“Litfiba, tornate insieme, non vi conviene una carriera da Renzulli e Pelù”. Elio e le Storie Tese sognavano e cantavano nel 2003 quel che poi s’è realizzato nel 2010: Ghigo Renzulli e Piero Pelù hanno riformato i Litfiba. Ora, a un anno di distanza dalla reunion, i fiorentini, leaders di una delle band più importanti della storia del rock italiano, tornano nei negozi di dischi (quelli che resistono), il 16 gennaio, con un nuovo album, “Grande Nazione”: rock deciso e i testi infiammati, quasi si trattasse di un nuovo “Terremoto”, LP arrabbiato che fecero uscire in epoca Tangentopoli. Ad anticiparlo, il singolo “Lo Squalo”.
Attacca Piero: “Abbiamo fatto la cazzata di litigare nel ’98, ma non faremo più questo errore. Magari altri… C’è voluto tempo, abbiamo dovuto chiarire molte cose, ma ora riparte il tango”.
Parliamo di “Grande Nazione”
“E’ il secondo episodio di una trilogia dedicata agli Stati, iniziata con la pubblicazione di “Stato Libero di Litfiba”, album live del 2010, e che prevede la realizzazione di un prossimo cd. E’ la somma del passato dei Litfiba e del futuro.
Quali sono le caratteristiche di questo cd? I testi sono politici, i suoni aggressivi… Una seconda puntata di “Terremoto”?
Piero: Dopo l’uscita di quel disco nacque la Seconda Repubblica, che è stata addirittura peggiore della prima: la corruzione s’è espansa. Questo disco è per questo legato idealmente a “Terremoto”; ma rispetto a quell’album, i testi tentato di uscire dal nichilismo post-punk per cercare di assimilare o digerire quello che stiamo vivendo con un pizzico in più di ironia. Un toccasana, per andare avanti.
Come è nato questo lavoro?
Piero: Durante il tour di “Stato Libero di Litfiba”: risente senza dubbio delle energie e delle influenze live. Le idee venivano a fiume, e le abbiamo assecondate a pieno.
Il risultato è “ispido”: i suoni e i contenuti sono aggressivi.
Piero: Abbiamo fatto quello che ci piaceva, senza pensarci su. “Grande Nazione” è un cd spontaneo, in cui raccontiamo dal nostro punto di vista quello che succede in Italia, anche se i brani sono stati scritti un anno fa, quando c’era il governo Berlusconi. Le cose sono cambiate, ma il berlusconismo è ancora vivo – il segnale è nel salvataggio di Cosentino e nell’annullamento del referendum. Le ombre continuano a rimanere nel Paese.
Quindi è giusto non mandarle a dire?
Piero: Mentre le rockstar nazionali si sgolano a stabilire chi è la più bella del reame, noi pensiamo che il rock abbia una funzione di critica importante e comunichiamo quello che pensiamo con questo linguaggio, attingendo al nostro modo classico di esprimerci. Ci teniamo molto alla nostra anima selvaggia, apuana e terrona (ride). Io ho sangue apuano, Ghigo è irpino e abbiamo tante cose in comune: non solo la musica ma anche il destino.
Professate fede nel rock. Ma non era un genere morto?
Piero: Per nulla. In giro c’è buona musica, penso per esempio all’ultimo album degli Alice in Chains. Il rock non è morto semplicemente perché non va in classifica. Esiste a prescindere, nei club, nelle cantine, e dovrebbe sbattersene delle hitlist. Dicono che non si inventa niente di nuovo? Le combinazioni, però, restano infinite.
Ghigo: Il problema è che non ci sono soldi, le label sono in crisi e non investono nei nuovi. Tant’è che negli anni ’60 si assegnava un disco d’oro per un milione di copie vendute, ora per 25mila….
Piero: Però dai momenti di crisi escono fuori cose migliori, e anche questa volta usciranno cose interessanti.
Niente canzoni d’amore, nel cd?
Piero: Questo album nasce dall’amore e contiene belle ballate; ma il nostro è soprattutto un amore per la vita in generale e per la democrazia, che in Italia sembra latitare da anni.
Perché avete scelto questo titolo per il nuovo album?
Piero: Dietro questa scelta c’è anche un pizzico d’orgoglio: crediamo che l’Italia sia una grande nazione, ha una grande storia e potrebbe avere un grande presente, nonostante la crisi; ma è evidente che – e questo messaggio lo rivolgiamo a Monti – se vogliamo sperare che nasca la Terza Repubblica, bisognerà levare di torno corrotti, corruttori e mafiosi, che hanno portato il nostro Paese a tale preoccupante livello economico e sociale. Speriamo che alle prossime elezioni non si votino più i soliti. …Il problema è che il potere cambia faccia ma non lascia mai quel che è riuscito a conquistare. Resto un ottimo pessimista, più che un pessimo ottimista.
Lunedì 16 gennaio al cinema sarà proiettato il vostro docufilm “Cervelli in fuga”. Poi partirete per il tour. Che caratteristiche avrà il live?
Ghigo: Sarà sudato, rock. Niente proiezioni, maxischermi, mediazioni della pura azione scenica, che altrimenti sembra di essere davanti alla tv. Suoneremo il disco nuovo, i classici e una bella selezione di pezzi dei primissimi album