Diritti

La scuola vietata ai diversamente abili

La scuola italiana è vietata ai diversamente abili. Lo dice un maestro che, seppur non abilitato all’insegnamento ai ragazzi portatori di handicap, è stato costretto più volte dai dirigenti scolastici a fare attività di sostegno, in assenza di docenti specializzati. Ma lo afferma anche il recente rapporto dell’Istat “L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado statali e non statali” presentato nei giorni scorsi.

Nell’anno scolastico 2010-2011 gli alunni con disabilità nella scuola primaria erano circa 78 mila (pari al 2,8% del totale), mentre nella scuola secondaria di primo grado sono poco più di 61 mila (il 3,4% del totale). Dai dati del Miur gli insegnanti di sostegno sono poco più di 63 mila: un rapporto di un insegnante ogni due alunni con disabilità. Ma questo ormai lo diamo per scontato.

Ciò che non è per nulla da sottovalutare è che il 64,2% degli insegnanti di sostegno della scuola primaria e il 69,8% di quelli della scuola secondaria svolge l’attività a tempo pieno nello stesso plesso. La quota restante svolge la propria attività su più plessi scolastici sia all’interno dello stesso istituto sia su istituti diversi. Sono quelli che io chiamo “docenti giostra”: girano, girano senza mai potersi fermare a parlare con i genitori, a fare riunioni ad hoc.

Il tempo non c’è. La maggior parte delle famiglie – secondo i dati Istat-  incontra gli insegnanti curriculari, al di fuori degli incontri d’istituto dei Gruppi di Lavoro sull’Handicap (Glh), meno di una volta al mese (43,4% nella scuola primaria, 52,6% nella scuola secondaria di primo grado);  più frequenti sono, invece, i colloqui tra familiari e l’insegnante di sostegno per entrambi gli ordini scolastici: poco più del 60% delle famiglie li incontra almeno una volta al mese. Sempre troppo poco per un alunno diversamente abile. Prova ne è che i genitori dei miei alunni diversamente abili li ho incontrati, da settembre ad oggi, due volte. Ma questo non certo per responsabilità di mamma e papà.

Tra questi genitori vi è anche chi ha dato battaglia: circa il 10% delle famiglie di alunni con disabilità ha fatto ricorso per avere un aumento delle ore di sostegno.

Infine un dato che ho visto con i miei occhi: l’informatica è ancora inutilizzata, nonostante la tecnologia svolga un processo di facilitazione didattica per questi allievi. Sono ancora più di un quarto le scuole primarie e secondarie di primo grado che non hanno postazioni informatiche adattate. Per entrambi gli ordini scolastici è il Mezzogiorno ad avere la percentuale più elevata con il 29,5% di scuole primarie e il 22,0% di scuole secondarie che non hanno questo tipo di postazioni, mentre la percentuale più bassa si riscontra al Centro con il 26,5% di scuole primarie e il 17,2% di scuole secondarie.