Il caposquadra Eros Dami denuncia il ritardo con cui sono arrivate le mappe indispensabili per dirigere le operazioni di salvataggio all'interno dello scafo
“Noi prendiamo indicazioni dalle planimetrie che abbiamo e non facciamo altro che seguirle. Conoscere bene la nave ci può anche dire dove poter entrare, con un accesso più facile anche per noi, magari più largo. Queste sarebbero notizie che ci farebbero piacere”. Le notizie sono proprio quelle planimetrie.
A parlare è Eros Dami, un caposquadra dei Vigili del Fuoco di Firenze appena rientrato nel pomeriggio di domenica dalle operazioni di soccorso per trovare eventuali superstiti nella Costa Concordia, la nave da crociera naufragata venerdì sera proprio di fronte al porto dell’Isola del Giglio.
Le planimetrie da mettere a disposizione dei soccorritori sarebbero arrivate quasi 24 ore dopo l’incidente che è già costato la vita almeno a 5 persone, mentre molte altre risultano disperse. “Le planimetrie le abbiamo recuperate ieri sera (cioè sabato, ndr), un giorno dopo l’incidente”, dice Dami. Il vigile del fuoco, appena sbarcato dal piccolo traghetto proveniente dal luogo del naufragio, non ha detto da chi sia derivato questo ritardo, se dalla compagnia di navigazione Costa Crociere o da altre autorità. Di fatto i Vigili del fuoco le avrebbero aspettate a lungo.
Avere quelle carte prima forse avrebbe potuto aiutare nelle ricerche, che da stanotte hanno iniziato a dare i loro frutti col ritrovamento di due turisti coreani e del commissario di bordo Manrico Giampetroni, ferito, ma non in gravi condizioni. “Da quel momento, con l’arrivo delle planimetrie – spiega Dami – abbiamo iniziato a fare immersioni mirate anche nelle varie cabine”.
Dami ha anche spiegato che le parti sommerse sono ancora difficili da raggiungere: “Finché non abbiamo la certezza che la nave non sia stabilizzata credo che davvero in fondo i sommozzatori non siano andati”. Dami ha spiegato che gli uomini si calano in gruppi di tre o quattro persone , che ispezionano il relitto cabina per cabina, ponte per ponte. A loro vanno aggiunti poi la squadra di uomini a terra che assicura che le operazioni dei subacquei possano svolgersi nella massima sicurezza anche per la loro stessa incolumità. Giorno e notte.