come presunto territorio), proprio come Salmond sta a Bossi – ammeso che rimanga lui il capo della Lega. Pragmaticamente monarchico – immagina una Scozia totalmente indipendente ma con la regina come capo di stato – Salmond non è anti-inglese, pensa solo che Edimburgo possa svilupparsi meglio senza Londra. E oltretutto, non si diverte a spostare finti ministeri al nord, non fa sparate xenofobe. E l’elenco delle differenze sostanziali tra i due leader potrebbe continuare.
Sull’indipendenza della Scozia, beh, i tempi sono lunghi. Se vince Londra, e il referendum si tiene entro il 2013, gli scozzesi presumibilmente voteranno no. Se è il 2014, mancano comunque ben 3 anni e l’esito non appare meno incerto, né la strada per i separatisti meno in salita. Insomma, mentre britannici del nord e del sud polemizzano tra loro su un divorzio futuro -annunciato, ma che al momento non vuole nessuno – il quotidiano della Lega dà una notizia che non c’è. Proprio come non c’è la Padania (intesa come territorio).