La Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera ha votato a favore del sequestro del pc di Amedeo Laboccetta. Il deputato Pdl, se l’Aula confermerà questo orientamento, dovrà restituire il computer che aveva portato via durante una perquisizione a Roma della Gdf relativa all’inchiesta su un presunto finanziamento irregolare da parte di Bpm. In Giunta la Lega ha votato insieme a Pd e Terzo polo.
La vicenda ha origine il 10 novembre 2011, nel corso delle perquisizioni da parte della Guardia di Finanza agli uffici dell’ex presidente di Bpm Massimo Ponzellini, indagato per associazione a delinquere e ostacolo alle autorità di vigilanza insieme ad Antonio Cannalire, direttamente interessato al business delle macchine da gioco e in affari con Marco Dell’Utri. Nel mirino degli accertamenti un finanziamento di 18 milioni di euro alla Atlantis di Francesco Corallo, figlio del boss Gaetano legato al clan Santapaola.
In quell’occasione, il deputato del Pdl Amedeo Laboccetta ha portato via un computer durante una delle perquisizioni della Gdf sostenendo che fosse suo e invocando l’immunità parlamentare. I fatti si sono svolti in un ufficio a piazza di Spagna, a Roma, dove il deputato è arrivato in soccorso proprio di Francesco Corallo. Il titolare della Atlantis, infatti, per evitare la perquisizione dei finanzieri, ha sostenuto di essere ambasciatore Fao di un paese dei Caraibi e ha invocato l’immunità. Mentre gli inquirenti verificavano presso il ministero degli Esteri se la versione di Corallo fosse vera, nei locali di Piazza di Spagna sono intervenuti quattro avvocati, tra i quali il deputato di Fli Giulia Bongiorno. A un certo punto si è presentato il deputato, che dopo essersi qualificato, ha rivendicato la proprietà del computer presente negli uffici e lo ha portato via con sé.