La crisi alimenta gli affari della mafia italiana.
Una relazione rivela che è il maggior agente economico del paese: fattura milioni di euro.
Articolo di Elisabetta Piqué
Testata: La Nación
Pubblicato il 11 gennaio 2012
Traduzione a cura di Silvia e Amina per Italiadallestero.info
La crisi economica e finanziaria mondiale rovescia i governi, scuote le famiglie, fa disperare i giovani e porta sull’orlo del collasso le imprese. Ma gioca a favore della mafia, il cui denaro sporco diventa sempre più appetibile. Tutto questo e molto altro è emerso ieri da un rapporto della Confersercenti-Sos Impresa, che ha confermato che la cosiddetta Mafia S.p.A. continua ad essere il maggiore agente economico italiano, in grado di fatturare più di 100.000 milioni di euro, equivalente circa al 7% del Pil del paese. Una quantità enorme di denaro che passa quotidianamente dalle tasche di commercianti e imprenditori italiani a quelle dei mafiosi. Il rapporto ha rivelato anche che la crisi ha portato a un aumento delle vittime dell’usura, uno dei nuovi crimini della mafia.
“La crisi è funzionale alla criminalità organizzata, che condiziona l’economia legale e fomenta quella illegale. Lo Stato si è impegnato, ma serve un cambio di passo delle istituzioni: niente sponde politiche, niente appalti, assunzioni, investimenti all’ombra della criminalità” afferma Marco Venturi, presidente di Confesercenti, una delle maggiori associazioni di imprese d’Italia. Il rapporto intitolato “Le mani della criminalità sulle imprese“, contiene dati allarmanti: le piccole e medie imprese subiscono una media di 1.300 reati al giorno, circa 50 all’ora, quasi uno al minuto (tra cui usura, estorsione, ricatti, furti e rapine, frode, contrabbando, pirateria, abusi).
Sono oltre un milione gli imprenditori vittime di almeno un reato, cioè un quinto di quelli in attività. In questo momento di crisi, la Mafia S.p.A. è l’unico soggetto economico-imprenditoriale che può fare investimenti, evidenzia il rapporto, che parla di una mafia camaleonte che deve ridisegnare continuamente le proprie strategie economiche e finanziarie per sfuggire alla giustizia. I clan mafiosi mantengono una strategia di scarsa esposizione, da un lato, e dall’altro cercano di consolidare i loro territori di influenza tradizionale e di espandersi al di là dei confini regionali e nazionali. Secondo lo studio, le attività di reinvestimento e riutilizzo del denaro non hanno solo la doppia funzione di raddoppiare le entrate e riciclare il denaro sporco. Diventano anche strategiche per sfuggire alle attività repressive sul fronte patrimoniale. Da lì, il volto camaleontico del nuovo manager mafioso, in grado di esprimere contemporaneamente intimidazione e affidabilità, violenza e fiuto per gli affari.
Il rapporto pone l’accento sul fatto che grazie alla connivenza e alla collusione con il mondo politico e amministrativo e con professionisti senza scrupoli, le mafie si sono radicate nel centro e nel Nord Italia, le zone più ricche del paese. Da lì controllano la quasi totalità del gioco d’azzardo, anche legale, il commercio dei rifiuti, soprattutto se tossici e nocivi, e l’edilizia. La criminalità organizzata si è infiltrata anche in settori nuovi, come quello sanitario (amministrando cliniche private, centri diagnostici, case di riposo per anziani, servizi per disabili e mense), quello sportivo (con la gestione di club di dilettanti, centri sportivi e di scommesse clandestine), nei trasporti e nella logistica e nei servizi di vigilanza dei locali notturni.
L’usura in aumento
Alimentata dalla crisi economica, inoltre, l’usura continua a crescere in silenzio, diventando un vero affare per le mafie. Secondo il rapporto 190.000 imprese hanno dovuto chiudere i battenti in tre anni (dal 2008 al 2011) a causa di debiti o usurai. Il numero dei commercianti convolti nei giri di usura è stimato attorno ai 200.000. Con la crisi è aumentato anche il numero degli usurai, che da 25.000 si stima siano passati a 40.000. A questo proposito il rapporto sottolinea un cambiamento di mentalità: una volta i boss consideravano l’usura un’attività deprecabile, mentre adesso non più. “La crisi contribuisce a questo passaggio, il mafioso interviene a sostegno di chi ha bisogno di somme rilevanti, commercianti o imprenditori che hanno la necessità di movimentare notevoli somme per non essere tagliati fuori del mercato”, spiega.
Il rapporto conclude affermando che“l’usura permette alla mafia di offrire un servizio funzionale, per accrescere il consenso sociale, per continuare ad affermare un criterio di sovranità nei luoghi in cui agisce; in secondo luogo, svolge una funzione alternativa al riciclaggio, consente di costruire legami stabili con settori dell’economia legale, acquisendo costanti flussi di liquidità che permettono di realizzare quello che tecnicamente viene chiamato laundering, cioè quella fase che mira ad allontanare quanto più possibile i capitali dalla loro origine illecita”.