Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - La malattia diabetica è comune, cronica, sistemica, complessa, eterogenea nelle sue manifestazioni, estremamente dispendiosa per i sistemi sanitari e le famiglie, consumante per chi cura e chi è curato. Più del 90% dei casi di diabete diagnosticati sono rappresentati dalla forma di tipo 2, in aumento in tutto il mondo, Italia inclusa. La sua gestione è difficile. Solo 1 persona su 2 con diabete di tipo 2 raggiunge il target prefissato di 6,5-7% dell'emoglobina glicata (HbA1c), parametro di riferimento che indica se il diabete nel tempo è ben compensato. Una risposta concreta alle esigenze dei pazienti e degli specialisti arriva dall'innovazione terapeutica: Aifa ha approvato la rimborsabilità di tirzepatide di Lilly, il primo e fino ad oggi unico farmaco di una nuova classe terapeutica, agonista recettoriale di Gip e Glp-1; il farmaco, inserito in Nota 100, può essere prescritto dagli specialisti e dai medici di medicina generale. Un passo avanti nella terapia del diabete di tipo 2, con un miglioramento del profilo di cura, personalizzazione della terapia e minor ricorso a terapie più complesse e pronto soccorso.
Il diabete "dilaga" ovunque, in particolare il tipo 2 che in Italia negli ultimi trent'anni è più che raddoppiato e oggi si assesta mediamente attorno al 7% della popolazione generale, con picchi sopra l'8% in Calabria e Campania. I dati rilevati dalle principali società scientifiche e monitorati da Istituto superiore di sanità e programma Arno registrano almeno 4 milioni di italiani con diabete diagnosticato, oltre il 90% con diabete di tipo 2, mentre almeno 1 altro milione vive con la patologia, ma non ne è conoscenza per mancata diagnosi. Le prospettive non sono migliori: la prevalenza nel 2040 subirà un aumento al 9-10%, i numeri saliranno a più di 7 milioni fra 15 anni.
"Il 56% delle persone con diabete di tipo 2 raggiunge un valore di emoglobina glicata sotto il 7%, che è il primo grande obiettivo target nel controllo glicemico - afferma Riccardo Candido, presidente Associazione medici diabetologi (Amd) - I motivi? Diagnosi tardiva e inizio del trattamento non tempestivo; inerzia terapeutica da parte dei professionisti che non intervengono in maniera precoce e incisiva nelle modifiche delle terapie qualora il diabete non sia sufficientemente controllato; difficoltà da parte dei pazienti a mantenere adeguati stili di vita in termini alimentazione e attività fisica; utilizzo di terapie fino a qualche tempo fa non del tutto efficaci e gravate dal rischio di ipoglicemia; ridotta aderenza dei pazienti alle terapie; difficoltà a livello regionale di mettere a disposizione rapidamente le innovazioni terapeutiche che oggi sono più efficaci, come tirzepatide; da ultimo, la disequità di accesso alle nuove opportunità terapeutiche e tecnologiche".
"Le principali conseguenze del diabete di tipo 2 sono quelle croniche, dovute al prolungato mantenimento negli anni di elevati valori della glicemia e della tossicità legata agli zuccheri nel sangue - spiega Gianluca Aimaretti, presidente Società italiana di endocrinologia (Sie), ordinario di Endocrinologia università del Piemonte Orientale e direttore dipartimento di Medicina traslazionale - Le principali riguardano il rene, l'occhio, il sistema nervoso centrale e periferico, micro- e macro-circolo, con danni importanti che nel tempo aumentano il rischio di infarto, ictus, e problemi anche a livello epatico, della sfera genitale e del cavo orale. E' necessario diagnosticare il più precocemente possibile la malattia diabetica per intervenire con adeguati trattamenti, solo così è possibile rallentare o in qualche caso prevenire le complicanze che talvolta insorgono quando ancora il paziente non sa di essere diabetico e non ha disturbi. Inoltre, gli studi dimostrano che le complicanze possono portare negli anni a gravi disabilità e ridurre l'aspettativa di vita in media di 6-7 anni".
Nonostante un approccio terapeutico integrato con dieta, attività fisica e farmaci, quasi 1 paziente su 2 non raggiunge tutti e tre gli obiettivi attualmente raccomandati dalle più recenti linee guida internazionali, ovvero controllo della glicemia, della pressione arteriosa e del colesterolo. Inoltre, l'85% dei diabetici di tipo 2 è sovrappeso od obeso e non riesce a ridurre il peso corporeo, nonostante gli sforzi. A questi bisogni clinici non soddisfatti fino ad oggi risponde l'innovazione di Lilly con tirzepatide: un robusto corpus di 5 studi registrativi globali del programma Surpass - riporta una nota - ha dimostrato significativi risultati nel controllo glicemico dei pazienti, con una riduzione dell'emoglobina glicata e del peso corporeo grazie alla doppia inibizione di Gip e Glp-1; inoltre, tirzepatide ha dimostrato la sua efficacia, rispetto ai farmaci in uso, sul controllo della pressione arteriosa e del colesterolo agendo anche sulla prevenzione del danno cardiovascolare e renale. Il farmaco non è gravato dal rischio ipoglicemia e il profilo di sicurezza e tollerabilità sono risultati favorevoli.
Tirzepatide, indicato per i pazienti adulti con diabete di tipo 2 non ben controllato dalla dieta e dai farmaci, già in uso sia in monoterapia con metformina che in aggiunta ad altri farmaci, è contenuto in una penna preriempita facile da usare, somministrato una volta a settimana, migliorando così l'aderenza terapeutica. Il miglioramento del controllo glicemico e metabolico si associa quindi ad una marcata riduzione delle complicanze e ad un risparmio dei costi.
"Investire in salute facilitando l'accesso all'innovazione è cruciale per le persone con diabete di tipo 2 - sottolinea Raffaella Buzzetti, presidente Sid (Società italiana di diabetologia) - L'accesso a terapie innovative può migliorare significativamente gli esiti clinici e la qualità della vita; inoltre, può ridurre il carico clinico e sociale: il diabete di tipo 2 è una malattia cronica con un impatto significativo sulla qualità della vita e sulla società. L'accesso a terapie innovative permette un miglior controllo della glicemia, riducendo il rischio di complicanze come malattie cardiovascolari, insufficienza renale e neuropatie e ciò si traduce in minori ospedalizzazioni e in un miglioramento della qualità di vita. L'innovazione può condurre a migliorare l'aderenza terapeutica: le nuove terapie offrono benefici in termini di tollerabilità ed efficacia, hanno minori effetti collaterali e modalità di somministrazioni più semplici con migliori risultati clinici che motivano a seguire il trattamento con maggiore costanza".
Nel diabete di tipo 2, "contrariamente a quanto avviene nel tipo 1, esiste ancora poca consapevolezza della malattia tra gli stessi pazienti, le diagnosi sono tardive e quando si scopre di essere diabetici si tende a minimizzare il problema - evidenzia Stefano Nervo, presidente Diabete Italia rete associativa Odv - Sarebbe opportuno aumentare la consapevolezza affinché il paziente prenda in carico se stesso, pretenda di ricevere la miglior cura possibile e sia responsabile in prima persona della sua condizione e di ciò che comporta nella gestione quotidiana convivere con il diabete. Avere a disposizione nuove opportunità terapeutiche significa essere curati in maniera più efficace, significa prevenire le complicanze e ridurre il carico terapeutico per il paziente e il caregiver. Anche i device e la modalità di somministrazione delle terapie sono importanti e possono fare la differenza nel buon successo di una terapia, come nel caso di somministrazione settimanale che ha un impatto molto più positivo rispetto a quella giornaliera".
Il diabete, come "patologia cronica, richiede una sorveglianza che perduri nel tempo, e questo solo il medico di medicina generale può garantirlo - rimarca Walter Marrocco, responsabile scientifico Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale - Inoltre, rappresenta una crescente emergenza sanitaria in Italia, con una prevalenza in aumento e un impatto significativo sulla salute pubblica: è quindi fondamentale promuovere strategie efficaci di prevenzione, diagnosi precoce e gestione della malattia per ridurre le complicanze e migliorare la qualità della vita delle persone affette. In tale contesto e con questi obiettivi la medicina generale diventa essenziale per poterla affrontare e gestire compiutamente".
"I numeri ci dicono che la strategia comunicativa adottata in questi anni, che era ed è ancora orientata a non drammatizzare la patologia, è stata ed è decisamente insufficiente, se non addirittura inadeguata - osserva Manuela Bertaggia, vice presidente Fand, Associazione italiana diabetici Odv - Una comunicazione poco incisiva rispetto ad una malattia che richiede cure e assistenza per tutta la vita non riesce a coinvolgere i pazienti e a creare consapevolezza. Il fatto che lo stesso diabetologo tenda a non parlare di fattori di rischio non ha aiutato a responsabilizzare le persone con diabete di tipo 2, che invece vanno educate su quelli che possono essere i pericoli derivati da certe cattive abitudini e comportamenti errati. Necessaria la prevenzione primaria, attivando campagne di sensibilizzazione che raggiungano la popolazione generale, i pazienti diagnosticati e le persone che magari convivono con la malattia ma non ne sono a conoscenza, e bisogna andare nelle scuole. Attraverso i bambini e gli adolescenti si agganciano genitori e nonni".
Lilly - ricorda la nota - è impegnata nell'area metabolica da oltre 100 anni, a partire dalla prima insulina commerciale al mondo. Oggi amplia la sua innovazione con una molecola, tirzepatide, che potrebbe rivoluzionare la gestione del diabete di tipo 2. L'azienda lavora a stretto contatto con decisori pubblici e comunità scientifica per rendere disponibile l’innovazione terapeutica alle persone con diabete.
"Lilly è da sempre protagonista nella lotta al diabete, una delle principali sfide di salute pubblica, grazie a un impegno costante nella ricerca e nello sviluppo di terapie innovative - dichiara Federico Villa, Associate Vice President Corporate Affairs & Patient Access Lilly Italy Hub - Oggi questo impegno si rinnova con tirzepatide, una terapia innovativa per il diabete di tipo 2, frutto di decenni di ricerca metabolica. Tirzepatide non solo migliora il controllo glicemico e riduce i fattori di rischio cardiovascolare, ma supporta anche la perdita di peso, un fattore chiave nella gestione della malattia, rispondendo a un bisogno clinico ancora insoddisfatto. Come azienda ci siamo impegnati molto per far sì che tirzepatide potesse essere disponibile per tutti i pazienti che ne avessero bisogno in ogni regione, andando anche a rispondere al problema delle carenze che ha caratterizzato questa classe di farmaci negli ultimi anni".
Emiliano Bernardini
Giornalista sportivo
Giustizia & Impunità - 16 Gennaio 2012
Benussi, questione
di lapsus
Lapsus… eh sì, basta poco e ci si confonde. Basta sostituire una vocale e invece di Benassi nella trascrizione del verbale viene riportato il nome di Benussi. Poi se i due fanno lo stesso lavoro… allora l’errore diventa tutto tranne che veniale.
Due portieri di calcio, per entrambi un passato nell’Arezzo. Tutto coincide, tranne quella vocale… una semplice A che diventa U. Peccato soltanto che il registro in cui i due sono finiti non sia quello dell’arbitro di gara, ma quello delle indagini relative all’inchiesta sul calcioscommesse in corso a Cremona. L’allora portiere del Lecce (la partita sotto indagine è Lecce-Lazio 4-2) Massimiliano Benassi viene confuso con Francesco Benussi del Palermo.
Mi chiedo: come è possibile? Capisco che sbagliare è umano… ma in questi casi una verifica credo sia normale prassi! Bastava digitare il nome su un qualsiasi motore di ricerca prima di gettare fango su un innocente. La tensione è tanta, i fatti si susseguono e gli indagati sono molti. Ore e ore di interrogatori… D’accordo, si può sbagliare. Per ogni altro chiarimento chiedere a Benussi quanto una vocale gli abbia cambiato la vita.
Accogliamo la tesi buonista. Poi però qualche giorno fa scopriamo che al processo fa capolino di nuovo il nostro amico “lapsus”. Non ci credete? Sembra ormai un habitué del tribunale di Cremona. Il procuratore si confonde e invece di dire Genoa-Roma… cita Lazio-Genoa. Ma che volete che sia: il Genoa c’è, l’altra comunque è una squadra della Capitale… Lazio o Roma fa tutta questa differenza? Se poi il risultato è anche simile. 4-3 e 4-2 è comunque un over, per usare il linguaggio degli scommettitori.
Beh, se pensiamo che si tratta di un’inchiesta, forse esiste qualche differenza. La questione è molto delicata, i processi sono lunghi, la giustizia ha tempi biblici e allora ecco cosa succede quando si vuole accelerare. The show must go on, il calcio ha bisogno di ripulire la sua immagine e anche in fretta. Non vorrete mica vincere l’Europeo per tornare belli e sorridenti con la favoletta del calcio sano…
E poi diciamola tutta. A volte toccare la serie A provoca qualche scivolone, o come direbbero i latini… lapsus.
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Roma, 18 mar (Adnkronos) - "La linea del Pd è molto chiara: Si alla difesa comune e No al riarmo degli Stati. E a questo punto ci domandiamo: come fa il Governo ad avere una linea dove Tajani sostiene la linea del Si all'Europa, Salvini vuole uccidere l'Europa e la presidente Meloni fischietta". Lo ha detto ai Tg Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione Difesa di Montecitorio.
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - "Le tecniche di Pma sono diverse e danno risultati diversi", per questo è importante "garantire l'accesso alle tecnologie più efficaci". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Antonio Pellicer, professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia all'università di Valencia, fondatore di Ivi, Istituto valenciano di infertilità, specializzato nella procreazione medicalmente assistita, commentando i dati della Relazione 2024 sullo stato di attuazione della legge 40/2004 in materia di Pma trasmesso del ministero della Salute al Parlamento. "Nel 2022 - sottolinea - in Italia si sono fatti intorno a 87mila trattamenti" di procreazione medicalmente assistita, "un lieve incremento rispetto al 2021. Le donne che ricorrono alla Pma hanno un'età media intorno a 37 anni: un'età troppo elevata per avere figli e che ritengo sia una conseguenza dei cambiamenti sociali. Rispetto a una volta, infatti, le coppie decidono di avere figli più tardi", a un'età più avanzata. (Video)
Tornando alle tecniche di Pma, "se si utilizza il materiale biologico, i gameti della coppia, la classica Fivet, cioè la fecondazione in vitro - spiega Pellicer - con 3 embrioni sani a disposizione, siamo in grado di garantire il 93% di successo. Se invece utilizziamo ovuli donati, quindi si ricorre all'eterologa con ovodonazione, avendo 5 embrioni, il successo è ancora più alto: si può arrivare anche al 98%, perché gli ovuli sono più giovani".
In Italia ci sono dati che mostrano chiaramente che la Pma è ancora poco utilizza. "Spagna e Danimarca - illustra il professore - hanno un tasso di utilizzo intorno al 10-12%: su 100 bambini che nascono, 10-12 sono da Pma. In Italia sono solo il 4,2%". Inoltre, secondo il report ministeriale, un consistente numero di centri Pma di secondo e terzo livello presenti sul territorio nazionale svolge un numero ridotto di procedure nell'arco dell'anno. Solo il 32,5% ha eseguito più di 500 cicli contro una media europea del 50,1%. Si deve inoltre considerare che più della metà delle tecniche di secondo e terzo livello è effettuato in centri privati, con grandi differenze regionali. "Per colmare questo gap - suggerisce Pellicer - ovviamente è importante l'informazione, l'educazione, ma anche l'aiuto economico alle coppie per garantire che accedano al trattamento più moderno ed efficace nei centri pubblici o privati convenzionati". Su questo aspetto "è stato un grande risultato il riconoscimento dell'infertilità come una malattia e, come tale, il suo inserimento nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, cosa che facilita l'accesso al trattamento della Pma. Ma attenzione: questo aiuto deve essere adeguato - avverte - perché questa è una tecnologia che 'impara' continuamente", evolve in fretta "e bisogna applicare le tecniche più moderne per avere tassi di successo più elevati".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Noi siamo gli unici ad entrare nel merito delle questioni. A dire sì alla difesa comune e come dobbiamo costruire quella difesa comune. E a dire no al riarmo dei singoli 27", a dire "quali sono le critiche puntuali e come chiediamo di cambiare le proposte che non vanno nella direzione della costruzione di una vera difesa comune". Lo ha detto Elly Schlein all'assemblea congiunta dei gruppi Pd.
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - "La prevalenza del diabete in Italia è attualmente attorno al 7%, che corrisponde a circa 4 milioni e mezzo di persone con diabete. Sappiamo, però, che per ogni 2 persone con diabete ce n'è almeno una terza che ha il diabete, ma non sa di averlo: quindi abbiamo circa 1 milione di individui con diabete non diagnosticato. Il 90% dei casi è costituito da diabete di tipo 2, 5-6% circa da diabete di tipo 1, 1-2% da diabete gestazionale e poi ci sono altri tipi meno frequenti di diabete come il diabete da difetti genetici o forme di diabete secondario. Non solo, si stima che poco più di 1 paziente su 2 sia aderente alla cura suggerita". Lo ha detto Riccardo Candido, presidente Amd - Associazione medici diabetologi, intervenendo oggi a Roma alla conferenza stampa 'Diabete di tipo 2: investire in salute, tra accesso all'innovazione ed efficienza del Ssn, è la sfida per il futuro', promossa da Lilly.
"Nel mondo le persone con diabete sono più di mezzo miliardo, numero destinato a crescere fino ad un miliardo e 300 milioni da qui ai prossimi 25 anni - avverte lo specialista - Anche in Italia le stime prevedono un aumento al 9-10% della prevalenza nel 2040. Il diabete è una pandemia per i numeri e per l'impatto che ha sulla salute, sulla qualità di vita e sui costi del Servizio sanitario nazionale: basti dire che circa l'8% dei costi sanitari globali sono legati al diabete". In particolare, "la spesa più elevata riguarda le ospedalizzazioni per le complicanze, i farmaci utilizzati per il trattamento delle comorbilità correlate al diabete e le prestazioni ambulatoriali. Di conseguenza - sottolinea l'esperto - oggi è urgente per gli Stati intervenire con provvedimenti sanitari e politico-istituzionali in grado di incidere sia sulla prevenzione delle complicanze, ma anche sulla corretta gestione della malattia diabetica e sulla cura".
Attualmente molte persone con diabete non raggiungono i risultati di controllo prefissati. "I dati degli Annali di Amd rilevano che solo il 56% delle persone con diabete di tipo 2 raggiunge un valore di emoglobina glicata sotto il 7%, che è il primo grande obiettivo target nel controllo glicemico. I motivi? Diagnosi tardiva e inizio del trattamento non tempestivo; inerzia terapeutica da parte dei professionisti che non intervengono in maniera precoce e incisiva nelle modifiche delle terapie qualora il diabete non sia sufficientemente controllato; difficoltà da parte dei pazienti a mantenere adeguati stili di vita in termini alimentazione e attività fisica; utilizzo di terapie fino a qualche tempo fa non del tutto efficaci e gravate dal rischio di ipoglicemia, per cui lo specialista non poteva spingere troppo il dosaggio", elenca Candido. E "ovviamente la ridotta aderenza dei pazienti alle terapie che vanno seguite per tutta la vita: si stima che poco più di 1 paziente su 2 sia aderente alla cura suggerita. L'ultimo aspetto è la difficoltà, a livello regionale, di disporre e di mettere a disposizione in tempi rapidi le innovazioni terapeutiche che oggi sono le più efficaci, come tirzepatide, non gravato dal rischio ipoglicemico, che agisce sul controllo glicemico e sulla riduzione del peso corporeo, efficace anche sul controllo della pressione e del colesterolo, agendo quindi anche sulla prevenzione del danno cardiovascolare e renale. Problematico - conclude Candido - resta nel nostro Paese il tema della disequità di accesso alle nuove opportunità terapeutiche e tecnologiche".
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - "L'orientamento attuale nella cura e assistenza del paziente con diabete è la gestione integrata, in cui è strategico il lavoro in team multidisciplinare, costituito da endocrinologi e diabetologi, ma anche da molte altre figure professionali quali il medico di medicina generale, figura professionale fondamentale perché conosce meglio il paziente e la realtà famigliare e sociale in cui vive e lavora. Il diabetologo e l'endocrinologo sono le due figure di riferimento cui fanno da corollario indispensabile il dietista, il nefrologo, il cardiologo, l'oculista, il neurologo, il chirurgo vascolare, l'ortopedico, lo psicologo fino all’infermiere dedicato". Lo ha detto Andrea Frasoldati, presidente Ame - Associazione medici endocrinologi e direttore Struttura complessa di Endocrinologia dell'Arcispedale Santa Maria Nuova Irccs, Asl di Reggio Emilia, nel suo intervento oggi a Roma alla conferenza stampa 'Diabete di tipo 2: investire in salute, tra accesso all'innovazione ed efficienza del Ssn, è la sfida per il futuro', promossa da Lilly.
"La presenza di questi specialisti - sottolinea Frasoldati - è decisiva nell'assicurare al paziente e alla malattia un management adeguato con le migliori terapie, una diagnosi precoce e un trattamento ottimale, in grado di prevenire o rallentare la progressione delle complicanze". Ma "una gestione integrata prevede un sistema organizzato per rispondere ai bisogni dei pazienti e la mancanza di uno scambio tra le diverse figure specialistiche può rendere difficile al paziente l'accesso e l'aderenza alle cure".
Il diabete, ricorda lo specialista, "è una malattia cronica che comporta un rischio aumentato di diverse complicanze di carattere vascolare che coinvolgono diversi organi. In tal caso il paziente necessita dell'intervento di tanti specialisti". Sul fronte terapie, "grazie ai benefici di una nuova classe di farmaci si può intervenire sul peso, un aspetto molto importante - rimarca - perché il paziente è contento e più attivo. Anche in termini di aderenza al trattamento è coinvolto in modo positivo e meno rinunciatario".
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - La malattia diabetica è comune, cronica, sistemica, complessa, eterogenea nelle sue manifestazioni, estremamente dispendiosa per i sistemi sanitari e le famiglie, consumante per chi cura e chi è curato. Più del 90% dei casi di diabete diagnosticati sono rappresentati dalla forma di tipo 2, in aumento in tutto il mondo, Italia inclusa. La sua gestione è difficile. Solo 1 persona su 2 con diabete di tipo 2 raggiunge il target prefissato di 6,5-7% dell'emoglobina glicata (HbA1c), parametro di riferimento che indica se il diabete nel tempo è ben compensato. Una risposta concreta alle esigenze dei pazienti e degli specialisti arriva dall'innovazione terapeutica: Aifa ha approvato la rimborsabilità di tirzepatide di Lilly, il primo e fino ad oggi unico farmaco di una nuova classe terapeutica, agonista recettoriale di Gip e Glp-1; il farmaco, inserito in Nota 100, può essere prescritto dagli specialisti e dai medici di medicina generale. Un passo avanti nella terapia del diabete di tipo 2, con un miglioramento del profilo di cura, personalizzazione della terapia e minor ricorso a terapie più complesse e pronto soccorso.
Il diabete "dilaga" ovunque, in particolare il tipo 2 che in Italia negli ultimi trent'anni è più che raddoppiato e oggi si assesta mediamente attorno al 7% della popolazione generale, con picchi sopra l'8% in Calabria e Campania. I dati rilevati dalle principali società scientifiche e monitorati da Istituto superiore di sanità e programma Arno registrano almeno 4 milioni di italiani con diabete diagnosticato, oltre il 90% con diabete di tipo 2, mentre almeno 1 altro milione vive con la patologia, ma non ne è conoscenza per mancata diagnosi. Le prospettive non sono migliori: la prevalenza nel 2040 subirà un aumento al 9-10%, i numeri saliranno a più di 7 milioni fra 15 anni.
"Il 56% delle persone con diabete di tipo 2 raggiunge un valore di emoglobina glicata sotto il 7%, che è il primo grande obiettivo target nel controllo glicemico - afferma Riccardo Candido, presidente Associazione medici diabetologi (Amd) - I motivi? Diagnosi tardiva e inizio del trattamento non tempestivo; inerzia terapeutica da parte dei professionisti che non intervengono in maniera precoce e incisiva nelle modifiche delle terapie qualora il diabete non sia sufficientemente controllato; difficoltà da parte dei pazienti a mantenere adeguati stili di vita in termini alimentazione e attività fisica; utilizzo di terapie fino a qualche tempo fa non del tutto efficaci e gravate dal rischio di ipoglicemia; ridotta aderenza dei pazienti alle terapie; difficoltà a livello regionale di mettere a disposizione rapidamente le innovazioni terapeutiche che oggi sono più efficaci, come tirzepatide; da ultimo, la disequità di accesso alle nuove opportunità terapeutiche e tecnologiche".
"Le principali conseguenze del diabete di tipo 2 sono quelle croniche, dovute al prolungato mantenimento negli anni di elevati valori della glicemia e della tossicità legata agli zuccheri nel sangue - spiega Gianluca Aimaretti, presidente Società italiana di endocrinologia (Sie), ordinario di Endocrinologia università del Piemonte Orientale e direttore dipartimento di Medicina traslazionale - Le principali riguardano il rene, l'occhio, il sistema nervoso centrale e periferico, micro- e macro-circolo, con danni importanti che nel tempo aumentano il rischio di infarto, ictus, e problemi anche a livello epatico, della sfera genitale e del cavo orale. E' necessario diagnosticare il più precocemente possibile la malattia diabetica per intervenire con adeguati trattamenti, solo così è possibile rallentare o in qualche caso prevenire le complicanze che talvolta insorgono quando ancora il paziente non sa di essere diabetico e non ha disturbi. Inoltre, gli studi dimostrano che le complicanze possono portare negli anni a gravi disabilità e ridurre l'aspettativa di vita in media di 6-7 anni".
Nonostante un approccio terapeutico integrato con dieta, attività fisica e farmaci, quasi 1 paziente su 2 non raggiunge tutti e tre gli obiettivi attualmente raccomandati dalle più recenti linee guida internazionali, ovvero controllo della glicemia, della pressione arteriosa e del colesterolo. Inoltre, l'85% dei diabetici di tipo 2 è sovrappeso od obeso e non riesce a ridurre il peso corporeo, nonostante gli sforzi. A questi bisogni clinici non soddisfatti fino ad oggi risponde l'innovazione di Lilly con tirzepatide: un robusto corpus di 5 studi registrativi globali del programma Surpass - riporta una nota - ha dimostrato significativi risultati nel controllo glicemico dei pazienti, con una riduzione dell'emoglobina glicata e del peso corporeo grazie alla doppia inibizione di Gip e Glp-1; inoltre, tirzepatide ha dimostrato la sua efficacia, rispetto ai farmaci in uso, sul controllo della pressione arteriosa e del colesterolo agendo anche sulla prevenzione del danno cardiovascolare e renale. Il farmaco non è gravato dal rischio ipoglicemia e il profilo di sicurezza e tollerabilità sono risultati favorevoli.
Tirzepatide, indicato per i pazienti adulti con diabete di tipo 2 non ben controllato dalla dieta e dai farmaci, già in uso sia in monoterapia con metformina che in aggiunta ad altri farmaci, è contenuto in una penna preriempita facile da usare, somministrato una volta a settimana, migliorando così l'aderenza terapeutica. Il miglioramento del controllo glicemico e metabolico si associa quindi ad una marcata riduzione delle complicanze e ad un risparmio dei costi.
"Investire in salute facilitando l'accesso all'innovazione è cruciale per le persone con diabete di tipo 2 - sottolinea Raffaella Buzzetti, presidente Sid (Società italiana di diabetologia) - L'accesso a terapie innovative può migliorare significativamente gli esiti clinici e la qualità della vita; inoltre, può ridurre il carico clinico e sociale: il diabete di tipo 2 è una malattia cronica con un impatto significativo sulla qualità della vita e sulla società. L'accesso a terapie innovative permette un miglior controllo della glicemia, riducendo il rischio di complicanze come malattie cardiovascolari, insufficienza renale e neuropatie e ciò si traduce in minori ospedalizzazioni e in un miglioramento della qualità di vita. L'innovazione può condurre a migliorare l'aderenza terapeutica: le nuove terapie offrono benefici in termini di tollerabilità ed efficacia, hanno minori effetti collaterali e modalità di somministrazioni più semplici con migliori risultati clinici che motivano a seguire il trattamento con maggiore costanza".
Nel diabete di tipo 2, "contrariamente a quanto avviene nel tipo 1, esiste ancora poca consapevolezza della malattia tra gli stessi pazienti, le diagnosi sono tardive e quando si scopre di essere diabetici si tende a minimizzare il problema - evidenzia Stefano Nervo, presidente Diabete Italia rete associativa Odv - Sarebbe opportuno aumentare la consapevolezza affinché il paziente prenda in carico se stesso, pretenda di ricevere la miglior cura possibile e sia responsabile in prima persona della sua condizione e di ciò che comporta nella gestione quotidiana convivere con il diabete. Avere a disposizione nuove opportunità terapeutiche significa essere curati in maniera più efficace, significa prevenire le complicanze e ridurre il carico terapeutico per il paziente e il caregiver. Anche i device e la modalità di somministrazione delle terapie sono importanti e possono fare la differenza nel buon successo di una terapia, come nel caso di somministrazione settimanale che ha un impatto molto più positivo rispetto a quella giornaliera".
Il diabete, come "patologia cronica, richiede una sorveglianza che perduri nel tempo, e questo solo il medico di medicina generale può garantirlo - rimarca Walter Marrocco, responsabile scientifico Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale - Inoltre, rappresenta una crescente emergenza sanitaria in Italia, con una prevalenza in aumento e un impatto significativo sulla salute pubblica: è quindi fondamentale promuovere strategie efficaci di prevenzione, diagnosi precoce e gestione della malattia per ridurre le complicanze e migliorare la qualità della vita delle persone affette. In tale contesto e con questi obiettivi la medicina generale diventa essenziale per poterla affrontare e gestire compiutamente".
"I numeri ci dicono che la strategia comunicativa adottata in questi anni, che era ed è ancora orientata a non drammatizzare la patologia, è stata ed è decisamente insufficiente, se non addirittura inadeguata - osserva Manuela Bertaggia, vice presidente Fand, Associazione italiana diabetici Odv - Una comunicazione poco incisiva rispetto ad una malattia che richiede cure e assistenza per tutta la vita non riesce a coinvolgere i pazienti e a creare consapevolezza. Il fatto che lo stesso diabetologo tenda a non parlare di fattori di rischio non ha aiutato a responsabilizzare le persone con diabete di tipo 2, che invece vanno educate su quelli che possono essere i pericoli derivati da certe cattive abitudini e comportamenti errati. Necessaria la prevenzione primaria, attivando campagne di sensibilizzazione che raggiungano la popolazione generale, i pazienti diagnosticati e le persone che magari convivono con la malattia ma non ne sono a conoscenza, e bisogna andare nelle scuole. Attraverso i bambini e gli adolescenti si agganciano genitori e nonni".
Lilly - ricorda la nota - è impegnata nell'area metabolica da oltre 100 anni, a partire dalla prima insulina commerciale al mondo. Oggi amplia la sua innovazione con una molecola, tirzepatide, che potrebbe rivoluzionare la gestione del diabete di tipo 2. L'azienda lavora a stretto contatto con decisori pubblici e comunità scientifica per rendere disponibile l’innovazione terapeutica alle persone con diabete.
"Lilly è da sempre protagonista nella lotta al diabete, una delle principali sfide di salute pubblica, grazie a un impegno costante nella ricerca e nello sviluppo di terapie innovative - dichiara Federico Villa, Associate Vice President Corporate Affairs & Patient Access Lilly Italy Hub - Oggi questo impegno si rinnova con tirzepatide, una terapia innovativa per il diabete di tipo 2, frutto di decenni di ricerca metabolica. Tirzepatide non solo migliora il controllo glicemico e riduce i fattori di rischio cardiovascolare, ma supporta anche la perdita di peso, un fattore chiave nella gestione della malattia, rispondendo a un bisogno clinico ancora insoddisfatto. Come azienda ci siamo impegnati molto per far sì che tirzepatide potesse essere disponibile per tutti i pazienti che ne avessero bisogno in ogni regione, andando anche a rispondere al problema delle carenze che ha caratterizzato questa classe di farmaci negli ultimi anni".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Questa risoluzione ci permette di entrare a gamba tesa nelle contraddizioni di questa maggioranza che abbiamo visto e che vedremo anche nelle risoluzione, se arriverà, e vedremo quello che cosa ci sarà e soprattutto che cosa non ci sarà visto che hanno tre posizioni diverse". Lo ha detto Elly Schlein all'assemblea congiunta dei gruppi Pd.
"Ma soprattutto sarà mia cura segnalare domani che le posizioni che ha assunto Meloni in queste settimane vanno contro l'interesse nazionale da diversi punti di vista. Loro non sono per la difesa comune per ragioni ideologiche. Ma pure molte delle critiche che qui confermiamo sulle proposte che vanno avanti a Bruxelles, affondano le radici nella contrarietà a uno schema che rischia di approfondire le differenze tra i sistemi nazionali anzichè fare un salto politico in avanti che serve oggi all'Europa".