Viaggio nella città balneare dove una persona su quattro è sconosciuto per l'Agenzia delle Entrate. E tra gli operatori c'è chi confessa e chi invece minimizza. Ma la percentuale di chi non paga tasse è il 25 per cento, molto più della media nazionale
“Una volta a Rimini si faceva il cosiddetto Capodanno più lungo del mondo – racconta Ilde, chef e socia di una deliziosa osteria a pochi metri dal mare – Quest’anno senza lo spettacolo della Rai, da venti anni che sono a Rimini, è stato il capodanno più corto”. Il blitz di Cortina qui strappa qualche risatina sotto i baffi. “Ce lo abbiamo tutti i giorni il blitz noi”, spiega Alessandro Giorgetti, presidente regionale di Federalberghi e a sua volta albergatore a Igea Marina.
I redditi dei turisti, assicurano tutti, sono molto diversi rispetto al centro sciistico, mentre la cittadina romagnola è ormai, a detta di tutti gli esercenti, meta di un turismo fatto di famiglie. Un po’ di sommerso c’è tra bar e alberghi, e nessuno lo nega: c’è chi dimagrisce un po’ le ricevute, tagliando alcune spese, c’è chi tralascia qualche scontrino. Ma qualunque esercente parla di pura sopravvivenza.
Appena pochi giorni fa si era scoperto che su 2.700 alberghi della provincia di Rimini, appena 450 avevano attivato il collegamento telematico per la registrazione telematica delle presenze da inviare alla Questura. Il collegamento assicurerebbe certamente anche un maggiore e più rapido controllo fiscale e ora la procedura è stata resa obbligatoria, entro poche settimane, dal decreto Salva-Italia del governo Monti: “Non c’è alcun intento elusivo da parte degli albergatori. C’è una questione di costi per gli alcuni e molte aziende non sono ancora in grado di farlo”, assicura Giorgetti.
Alcuni dirigenti d’hotel, già “online” con la Questura da anni, però smentiscono in parte questa difficoltà. “È una questione di approccio mentale per alcuni alberghi, ma non c’è alcun problema e adesso siamo molto più controllati”, spiega Patrizio Cangini, direttore di un 4 stelle sul lungomare riminese.
Intanto, allargando lo sguardo a tutta l’economia del territorio, gli ultimi controlli della guardia di Finanza dicono che un riminese su quattro sarebbe evasore totale. Si tratta di una verifica fatta su piccoli campioni, ma il dato preoccupa. Per combattere il fenomeno anche la Provincia di Rimini nei suoi 27 Comuni ha attivato una campagna per coinvolgere e sensibilizzare i cittadini, con l’affissione di 1.700 manifesti dallo sfondo nero e dalla scritta Futuro. Scomparso per evasione fiscale. Anche tu, ogni giorno, puoi dire basta.
“L’evasione fiscale si combatte più efficacemente diffondendo la cultura della legalità, piuttosto che con metodi repressivi”, ha detto Stefano Vitali, presidente della Provincia, che ha presentato l’iniziativa assieme al colonnello Mario Venceslai, comandante delle fiamme gialle di Rimini.
Nel 2011 l’elusione del fisco ha avuto una crescita considerevole rispetto all’anno precedente. Tra le 160 posizioni verificate dalla Finanza, sono emersi 40 evasori totali, vale a dire un riminese su 4, il 25% dei controllati. Sono professionisti, imprenditori e consulenti che non si sono mai preoccupati di presentare la dichiarazione dei redditi. Sette sono risultati invece gli evasori paratotali, coloro che non dichiarano oltre il 50% dei redditi dell’attività. Ammonterebbero a circa 180 i milioni elusi alle casse dell’erario, di cui 50 dati dall’evasione pura, ossia quella dei contribuenti sconosciuti al fisco.
L’Italia, con il suo 22% di evasione stimata è già fanalino di coda in Europa. E il dato su Rimini è anche più alto. Le fiamme gialle locali hanno fatto controlli incrociati tra chi evade e chi usufruisce di prestazioni sociali agevolate e monitorato le situazioni patrimoniali di chi possiede yacht ormeggiati alla darsena o auto di lusso. Sotto controllo è finita anche la lista delle tante partite Iva: 45 mila quelle aperte sul territorio provinciale. Sono 8 i ricchi che vantano un fatturato superiore ai 100 milioni di euro. Fatturano invece tra i 5 e i 100 milioni 250 contribuenti. I restanti 44.500 non superano la soglia dei 5 milioni.
Tra i 160 controlli uno solo è stato effettuato nella fascia superiore ai 100 milioni di euro, 12 in quella inferiore ai 5. Le verifiche si sono concluse con sanzioni amministrative o rilievi penali per più dell’80% del campione esaminato.
“È ripreso anche il fenomeno dello spallonaggio, che consiste nel portare i contanti direttamente a San Marino nelle maniere forme svariate”, assicura il colonnello Venceslai, che racconta di “simpatiche tecniche, come quella del ciclista che mette le banconote da 500 euro nella borraccia”. “Questo è un sistema – conclude – che penso possa essere frenato, nel momento in cui ci sia una riduzione del contante, in modo tale da permetterne una tracciabilità e quindi un contrasto efficace”.
Non sarà un blitz, ma per chi evade in Riviera sembra che non si annuncino giorni di relax in battigia.
di Enrico Bandini, David Marceddu e Giulia Zaccariello