Con Area C, il sistema di regolamentazione degli accessi che rivoluziona la mobilità nel centro cittadino, Milano si mette sulla lunghezza d’onda delle grandi metropoli che molto prima di lei si sono trovate a dover regolare gli accessi. Ma a chi somiglia? A Londra o a Stoccolma? “In realtà quello milanese è un ibrido dei due sistemi che hanno fatto scuola. La regola è quella di Londra dove tutti pagano per entrare ma la tariffa e più simile a quella della capitale svedese dove si paga da 0,96 a 1,93 euro e non dieci sterline”. Parola di Marco Ponti, docente di economia dei trasporti che su Area C (e sue possibili estensioni), ha qualcosa da dire. “Credo che il provvedimento sia utile e adeguato nel ridurre il numero di auto in circolazione. Ecopass ha funzionato perché ha indotto i residenti e i pendolari in auto a investire su auto meno inquinanti ma si è arenato nei risultati proprio perché il parco delle auto circolanti intercettate dal sistema è crollato nel giro di tre anni. Ulteriori estensioni dell’area soggetta a regolamentazione e limitazione degli accessi sarebbero inutili e dannose”.

Ma ci sono alcune cose che si potrebbero fare a costo zero che darebbero un contributo decisivo. Ad esempio dare le multe. “L’Economist ha definito Milano la capitale mondiale della doppia fila e ancora in città hai quasi la certezza di non prendere multe. Sono andato a Los Angeles e ho parcheggiato in una strada secondaria deserta dove non c’era anima viva. Sono stato lontano dieci minuti e tanto è bastato per beccarmi la multa. E lì ho scoperto che vige la certezza della sanzione”. Più multe, quindi, contro i comportamenti scorretti che incidono sul flusso del traffico rallentandolo. Non solo.

“I milanesi non lo sanno ma per i servizi di trasporto pubblico locale pagano un occhio della testa. Tanti se la sono presa con l’aumento di 50 centesimi del biglietto ma il problema è un altro. Atm alla collettività costa qualcosa come un milione e mezzo di euro al giorno solo per la gestione del servizio mentre il biglietto, anche aumentato, è un contributo minimale a un sistema che sussidiato dal pubblico per altre vie. Se ci fossero gare vere e un controllo di gestione efficiente il costo del servizio si abbasserebbe ed avremmo in città mezzi migliori e meno cari. In Italia abbiamo le tariffe più basse d’Europa ma anche i costi più alti d’Europa. Non lo si dice ma bisognerebbe farlo sia per una questione di trasparenza e sia perché solo affrontando questo nodo gli altri vengono al pettine. Ma nessuno lo fa, neppure Pisapia o chi parla di liberalizzazioni perché questa opacità permette voto di scambio e protegge le sacche di improduttività che spesso resistono laddove non ci sono dati chiari sul costo del servizio di trasporto per mezzo pubblico circolante”.

Sulle polemiche che hanno via via investito Area C in partenza Ponti non mostra alcuna indulgenza: “I poveri ricchi del centro devono rassegnarsi a fare la loro parte nel rinunciare all’auto o pagare per il lusso di usarla in un ambito molto servito dai mezzi pubblici. Abitano in centro e tanto poveri non saranno, potrei dire un po’ cinicamente. Insomma il cuore non mi palpita proprio per i poveri abitanti del centro”. Anche la giunta sembra pensarla allo stesso modo, anche se nelle ultime ore è balenata l’ipotesi di una introduzione di correttivi relativamente ai box in centro o a forme di abbonamento per chi risiede in Area C. Resta il fatto che i dati elaborati da Amat indicano ancora nei comportamenti di chi usa l’auto in centro una delle problematiche da correggere. “Circa il 25% degli spostamenti in centro in auto avvengono per distanze inferiori ai 2,5 chilometri. C’è una componente largamente maggioritaria, circa il 40%, che non pagherà un euro perché non usa l’auto per recarsi al lavoro. La maggior parte di chi vive in centro non pagherebbe oltre 80 euro l’anno e i 40 accessi gratuiti saranno sufficienti (si paga dal 41esimo) mentre il numero di residenti che fanno dentro e fuori dalla cerchia tutti i giorni è limitatissimo, 5-6% per i quali possono essere individuati eventuali correttivi”, dice l’Amat. A questo punto resta solo da mettersi d’accordo sul significato dell’espressione “libertà di movimento”, che non è detto sia per forza quella esercitata in auto ma potrebbe essere anche quella dei ciclisti, dei pedoni, delle carrozzine e via dicendo.

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