Il capitano Schettino accusato anche di omicidio plurimo e naufragio, insieme all'ufficiale di plancia. Lui si difende: "Ero su traiettoria consentita". Ma secondo i rilievi si trovava fuori di 5 miglia. Idv: "Passera riferisca in aula"
“Il comandante della nave ha accostato così tanto l’imbarcazione all’isola del Giglio, non poteva avvicinarsi così tanto, si è avvicinato così tanto che era inevitabile che questo scoglio se lo trovasse sotto la nave”, sostiene il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio. “Il comandante Francesco Schettino non è stato sicuramente l’ultimo a lasciare la nave”, ribadisce.
La magistratura ha delegato per l’indagine la Capitaneria di porto di Livorno e quella di Grosseto che a loro volta hanno iniziato anche una procedura amministrativa. Il comandante Schettino dice che era in un tratto consentito e che la roccia non sarebbe stata segnalata dalle carte. Un’ipotesi, anche se le navi da crociera non scelgono mai la rotta che ha seguito il Concordia che doveva passare almeno 5 miglia più lontano rispetto all’isola, come avviene per tutte le navi che partono da Civitavecchia e seguono quasi ogni giorno la medesima rotta.
Visto, soprattutto, che la zona del Giglio, paradiso dei sub, e il fondale, a quella distanza, è disseminato di scogli che affiorano e tutte le imbarcazioni, anche di piccole dimensioni, sono obbligate a navigare a una distanza di sicurezza che supera le due miglia.
L’incidente, certo, ma successivamente ci sarà il capitolo dei soccorsi. Tutto è avvenuto ieri sera alle 21, ma secondo il racconto dei testimoni i soccorsi sono stati “tardivi e confusi”. Circostanza, questa delle denunce, confermata dal capitano di corvetta Enrico Del Santos, portavoce della capitaneria di porto di Livorno: “E’ vero che i passeggeri hanno lamentato una lentezza dei soccorsi e un’inadeguatezza dell’equipaggio. Bisognerà ora capire se effettivamente è vero o se questa percezione sia stata determinata anche dalla paura del momento.Occorre anche tenere presente, sui tempi dei soccorsi, l’ingente numero delle persone a bordo”.
Testimonianze. E polemiche. Le dichiarazioni dei primi passeggeri che sono arrivati a Porto Santo Stefano, però, sono dettagliate e precise: Mara Parmegiani Alfonsi, giornalista, era a bordo della nave di lusso per lavoro, per seguire un evento di moda. E da Porto Santo Stefano, dove è stata trasportata dopo i soccorsi, racconta il panico ma non rinuncia nemmeno alle accuse: “È stato un momento infernale. Erano circa le 21 e stavamo per andare a cena, quindi eravamo anche vestiti abbastanza leggeri – spiega la testimone a Skytg24 – Abbiamo sentito un urto e le luci si sono spente, dai tavoli sono caduti gli oggetti e i bicchieri. Siamo tutti corsi verso il ponte e a fatica abbiamo raccolto i salvagenti, ma il comandante ci ha assicurato che si trattava solamente di un guasto alle macchine, e non era vero: sotto la chiglia già c’era uno squarcio di cento metri”.
Ilaria, 23 anni di Roma, e Safa 22 anni di Perugia, erano invece in crociera per seguire un corso di formazione. E a caldo raccontano i momenti dell’impatto e dell’evacuazione: “Eravamo a cena ieri sera quando ha cominciato a tremare tutto, la luce è andata via e la gente ha cominciato a gridare aiuto. Dopo che ha tremato tutto la nave ha cominciato a piegarsi su un lato. Nella sala ristorante sono caduti oggetti, bicchieri, vassoi e piatti. Ci siamo anche feriti ma la cosa più drammatica è sentire la voce delle persone, in particolare delle mamme, chiamare i propri familiari, soprattutto i bambini. Era buio e non sapevamo cosa fare. La gente cadeva in terra mano a mano che la nave si inclinava. Sentivamo la voce del comandante ma abbiamo pensato a correre verso un’uscita. Un’ora dopo è suonata la sirena ed è stato dato l’ordine di evacuazione”.
Come gli altri passeggeri anche Ilaria e Safa sono corse alle scialuppe di salvataggio: «Ma per l’inclinazione della nave alcune scialuppe non sono state calate in acqua – hanno raccontato le due superstiti – sono finite sui ponti sottostanti e crediamo che in parecchi si siano fatti male o siano rimasti contusi. C’era anche chi si buttava in acqua”.
”Mentre la nave affondava ci siamo sentiti anche dire da qualcuno dell’equipaggio di rientrare in cabina. Meno male invece che siamo scappati all’aperto e siamo andati alle scialuppe”. Così alcuni passeggeri raccontano il momento drammatico dell’emergenza a bordo della Costa Concordia. ”Sentivamo i richiami dei fischietti dei marinai senza capire di cosa si trattasse, e intanto era buio e capivamo che la situazione si faceva sempre più grave”, raccontano i passeggeri.
Polemiche sui soccorsi. Il prefetto di Grosseto Giuseppe Linardi ha confermato il numero delle vittime, ma per adesso non è entrato nel merito del funzionamento della macchina dei soccorsi. Sempre la Capitaneria di Livorno fa sapere che serviranno molte ore prima che venga conclusa l’operazione di verifica di chi manca all’appello della lista passeggeri della Costa Concordia. “Appena possibile il nostro personale salirà a bordo per escludere che ci sia ancora qualcuno – spiega ancora Enrico Del Santos, responsabile relazioni esterne della Capitaneria di Livorno – Ancora non è stato concluso l’incrocio dei dati tra lista passeggeri e persone che si trovano sull’isola, perché sono 4200 persone sparse in diverse strutture tra l’isola del Giglio, Porto Santo Stefano e altre località”. Un’operazione complessa perché “sono 4200 persone che sono arrivate a terra con i mezzi nostri, con le scialuppe di salvataggio, con barche private. In certi casi una volta a terra al Giglio sono stati invitati a casa dai residenti”.
“Per quanto riguarda eventuali persone in acqua stiamo verificando con mezzi navali e aerei – aggiunge Del Santos – L’attività di ricerca è in pieno svolgimento, mentre stanno per iniziare le operazioni dei sommozzatori per visionare la falla, individuare eventualmente le cause che possono aver provocato l’incidente e ovviamente per la ricerca di eventuali dispersi”. In questo momento nella ricerca a vista in mare di eventuali persone in acqua sono impegnati 8 mezzi navali e 9 elicotteri.
Sul piano delle procedure d’evacuazione la guardia costiera spiega che “bisogna capire cos’è stato fatto e se è stato fatto secondo le procedure: un abbandono nave prevede delle procedure, ogni persona dell’equipaggio ha una propria mansione nell’emergenza, quindi sarà da verificare anche questo”. Sulle cause della sciagura l’inchiesta della magistratura e della guardia costiera cercherà in particolare di capire cosa è avvenuto prima tra black out e apertura della falla.
La difesa dei membri dell’equipaggio. ”Non e’vero che i miei colleghi si sono tuffati in mare per salvare se stessi, ma proprio perché vedevano che molti passeggeri presi dal panico volevano raggiungere l’Isola del Giglio a nuoto li hanno seguiti per salvarli”. Così alcuni membri della Costa Crociere difendono il proprio operato sulla banchina di Porto Santo Stefano. ”Rispetto a chi dice – hanno aggiunto – che anche noi non abbiamo mantenuto la calma, invece molti di noi hanno visto che passeggeri in acqua erano in difficoltà nel nuotare, anche per la temperatura molto fredda. Così si sono tuffati anch’essi e hanno accompagnato a riva chi potevano”.
Tra le tante persone che si sono tuffate, c’era anche chi non aveva fatto in tempo ad indossare un giubbotto salvagente, mentre altri, specie anziani, non avevano la forza per superare il tratto di mare che li separava dall’isola.
L’Idv: Passera riferisca in aula. “Cordoglio per le vittime del naufragio avvenuto la notte scorsa nei pressi dell’Isola del Giglio e vicinanza alle rispettive famiglie”. Lo afferma, in una nota, il presidente vicario dei deputati dell’Idv Fabio Evangelisti. “Le scene a cui stiamo assistendo in queste ore – prosegue Evangelisti – sembrano appartenere al passato, non al 2012. Chiediamo al ministro Passera di riferire al più presto in Aula sulla precisa dinamica dell’incidente, la tempestività nei soccorsi e per accertare le eventuali responsabilità”.