Si conclude con l’auspicato successo l’attesa asta sui Bot italiani a 12 e sei mesi. Nella mattinata di oggi il Tesoro ha collocato sul mercato 8,5 miliardi di Bot annuali a un rendimento pari al 2,735%. In pratica un interesse dimezzato rispetto all’asta precedente di dicembre quando i titoli avevano fatto registrare un interesse del 5,925%. In calo ma pur sempre positivo il rapporto tra domanda e offerta (bid to cover) che si attesta a 1,47 contro l’1.92 di dicembre. Sul fronte dei titoli a 12 mesi viene dunque abbassato ulteriormente il tasso di riferimento del mercato secondario che ieri segnava quota 3,37%. Bene anche i titoli semestrali che registrano un rendimento pari all’1,644%.

Sull’asta italiana ha influito anche l’evidente successo dell’asta spagnola. Madrid ha piazzato oggi sul mercato quasi 10 miliardi di titoli (9,986), praticamente il doppio rispetto all’ammontare previsto. L’emissione ha riguardato 4,272 miliardi di obbligazioni a 3 anni con un rendimento del 3,384% e con un rapporto bid to cover di 1,8. Piazzati con successo anche titoli a scadenza aprile 2016 (2,503 miliardi, 3,748%, rapporto domanda offerta di 2,2) e ottobre 2016 (3,211 miliardi, 3,912% da 4,848%, 1,7). In entrambi i casi il rendimento risulta inferiori di circa 1 punto percentuale rispetto all’ultima asta.

I successi delle aste di Italia e Spagna si sono fatti sentire sul mercato secondario, in mattinata i biennali spagnoli sono scesi sotto il 3%, per la prima volta negli ultimi 8 mesi, e lo spread tra il Btp e il Bund tedesco a 10 anni è crollato fino a toccare quota 472 punti (per risalire leggermente fino a quota 478 nel pomeriggio) con il rendimento del decennale giù al 6,52% e quello biennale al 4%. Nel pomeriggio, quindi, è arrivato anche l’attestato di fiducia del Fondo monetario internazionale, pronto ad avviare la sua missione di monitoraggio dei conti italiani alla fine di gennaio. “Si tratta di passi importanti per ripristinare la fiducia, far scattare la crescita e rimettere il debito sulla giusta traiettoria” afferma il portavoce dell’Fmi Jerry Rice parlando delle iniziative del Governo italiano.

Un nuovo punto a favore dell’esecutivo, dunque, dopo l’appuntamento del vertice di ieri in cui Mario Monti ha incassato la fiducia di Berlino dando l’impressione di avere voce in capitolo sul futuro dei programmi Ue. La volontà della Merkel di promuovere un rafforzamento del fondo salva Stati sembra rassicurare i mercati così come il probabile allentamento delle misure di rigore di bilancio. La bozza di Trattato circolata ieri evidenzia un atteggiamento più lassista che sembra andare incontro alle esigenze delle periferie europee. In sintesi, è come se il fronte del rigore si fosse arreso all’evidenza, comprendendo, finalmente, che non è possibile imporre ulteriori piani fiscali e contabili con il rischio di aggravare la recessione. Tanto più che le banche, innaffiate da una pioggia di credito da parte della Bce, non hanno finora risposto positivamente all’implicita richiesta di sostenere il debito dei singoli Paesi e di riattivare la circolazione di liquidità preferendo, al contrario, mettere al sicuro i propri fondi nelle casse della stessa banca centrale.

Proprio le banche europee sono da tempo sotto osservazione di fronte ai nuovi requisiti contabili imposti dall’Eba, l’Associazione bancaria europea, che fanno da preludio a nuove ricapitalizzazioni. Molta preoccupazione aveva destato nei giorni scorsi l’operazione Unicredit tradottasi in un collasso borsistico decisamente superiore alle attese. I ribassi a doppia cifra registrati in poche sedute avevano bruciato di fatto il valore stesso dell’aumento di capitale scatenando una profonda ansia attorno al destino degli altri istituti italiani. Il timore era che di fronte a operazioni analoghe il comparto avrebbe potuto patire ancora creando forse addirittura un rischio sistemico per il Paese. Per fortuna, a sistemare le cose sono intervenuti i rimbalzi di mercato, con i titoli, ormai sottovalutati, divenuti di colpo particolarmente appetibili per gli investitori. In una borsa rinvigorita (+2,09%) dalle aste sui titoli, non stupisce che le migliori performance vengano proprio dal settore degli istituti di credito. A svettare su tutti proprio Unicredit, che chiude gli scambi a +13.53%. Seguono Monte dei Paschi a +8.81%, Mediobanca (+8,06), Popolare di Milano (+6,56) e Ubi Banca (+6,28). Domani tocca di nuovo ai bond sovrani con l’attesa asta sui Btp.

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