Le vie del calcio sono infinite. Dopo gli approdi di Eto’o in Dagestan e Anelka in Cina, dopo Ruud Gullit che va ad allenare in Cecenia e una serie di giocatori e allenatori che scelgono di svernare nella penisola arabica, un altro contingente di ex campioni ha deciso di partire alla scoperta di nuove frontiere, impensabili fino a poco tempo fa: l’India e l’Angola. Nei giorni scorsi Fabio Cannavaro, capitano dell’Italia campione del mondo nel 2006 e vincitore lo stesso anno del Pallone d’Oro, già protagonista di un’esperienza esotica a Dubai con l’Al-Alhi, ha annunciato che giocherà in India per lanciare la Premier League Soccer, il nuovo campionato indiano. Mentre il brasiliano Rivaldo, scudetti e coppe in serie con Palmeiras, Barcellona e Milan, un titolo mondiale con il Brasile nel 2002 e un Pallone d’Oro nel 1999, ha deciso di cimentarsi nella Girabola: la massima serie angolana.
Di sicuro non si sentirà solo Cannavaro in India. Insieme a lui sono sbarcati altre cinque vecchie glorie sul viale del tramonto: il suo ex compagno al Parma, Hernan Crespo (36 anni, argentino che in Italia ha giocato anche con Lazio, Inter e Milan), Robert Pires (38 anni, francese, un titolo mondiale nel 1998, campionati e coppe con l’Arsenal), Jay-Jay Okocha (38 anni, nigeriano, le Olimpiadi nel 1996 e una carriera tra Francia e Inghilterra), Robbie Fowler (37 anni, inglese, leggenda del Liverpool) e Maniche (34 anni, giramondo portoghese con 8 presenze nell’Inter). A breve dovrebbero firmare anche lo spagnolo Fernando Morientes e l’ex capitano dell’Argentina Juan Pablo Sorin. Questi giocatori saranno messi all’asta nei prossimi giorni nella città di Kolkata, in vista della partenza della neonata Premier League Soccer che si disputerà dal 25 febbraio all’8 aprile nello stato del Bengala Occidentale.
Le squadre partecipanti saranno sei: Kolkata, Howrah, Barasat, Durgapur, Midnapore and Siliguri. Ognuna avrà a disposizione 2,5 milioni di dollari nel primo anno, da spendere per acquistare almeno uno dei campioni di cui sopra (per un massimo di quattro stranieri per squadra) e un tetto stipendi di 600 mila dollari l’anno. Sei sono anche gli allenatori di fama internazionale messi a disposizione dall’organizzazione: Peter Reid, John Barnes e Colin Todd (Inghilterra), Samson Siasia (Nigeria), Marco Etcheverry (Bolivia) e la coppia Teitur Thodarson (Islanda) – Milos Rus (Slovacchia). La gestione del campionato è infatti in mano ad una società privata: la Celebrity Managment Group (CMG), che ha stipulato un accordo trentennale con la federazione calcio indiana. “Per adesso cominciamo con sei squadre, tutte nello stato del Bengala Occidentale, ma abbiamo intenzione di espanderci anche nelle altre zone del Paese – spiega Bhaswar Goswami, direttore esecutivo del CMG, in una conferenza stampa di presentazione a Calcutta -. I nostri riferimenti sono la Major League Soccer americana e la Indian Premier League (il campionato nazionale di cricket, ndr), da cui abbiamo mutuato la scelta di organizzare un’asta per permettere a ogni squadra di comprare un campione”.
In India lo sport nazionale è il cricket. Nel calcio è al 162 posto della classifica Fifa, e né la NFL (durata dal 1996 al 2007) né la I-League (dal 2007 ad oggi, 14 squadre che si disputano il titolo da ottobre a maggio) – gli ultimi tentativi di organizzare campionati professionisti nel paese – hanno avuto successo. Le squadre indiane sono state addirittura escluse dalla Champions League asiatica perché il loro campionato non rispettava i criteri della AFC (la federazione asiatica). Ma l’India, paese in crescita e con una popolazione che supera il miliardo e duecento milioni, ha fame di calcio. “Un derby locale nel Bengala Occidentale tra East Bengal e Mohun Bagan richiama allo stadio 100mila persone. Mentre almeno 60 milioni di indiani guardano il campionato inglese alla televisione – dice Bhaswar Goswami -. Speriamo che questo primo campionato generi entusiasmo e partecipazione dentro e fuori il Paese. Stiamo già discutendo la vendita dei diritti televisivi nel resto dell’Asia”.
Del tutto diversa la scelta di Rivaldo, 40 anni ad aprile. Il campione brasiliano attualmente stava giocando in Brasile nel San Paolo e, terminato il suo contratto, la settimana scorsa ha deciso di firmare per un anno con il Kabuscorp, squadra di Luanda che è arrivata seconda nello scorso campionato angolano. Così si è presentato Rivaldo: “Ho vinto il titolo in tutti i Paesi in cui ho giocato, ho sempre dato il massimo per i club in cui ho militato e sono sicuro che sarò felice anche qui. Mi auguro di soddisfare le attese della mia nuova società”. La scelta dell’Angola è però innanzitutto una scelta di vita, come ha precisato il brasiliano via Twitter: “Sono venuto in Angola perché cinque mesi fa ho acquistato qui un terreno per costruirvi una chiesa evangelica, il tempio Shammah, perché Dio è qui”. E ha postato una foto dei lavori di costruzione della chiesa. Un po’ calciatore, un po’ missionario. Le vie del calcio sono infinite.