Nella Lega è guerra aperta. E non sono più le ricostruzioni dei giornalisti a dirlo, interpretando sibili e frasi a mezza bocca. Sono gli stessi leader a renderlo esplicito. Il primo colpo lo ha sparato Umberto Bossi che ha sospeso tutti gli incontri pubblici di Roberto Maroni. Lo ha fatto con una lettera ufficiale inviata a tutte le segreterie provinciali del Carroccio. “E’ fatto divieto di organizzare incontri pubblici alla presenza di Roberto Maroni”, si legge nella comunicazione del Senatùr. Lo stesso ex ministro dell’Interno leghista in un post pubblicato sulla propria pagina facebook attorno alle 22 ha commentato amaramente la notizia: “Mi hanno appena chiamato per comunicarmi che la segreteria nazionale ha deciso di impedirmi di tenere gli incontri pubblici già programmati in tutta la Lombardia”. Parole scritte in maiuscolo, urlate nella Rete: “Non so perché, nessuno me l’ha spiegato, sono stupefatto, mi viene da vomitare”, scrive ancora quello che sembra destinato a diventare l’ex numero due leghista: “Qualcuno vuole cacciarmi dalla Lega, ma io non mollo!!!”.
Poche parole che scatenano la reazione veloce e concitata di tutto il popolo maroniano. È un susseguirsi di telefonate tra colonnelli e militanti, tutti concordi nell’affermare che nessuno permetterà che il progetto di fare fuori ‘il Bobo’ possa avverarsi: “Si sta scatenando qualcosa di grande a livello generale – spiegano i bene informati – lo stanno tutti invitando a tenere incontri pubblici nei propri Comuni”. Una reazione forte dei soldati fedeli a Maroni per provare a convincere Umberto Bossi a non farsi ammaliare dalle sirene del cerchio magico. “Vogliamo fare capire a Bossi che Bobo non vuole mettersi contro di lui, vogliamo provare a convincerlo di non stare ad ascoltare quello che dicono i suoi cattivi consiglieri”.
Ma con l’invio della lettera sembra partita la resa dei conti finale all’interno del Carroccio, ultimo atto dopo lo scontro nato sul caso Cosentino. “Se pensano che io esca dalla Lega si sbagliano di grosso”. La reazione di Maroni va oltre il social network: “Andremo alla conta”, avrebbe sottolineato l’ex responsabile del Viminale, forte del sostegno di un folto gruppo di militanti, tutti convinti che le scelte di Maroni siano state quelle più coerenti con la linea del partito.
Intanto l’attenzione si rivolge tutta alla grande manifestazione di Milano prevista per il 22 gennaio prossimo. Una manifestazione su cui incombe il pericolo di reciproche contestazioni tra le avverse fazioni che si stanno fronteggiando nella Lega. Non è difficile immaginare a cosa stiano puntando in queste ore i maroniani che parlano più o meno apertamente di congresso federale, un congresso che ormai manca da troppi anni e che in molti vedono come unica soluzione per tenere in piedi un partito profondamente lacerato.