Più di trenta milioni di copie vendute, concerti sempre sold out e una corona sul capo dagli anni settanta. Questo è il Blasco, il re del rock, che anche quest’anno ha sbaragliato gli avversari conquistando il primo posto nella classifica degli album più venduti del 2011 con Vivere o niente, il suo sedicesimo successo. Una track list che, appena annunciata, ha registrato un record dopo l’altro, 7.000 Ip su I Tunes e 113.567 copie nei primi cinque giorni, poi 450.000 in un anno e sei dischi di platino. Un trionfo indiscusso, ma non il solo.

Anche sul fronte concerti il Blasco ha sbaragliato la concorrenza, mettendo a tacere con i numeri critiche o scomodi paragoni, chiudendo definitivamente un anno ‘no’ segnato da problemi di salute e dall’annullamento di alcune date del “Live Kom 011”. Secondo i dati Siae le sue esibizioni si trovano al primo (17/6 Milano), secondo (16/6 Milano), terzo (21/6 Milano), quinto (22/6 Milano), sesto (11/6 Venezia) e ottavo (5/6 Ancona) posto nella graduatoria dei concerti più visti nel primo semestre del 2011, fatta di dieci posizioni, praticamente tutte sue. Espugnate come fosse un Alessandro Magno della musica.

“Pensate se fosse riuscito a fare tutte le date, se non fosse stato male”, scrivono i fan su Facebook, quasi 3 milioni, celebrando una vittoria da superstar che lascia poco spazio alla concorrenza, ai dubbi, che sancisce ancora una volta chi siede sul trono della musica italiana. Un re Mida con il cappellino in testa, tutto ciò che tocca diventa oro. Album, dvd, gadgets, biglietti, persino libri, come il recente “La versione di Vasco”, pubblicato con Chiarelettere.

Il Komandante, come l’hanno soprannominato i ragazzi del suo fan club, è un’istituzione, in più di trent’anni di carriera ha scritto così tante pagine della storia musicale italiana da meritare un’enciclopedia, non si è fermato davanti a niente, “non ha ascoltato nemmeno la gente”, per parafrasare una sua recente canzone. Ha iniziato da bambino, a sei anni, incoraggiato da una madre appassionata di musica e innamorato del repertorio italiano, degli artisti del tempo, Guccini, De Gregori, e poi del grande rock internazionale. Ha fondato Punto Radio, ha inciso i primi Lp, ha solcato i primi palcoscenici, pian piano si è trasformato in quel cantautore anticonvenzionale, provocautore secondo molti, un po’ filosofo di strada e un po’ irriverente, che racconta della vita così, con semplicità, con emozione. La sua è sempre stata burrascosa, certo, tra donne, sesso, droga, alcol, le critiche non sono mai mancate.

Ma quell’estemporanea convinzione, condivisa tra i suoi ammiratori e comune a livello intergenerazionale, che “Vasco sa”, perché nei suoi testi “racconta la vita vera”, non ha fatto che avvicinare nuovi appassionati: il popolo, appunto. Tanti coloro che negli anni hanno cantato con lui di guerra, di politica, di una gioventù ormai perduta, dell’umanità così com’è, tra poche luci e tante ombre. E sempre semplicemente, ha saputo raggiungere il cuore di milioni di persone. Ha dimostrato “che si può vivere anche senza fare troppi compromessi… come se stessi”. I suoi eccessi sono diventati successi, le sue bravate spesso insegnamenti, amato nell’abisso e poi nella rinascita.

Ha portato, e continua a portare allo stadio, bambini e anziani, giovani e adulti, tutti a cantare a memoria quei testi un po’ insolenti e a volte geniali che, ancora oggi, spopolano nelle hit list. Albachiara, Sally, C’è chi dice no, Stupendo, Gli spari sopra, Lo show, Gli angeli. Tutti le conoscono, le hanno ascoltate almeno una volta, magari senza amarle, magari biasimandole. Hanno ispirato generazioni intere, opere letterarie, cinematografiche e addirittura, nei prossimi mesi, uno spettacolo di balletto che andrà in scena alla Scala di Milano.

E anche nel 2011 ha conseguito l’ennesimo trionfo, che ha riportato in vetta alle classifiche anche i suoi precedenti album, successi evergreen mai abbandonati, centinaia di migliaia di copie vendute ciascuno. Persino quando il suo fisico ha temporaneamente ceduto e si è dovuto ricoverare, e in Italia è calato un fitto velo di paura perché “non si può rinunciare a un cantautore così”, come scrivevano i fans, lui si è riconfermato il re del rock. Amato o odiato, celebrato o criticato. Comunque irripetibile. Con buona pace degli avversari.

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