Cronaca

Vigile urbano ucciso a Milano. Identificato proprietario del Suv, assassini in fuga

Sarebbero due i sospetti responsabili dell'omicidio di Niccolò Savarino, che ieri ha tentato di bloccare l'auto nel parcheggio della stazione Bovisa ma è stato investito dal veicolo. Gli uomini sembrerebbero uno di origini tedesche e uno di origini slave ma ancora non sono stati rintracciati. Pisapia annuncia il lutto cittadino per il giorno del funerale

La caccia ai killer continua. A Milano, nell’hinterland e oltre, fino alle frontiere del nord Italia. Per trovare le due persone a bordo del Suv che ieri sera ha investito il vigile Niccolò Savarino, uccidendolo. Dopo averlo trascinato insieme alla sua bicicletta per 200 metri, lungo via Giovanni Battista Varè, zona Bovisa. Alle ricerche collaborano polizia locale e squadra mobile, che hanno a disposizione i video delle telecamere della zona, alcune testimonianze e un frammento di targa. Per tutto il giorno sono circolate notizie sull’identificazione di due sospetti, forse nomadi, che si sono dati alla fuga e che potrebbero già essere riusciti a oltrepassare i confini.

Smentite sono arrivate dalle fonti ufficiali, mentre nel tardo pomeriggio il procuratore aggiunto di Milano Nicola Cerrato ha confermato che è stato identificato il proprietario del Bmw modello x5, colore scuro, ritrovato nella notte in via Lancetti. Il Suv risulta intestato a una società italiana e proprio il proprietario prestanome del fuoristrada ha fornito agli inquirenti elementi utili per cercare di rintracciare i due uomini. Il veicolo per tutta la giornata è stato oggetto dei rilievi che avrebbero mostrato la presenza di macchie di sangue sulla parte anteriore e tracce di vernice compatibili con quelle della bicicletta di Savarino. Nel parcheggio della fermata Bovisa del passante ferroviario sono rimasti i segni bianchi, dei rilievi delle forze dell’ordine, che proseguono per circa 200 metri.

Dove ieri il corpo di Savarino si è sganciato dal Suv, oggi ci sono, attaccati a un palo, cinque mazzi di fiori, un rosa gialla e una rossa. Su un bigliettino una collega ha lasciato un ultimo saluto a Niccolò: “Ti ricorderò sempre con quel tuo animo gentile, un po’ d’altri tempi, ma unico”. E l’animo gentile di Savarino, 42 anni e origine siciliane, se lo ricordano anche i commercianti della zona. Perché lui passava di lì tutti i giorni, sempre con la sua bicicletta. Era un dei vigili del quartiere. “Ogni tanto si affacciava dentro e chiedeva come va”, racconta Maria Pia Marchio, che gestisce la caffetteria-panetteria a pochi metri da dove gli operatori del 118 hanno cercato di rianimare Savarino, prima dell’inutile trasporto all’ospedale Niguarda. “Era simpatico e solare”, aggiunge. Un vigile che alla severa intransigenza spesso preferiva un sorriso più umano. E che ieri ha trovato la morte mentre eseguiva un controllo su un camper di sinti con cittadinanza italiana, dopo una segnalazione.

Quel camper è ancora lì, nel parcheggio. Oggi, come ieri. Ci vive una famiglia di nomadi. L’anziano sinti che ieri è stato ferito al piede dal Suv riposa all’interno del camper. Non ha voglia di parlare, quasi si arrabbia. Apre la porta e rimane sdraiato: “Sto poco bene, lasciatemi in pace. Non conosco chi era sul Suv”. In mattinata è stato sentito in procura, dove il pm Mauro Clerici, il comandante della polizia locale Tullio Mastrangelo e il capo della mobile Alessandro Giuliano si sono incontrati in un vertice per fare il punto sulle indagini. Sul fronte istituzionale oggi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso il suo cordoglio alla famiglia e al Corpo della polizia municipale. Il giorno dei funerali a Milano sarà proclamato il lutto cittadino. Così ha deciso il sindaco Giuliano Pisapia, che si è offerto come legale di assistere la famiglia di Savarino “nelle aule di giustizia perché giustizia sia fatta”. Sulla vicenda un commento è arrivato anche dalla Consulta rom e sinti di Milano: “Al dolore per questa morte così assurda si aggiunge da parte nostra lo sconforto per vedere che non viene capita la nostra consapevolezza profonda che se fossero stati dei membri della nostra comunità noi ne saremmo doppiamente e pesantemente colpiti”.