Il destino dell’economia italiana è legato allo spread. Se i rendimenti dei titoli di Stato rimarranno fermi per un biennio ai livelli di gennaio il Pil si ridurrà dell’1,5% nella media di quest’anno e resterà fermo in quella del prossimo. Se invece le cose miglioreranno e lo spread dovesse tornare sui livelli dell’estate scorsa la contrazione del 2012 si fermerebbe all’1,2% e il prodotto tornerebbe a crescere dello 0,8% nel 2013. Il doppio scenario è contenuto nel Bollettino economico della Banca d’Italia, secondo cui “‘incertezza che circonda le prospettive di medio termine dell’economia italiana è straordinariamente elevata ed è strettamente legata all’evoluzione della crisi del debito sovrano nell’area dell’euro”. Di più: le tre manovre correttive varate tra luglio e dicembre hanno ricondotto sotto controllo i conti pubblici. In particolare, il Bollettino economico di palazzo Koch stima che il rapporto tra deficit e Pil si sia collocato al 3,8% quest’anno, in netto calo rispetto al 4,6% del 2010, e in linea con le previsioni del Governo. L’incidenza del debito sul prodotto, pari al 118,4% nel 2010 si sarebbe invece collocata in prossimità del 120%, con un incremento inferiore a quello stimato per la media degli altri Paesi dell’area euro. Gli interventi consentiranno inoltre di conseguire nel 2013 un avanzo primario nell’ordine del 5% del Pil e una prima riduzione del rapporto debito/Pil. Se lo spread scenderà, Bankitalia ritiene possibile nel 2013 un ritorno del rapporto debito/Pil sui livelli registrati nel 2010 e il sostanziale conseguimento del pareggio di bilancio.
Dati negativi, invece, sul fronte del lavoro. Il recupero dell’occupazione iniziato a fine 2010 “si è arrestato negli ultimi mesi” del 2011 con un “calo degli occupati e una ripresa del tasso di disoccupazione che tra i giovani ha raggiunto il 30%”. Peggiorano poi le attese delle imprese. Inoltre, in novembre il tasso di disoccupazione si sarebbe attestato all’8,6%, il valore più elevato dal maggio 2010. Tra i giovani tra i 15 ed i 24 anni il tasso avrebbe raggiunto il 30,1%, il valore massimo dal gennaio 2004. Lo dice Bankitalia nel Bollettino economico. Resta bloccata anche la crescita del lavoro interinale “dopo i robusti incrementi del 2010”. La “riduzione pari al 3,8% delle ore retribuite rispetto al 2010”; un numero di occupati equivalenti diminuito, al netto dei fattori stagionali, di 5 mila unità rispetto al picco di luglio, di oltre 202 mila unità.
Per la Banca d’Italia sono poi necessarie “politiche ambiziose per ripristinare la fiducia e garantire la normalizzazione delle condizioni di mercato sono indispensabili anche a livello europeo”. “E’ essenziale – aggiunge Via Nazionale nel testo – mettere in atto tutti gli elementi delle nuove regole di governo economico dell’Unione europea approvate di recente. Nel contempo, è importante che sia reso rapidamente operativo il rafforzamento degli strumenti europei per la stabilità finanziaria, quali l’Efsf e l’Esm, aumentandone l’efficacia e sfruttandone tempestivamente le potenzialità”. Insomma, misure strutturali spingerebbero la crescita.