Freschi di pubblicazione dell’esclusivo Sturm – colonna sonora all’omonima pellicola del cineasta tedesco Hans-Christian Schmid, che tratta il tema dei crimini di guerra nella ex Jugoslavia, le cui ambientazioni intimiste vengono accompagnate dalle musiche dei Notwist che in questo frangente si dimostrano capaci di creare uno stato di ipnosi con l’ausilio di strumenti estranei alla cultura manieristica del rock quali il glockenspiel, la fisarmonica, lo xilofono e l’elettronica, contribuendo a disegnare un solido impianto per le immagini – i tedeschi sono autori di una musica ricercata e personale, il cui genere è il risultato di un’alchimia indipendente dalle solite convenzioni e da un laborioso percorso di ricerca. Oggi la band è considerata esponente di spicco del panorama musicale tedesco e sono molte le aspettative nei suoi confronti.
I fratelli Acher, fedeli alla linea del “mai dimenticare le proprie origini” senza però rimanere ancorati a quel che si è e a quel che si è già fatto, dimostrano di avere un grande coraggio, sperimentando nuovi tragitti e battendo percorsi artistici ancora inesplorati. In fondo è questa la principale caratteristica dei Notwist, rintracciabile in ogni tappa di un percorso che ha inevitabilmente influenzato molte delle altre formazioni tedesche in qualche modo riferibili al gruppo madre. La band tedesca è da sempre alla ricerca di nuove sonorità, basti pensare che partendo dal genere hardcore, si sono evoluti a tal punto da essere inseriti successivamente fra i principali membri del nuovo Kraut Rock (termine coniato dalla stampa e critica angloamericana in riferimento alla scena musicale costituita dai gruppi attivi in Germania negli anni Settanta che hanno innovato il modo di fare musica a partire dal rock progressivo e dalla musica elettronica tedesca).
C’è un dialogo costante tra il passato hard rock dei Notwist e le loro tendenze più esplorative e elettroniche, ma sono le gradazioni che stanno in mezzo a questi due estremi che rendono la band così unica. Il loro primo album omonimo era un viaggio in dimensioni punk non distanti dal metal, la prima vera svolta nella loro musica però avviene con 12, che rappresenta il primo passo della band nel post-rock, che proprio a metà degli anni ’90 stava vivendo il suo momento di gloria. Con il successivo Neon Golden hanno accarezzato l’indie-pop per poi addentrarsi in territori post-rock e lasciarsi conquistare definitivamente dall’elettronica, assumendo un profilo minimal, con trame che si basano su campionamenti e archi, su fiati e beat elettronici davvero interessanti. Mantenendo naturalmente vivo il legame col loro passato e di ciò è possibile rendersene conto durante i loro concerti: “Dopo aver registrato un album in maniera lunga e minuziosa avevamo bisogno di mettere l’amplificatore al massimo e ritrovare sul palco l’urgenza dei nostri anni punk. Inoltre è importante dimostrare che non siamo una band pop e rivendicare le nostre radici di vecchi punk”.
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