Secondo il Cdr del giornale, nonostante una trattativa con la proprietà durata mesi "la situazione attuale è determinata dalla sospensione del contributo pubblico per l’anno 2010 da parte del dipartimento per l’editoria del ministero"
Comunicato che prosegue indicando la “causa in un’indagine avviata dall’Agcom per verificare se alcuni soggetti, tra cui Editoriale Bologna Srl, hanno beneficiato di un doppio contributo”. Dunque, scrive ancora il cdr, “col contributo 2010 bloccato (anticipato dalle banche che ora però rivendicano i crediti) e l’incertezza riguardante quello 2011, le perdite sono lievitate a 1 milione e 800 mila euro. Cifra che l’imprenditore di riferimento non vuole garantire”.
I giornalisti dell’Informazione-Il Domani parlano di Erminio Spallanzani, indagato dall’autunno 2010 insieme al giornalista Giovanni Mazzoni, ex amministratore delegato e direttore di Rete7, per truffa aggravata ai danni dello Stato prima della procura di Cremona e poi, per competenza territoriale, da quella di Reggio Emilia, dove i due sono stati sentiti ancora nei mesi scorsi. Argomento: il finanziamento su cui si concentrano anche le verifiche dell’Agcom.
La storia di un gruppo editoriale e del suo scivolamento verso la crisi. La vicenda riguarda una fetta dell’informazione che si articola lungo la via Emilia. Fetta che comprende la crisi in cui versa Ètv-Rete7 attraverso le redazioni di Bologna (È-tv), Modena (Antenna1) e Reggio Emilia (Teletricolore). E al centro, sottolineano di nuovo i 36 giornalisti sulla soglia della cassa integrazione, c’è sempre Spallanzani, patron di un gruppo che nel dicembre 2008 vede Rete 7 aggiudicarsi da Legacoop Bologna la cooperativa L’Oggi,
proprietaria dell’Editoriale Bologna e forte di un contributo all’editoria di oltre un milione e mezzo di euro.
Sotto il nuovo acquisto sono andate poi le redazioni di Modena e Reggio Emilia, in precedenza in mano dalla Editoriale Tricolore per la quale non c’era alcun contributo. E se già gli organici erano stati “snelliti” di una ventina di giornalisti, la condizione per passare alla nuova proprietà era che, denuncia ancora il cdr, “i giornalisti della redazione di Bologna firmassero una sorta di manleva che esonerasse i nuovi acquirenti da eventuali pendenze con la precedente proprietà”.
Il proseguimento della storia parla di un progressivo aggravamento della situazione economica fino all’applicazione di contratti di solidarietà “per evitare i licenziamenti a fronte di un perdita esigua per il settore editoriale di meno di 280 mila (per la tv era stata dichiarata una perdita di 5 milioni di euro)”. E un primo accordo stipulato in sede regionale avrebbe dovuto contenere una deriva tuttavia giunta all’epilogo con l’annuncio della sospensione delle pubblicazioni.
L’inchiesta sul doppio finanziamento pubblico. Ancora aperto – e “causa della situazione attuale”, dicono i giornalisti in sciopero – il fronte giudiziario che vede un’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato. La vicenda parte nella seconda metà del 2010 con un esposto anonimo inviato alla guardia di finanza. Qui si invitavano le fiamme gialle a scavare nell’acquisizione di una cooperativa di Parma, la Sep, e nodo dell’esposto erano i circa 225 mila euro di finanziamenti pubblici all’editoria che sarebbero arrivati acquisendo la cooperativa parmigiana.
La procura di Cremona, che aveva avviato l’indagine coordinata dal pm Cinzia Piccioni, aveva ottenuto così dal gip Guido Salvini i domiciliari per Massimo Boselli Botturi, amministratore delegato della Cooperativa Nuova Informazione a cui fa capo il giornale locale La Cronaca, e per sua moglie Raffaella Storti. Stesso provvedimenti anche per un commercialista, Fabio Galli, che curava gli aspetti amministrativi della Cronaca.
A Erminio Spallanzani e per Giovanni Mazzoni, denunciati a piede libero, avevano imposto il divieto di espatrio e l’obbligo di firma. Alla progressiva revoca dei provvedimenti si era giunti poco dopo, all’inizio del gennaio 2011, e il team degli avvocati di Spallanzani aveva più volte ribattuto che nulla di illecito era stato compiuto. Ma di nuovo delle accuse rivolte contro di loro (e nel frattempo confluite per competenza territoriale in un’inchiesta a Reggio Emilia) sono tornati a rispondere lo scorso autunno di fronte al sostituto procuratore di Reggio Emilia Valentina Salvi.
Le reazioni in Emilia Romagna. Dopo il tavolo in Regione – presenti anche rappresentanti della Provincia di Bologna, di Fnsi, Aser e rappresentanti dei lavoratori – conclusosi con l’annuncio della chiusura a partire dal 1 febbraio, rimane la possibilità dell’incontro fissato il prossimo 23 gennaio per discutere del destino del settore carta stampata del gruppo. Se infatti i contratti di solidarietà per giornalisti, poligrafici e tecnici sono stati prorogati fino a novembre, previa verifica trimestrale, qualsiasi ulteriore decisione deve essere subordinata all’esito dell’assemblea dei soci dell’Editoriale Bologna, in programma a giorni.
E in vista dell’appuntamento della settimana prossima, il sindaco di Bologna Virginio Merola, richiamandosi al principio della pluralità dell’informazione, ha detto che “il nostro territorio non si può permettere di perdere una voce libera e indipendente che [ha] dimostrato alta professionalità”.
Il presidente del gruppo consiliare Pd in Comune Sergio Lo Giudice ha aggiunto: “Ci auguriamo che l’assemblea dei soci dell’Editoriale Bologna possa trovare il modo di superare il momento critico senza sospendere la pubblicazione della testata”. Infine Matteo Lepore, assessore al lavoro a Palazzo d’Accursio, parla di una “testata che ha saputo radicarsi sul territorio e che è riuscita a entrare a pieno del dibattito cittadino offrendo un’ampia panoramica sui i temi che interessano la nostra società”.
di Antonella Beccaria e Davide Turrini