I pm di Roma vogliono procedere contro Roberto Calderoli per l’uso di un aereo di Stato “per scopi non istituzionali”. Proprio lui, che di recente ha bacchettato il presidente del Consiglio Mario Monti sulle spese per una festa privata di Capodanno a palazzo Chigi, è ora sospettato di aver usufruito di un volo di Stato per andare nella zone dove risiede e lavora la sua compagna, Gianna Gancia, presidente della Provincia di Cuneo. Gli atti del procedimento contro l’ex ministro per la Semplificazione e senatore leghista sono stati trasmessi ieri dalla Procura della Repubblica di Roma alla Giunta delle immunità parlamentari del Senato, che settimana prossima affronterà il caso.
L’indagine parte da un esposto del consigliere regionale del Piemonte per il Movimento Cinque Stelle, Fabrizio Biolé. Il 19 gennaio 2011 all’aeroporto di Levaldigi (Cn) atterra un Airbus 319-115 CJ dell’Aeronautica militare, con la scritta “Repubblica Italiana”, un aereo della flotta di base a Ciampino, riservata alla Presidenza della Repubbica, presidenti delle due camere del parlamento e al presidente del Consiglio. Come già dichiarato al Fatto, Biolé sa da fonte certa che a bordo c’è l’allora ministro Calderoli.
“Sono andato di persona all’aeroporto di Levaldigi perché avevo ricevuto segnalazioni sul fatto che l’ex ministro avesse già fatto dei viaggi lì con aerei della flotta istituzionale”, racconta Biolé al fattoquotidiano.it. Il consigliere cerca di ottenere informazioni, ma le autorità aeroportuali non possono fornirgliele: Calderoli è sotto scorta, con la protezione del più alto livello, ed è impossibile ottenere notizie sul motivo del suo atterraggio.
“Personalmente non ho visto il ministro – precisa – però dopo aver fatto la richiesta ho dato la notizia ai giornali e alcuni cronisti, dopo essersi confrontati con l’entourage di Calderoli, hanno avuto conferma del fatto che lui non avesse nessun impegno istituzionale in zona”. L’aereo serviva per fare ritorno a Roma, dove Calderoli – stando a quanto risposto dai suoi collaboratori – aveva un impegno immediato in Commissione federalismo. Eppure, consultando il sito della Camera dei Deputati, non c’era nessun impegno della Commissione quel giorno. “Ho capito che era una cosa importante, un uso improprio dell’aereo di Stato, così ho fatto una richiesta di informazioni all’autorità aeroportuale e poi un’altra tramite il Consiglio regionale, perché la Regione Piemonte controlla l’aeroporto di Levaldigi”. Tutti tacciono.
Si interessa al caso anche il deputato Pd Emanuele Fiano, con una interrogazione a risposta scritta a cui non è mai stata data una risposta: “Non risulta all’interrogante che in quella data ci fossero missioni istituzionali programmate, né risulta esserci alcun documento ufficiale che certifichi il viaggio stesso”.
A questo punto Biolé presenta un esposto alla Procura di Cuneo, poi inviato a quella di Saluzzo competente per i fatti avvenuti a Levaldigi. Da qui, poi, alla capitale. “Avendo avuto notizie nei giorni successivi dell’uso del suddetto volo per scopi strettamente personali, ritengo illegittimo l’uso del mezzo appartenente alla flotta”, scrive nel documento. Senza un impegno istituzionale o senza motivazioni adeguate Calderoli non avrebbe potuto usarlo: la legge prevede l’uso esclusivo della flotta per il Presidente della Repubblica, quello del Senato, quello della Camera e per il premier. I voli sono concessi ai ministri solo dopo una “richiesta altamente motivata”. Ai magistrati spetta ora verificare se il volo di Stato Roma – Levaldigi – Roma fosse giustificato.