Ancora poche ore e sull’Italia potrebbe abbattersi la mannaia delle sanzioni europee: se entro lunedì prossimo non arriverà a Bruxelles una risposta sostanziale alla lettera di messa in mora da parte dell’Unione per la questione rifiuti in Campania, l’Italia dovrà pagare una multa da cinquecentomila euro al giorno “per tutto il periodo nel quale non sarà in grado di risolvere il problema”. Una vicenda, questa, iniziata lo scorso 29 settembre, quando la Commissione europea inviò una lettera di messa in mora nella quale chiedeva al governo di adeguarsi a una sentenza della Corte europea di Giustizia del 2010, che condannava l’Italia per aver messo in pericolo la salute umana e l’ambiente non garantendo il corretto smaltimento dei rifiuti. La prima deadline era fissata per il 29 novembre, ma il cambio di governo ha garantito un’ulteriore proroga fino a gennaio. Ora, spiega Joe Hennon, portavoce del commissario europeo Janez Potocnik, l’Europa aspetta “risposte chiare, concrete e definitive”.
Nella risposta di lunedì e all’incontro previsto a Bruxelles per il prossimo 25 gennaio, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini dovrà quindi presentare all’Unione soluzioni “a lungo termine e un piano per la costruzione di strutture e impianti che rendano la Campania autosufficiente”. È così che si spiega l’accelerazione di queste ore sul fronte rifiuti da parte di governo, Regione, Provincia e Comune di Napoli: prima la partenza della nave per l’Olanda, poi il decreto del Consiglio dei ministri di ieri che prevede la possibilità per tutto il 2012 di trasferire nelle altre regioni i rifiuti campani con accordi diretti con gli smaltitori e senza l’approvazione da parte degli enti locali.
Infine il Piano rifiuti regionale, che sarà discusso in Consiglio proprio lunedì prossimo. In mezzo, le continue polemiche a distanza tra Regione e Comune, che a Bruxelles non sono passate certo inosservate. Così, mentre il sindaco di Napoli Luigi De Magistris esultava per l’invio in Olanda di una parte dei rifiuti napoletani, l’assessore regionale all’ambiente Romano attaccava il primo cittadino, bollando l’operazione come costosa e inutile. E se il Comune continuava a opporsi alla costruzione di un termovalorizzatore a Napoli – riuscendo a convincere in questo senso anche lo stesso ministro Clini –, la Regione andava avanti sulla sua strada, riavviando la gara per la costruzione dell’impianto in città e inserendo quello di Napoli tra i tre nuovi inceneritori campani previsti nel Piano regionale dei rifiuti. Senza considerare il decreto di ieri del Consiglio dei ministri: una manna dal cielo per Napoli e la Campania, una mazzata per le altre regioni italiane.
Ai Presidenti di Piemonte e Veneto, Roberto Cota e Luca Zaia, che hanno già attaccato il provvedimento (il primo lo considera “un atto gravissimo”, il secondo un “regalo del governo al centralismo e all’inefficienza”), potrebbero quindi unirsi presto altri governatori. E allora, per Clini, le cose potrebbero complicarsi non poco. Ma la partita resta difficile anche sul fronte delle discariche: l’Europa continua a chiederle almeno per tutto il tempo necessario a raggiungere livelli adeguati di raccolta differenziata e a costruire i nuovi termovalorizzatori, eppure ad oggi dalla Provincia di Napoli non è arrivata nessuna indicazione precisa sui nuovi invasi. Un ritardo che ha contribuito a rendere pressoché inutilizzabili le discariche già attive: Chiaiano è chiusa da qualche mese e la cava di Terzigno è piena fino all’orlo e a breve arriverà lo stop ai versamenti. Intanto, è bastato solo accennare alla possibilità di aprire una nuova discarica nel nolano per scatenare la reazione dei sindaci dell’area, pronti a bloccare uno degli impianti campani di trattamento dei rifiuti con conseguenze nefaste per tutta la provincia. Più che una minaccia, un assaggio di quello che già dalle prossime settimane potrebbe accadere nel resto della Campania.