Sono scattate le nuove direttive della casa torinese anche per i 680 dipendenti bolognesi. Chi non firma gli accordi non può svolgere attività sindacale. "E' un brutto giorno - afferma un operaio – Se ne vanno in fumo 60 anni di storia del sindacato"
“E’ da 60 anni che la Fiom sta in questa fabbrica. Io sono entrata qui 20 anni fa e la Fiom c’era già, poi sono diventata sindacalista perché ci credevo, adesso l’azienda mi toglie la dignità e la libertà”. A parlare con le lacrime agli occhi è Deanna Lambertini, una vita in Magneti Marelli. Deanna e le altre Rsu alle ultime elezioni hanno conquistato il voto di 6 lavoratori su 10. Praticamente tutti gli operai della fabbrica hanno scelto di essere rappresentati da loro.
Non è servito, perché i nuovi accordi Fiat garantiscono la rappresentatività solo a chi li ha firmati, e la Fiom non è tra questi. Poco importa che i “dissidenti” siano, come nel caso della Marelli, la maggioranza. Il risultato è che la saletta sindacale della Fiom è stata sgomberato così come intimato dalla direzione aziendale Fiat a seguito dell’accordo separato, e le tute blu di Landini non avranno più voce nelle vita di una fabbrica in cui hanno avuto la maggioranza dei voti dal 1945 ad oggi.
“E’ un brutto giorno – dice Stefano Ruggenini, che in Magneti Marelli ci lavora da quasi 30 anni – Così se ne vanno in fumo 60 anni di storia del sindacato, ma a non esserci più è anche la democrazia in fabbrica perché a maggioranza i 680 dipendenti dello stabilimento di Bologna avevano votato Fiom, non altri. Adesso ce ne andiamo, ma non finisce qui”. In questi giorni nello stabilimento bolognese sono state raccolte oltre 300 firme per chiedere un referendum sulle nuove regole contrattuali del gruppo Fiat, firme che si andranno a sommare alle migliaia che si stanno raccogliendo in queste ore in tutta Italia. L’obiettivo è arrivare a 20mila, poi ci sarà quello che molti già definiscono come il referendum decisivo che decreterà il vincitore dell’ormai lunga guerra tra Marchionne e le tute blu di Landini.
“Questo è un giorno triste per noi, sparisce il sindacato in azienda”, spiega amaro il segretario della Fiom di Bologna Bruno Papignani, che però rilancia e chiede al sindaco Virginio Merola di dare la cittadinanza ai delegati sindacali della Magneti Marelli. Un riconoscimento, spiega, per chi oggi “viene messo in clandestinità dalla Fiat”.