A lungo si è detto che le banche italiane fossero le meno esposte nei confronti della Grecia. Perché non avevano investito in quella schifezza che sono diventati i bond greci, neanche quando il Paese ellenico si pavoneggiava come la nuova tigre del Sud Europa. Perché le banche italiane erano state prudenti. Mica come le tedesche o ancora di più le francesi. Abbindolate da Atene.
A lungo si è detto che, nonostante la premessa appena fatta, alle banche italiane siano stati imposti rafforzamenti patrimoniali eccessivi e ingiusti da parte dell’Eba, l’autorità di controllo europea. Facendo pagare loro, almeno in parte, le colpe degli altri. Tutto questo ha anche un fondo di verità. Povere banche italiane…

Adesso, però, un’altra bufera potrebbe abbattersi sui colossi del credito nostrani. Si chiama Ungheria. E stavolta non ci sono scuse: gli italiani se la sono voluta. Come spiega Camilla Carabini in un interessante articolo pubblicato da Firstonline, i nostri istituti di credito sono i più esposti nei confronti del Paese magiaro, dopo quelli austriaci e i tedeschi. Intesa Sanpaolo è lì la quinta banca, Unicredit la settima. Peccato che l’Ungheria si trovi sull’orlo della bancarotta. Anche se, fra la tragedia del Giglio, le proteste dei tassinari e la crisi dell’euro, c’è il rischio di dimenticarsene.

Oggi la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro Budapest per una serie di illeciti, in particolare la nuova norma che mette in discussione l’indipendenza della Banca centrale. Il reuccio di Budapest è un Berlusconi più giovane e con i capelli (veri), l’ultraconservatore e nazionalista Viktor Orbán. Se non si mette in riga, non otterrà il prestito da Fmi e Bce da 20 miliardi di euro di cui l’Ungheria ha terribilmente bisogno. Altrimenti, povere banche italiane…

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