Scotland Yard ha definito la questione 'imbarazzante'; nel frattempo gli organizzatori devono fare i conti con altre due questioni: il rischio del diffondersi di epidemie e l'eccessivo inquinamento che potrebbe compromettere le prestazioni degli atleti
Negli ultimi mesi a Londra hanno raddoppiato la spesa prevista inizialmente per le misure di sicurezza e triplicato il numero di uomini sul campo. Hanno organizzato le Olimpiadi più militarizzate di sempre, prevedendo postazioni di missili terra aria in allerta, elicotteri d’assalto in cielo e mezzi anfibi e sommergibili disseminati lungo il Tamigi. E poi? Poi è bastato che qualcuno, un poliziotto sbadato, dimenticasse su un treno un cartelletta scura contenente il dossier ufficiale con i documenti relativi alla difesa militare dei siti olimpici e le eventuali contromosse in vista di un attentato terroristico e si è rischiato di mandare a monte un investimento superiore al mezzo miliardo di sterline. La cartelletta contenente il dossier, abbandonata sul sedile di un treno, è stata trovata il 5 gennaio da un pendolare vicino a Dartford, nel Kent. Accortosi dell’importanza dei documenti, il pendolare li ha portati alla redazione del tabloid The Sun, che li ha prontamente consegnati alle autorità, non prima di avere titolato ieri a tutta pagina sullo “Scandalo Olimpico”.
Mentre il capo dell’Unità Territoriale di Scotland Yard ha definito la questione ‘imbarazzante’, un portavoce della London Metropolitan Police Service ha confermato l’accaduto e dichiarato laconico: “Il dipartimento di polizia preposto alla sicurezza olimpica era già stato prontamente informato dello smarrimento dei documenti. Non pensiamo che la cartelletta contenesse informazioni sensibili e comunque ora è di nuovo in possesso della polizia”. Eppure i giornalisti del Sun Stephen Moyes e Mark Sullivan, che quei documenti li hanno letti, affermano che nella cartelletta erano contenute informazioni definite ‘riservate’: come i piani di sicurezza specifici per ogni sito olimpico, le minute delle ultime riunioni ai massimi livelli in cui erano discusse le misure da intraprendere in caso di attacchi terroristici, le date e dettagli di tutte le prove delle operazioni antiterrorismo ancora da svolgere, nonché i nomi e i numeri di telefono degli ufficiali e degli agenti di polizia addetti alle operazioni di sicurezza.
Oltre al rischio sicurezza, Londra è ora in preda alla paura per possibili rischi del diffondersi di epidemie durante il periodo dei giochi. L’allarme è stato lanciato dalla rivista medica specializzata Lancet Infectious Diseases, che rileva come l’arrivo di persone da ogni anglo del mondo tutte concentrate nello stesso luogo faccia della città un potenziale focolaio di epidemie. Il servizio sanitario nazionale (NHS), interpellato da The Guardian, ha risposto di avere predisposto tutte le contromisure necessarie. Aumento dei controlli ovunque siano venduti cibo e acqua nella zona est di Londra, lancio di una campagna di sensibilizzazione sul tema, istituzione di linee telefoniche preferenziali e l’allerta ad ogni ospedale o pronto soccorso di non sottovalutare qualsiasi tipo di malessere ritenuto sospetto. Lo stesso NHS ha poi confermato di non ritenere necessarie vaccinazioni obbligatorie per i turisti che entrano in Gran Bretagna nel periodo dei giochi.
Un ulteriore allarme è stato invece lanciato da un gruppo di scienziati e medici, che ritengono l’eccessivo inquinamento della città possa divenire un fattore destabilizzante per le performance sportive degli atleti. Londra ha infatti la più elevata concentrazione annua di biossido di azoto d’Europa, eccede di diverse unità i limiti imposti per legge dalla UE (una media annuale di 40 microgrammi per metro cubo) e supera di gran lunga anche i limiti di concentrazione per metro cubo di PM 10 (le cosiddette polveri sottili). Frank Kelly, professore di salute ambientale al King’s College, ha dichiarato a The Independent che questi livelli di inquinamento potrebbero incidere sulle prestazioni degli atleti, che hanno bisogno di respirare maggiormente e più a fondo per sopportare sforzi protratti nel tempo. “Agli atleti potrebbe mancare il respiro, molti di loro sono a rischio di soffrire gli elevati livelli d’inquinamento e potrebbero non riuscire ad ottenere le prestazioni che si sono prefissati”, spiega il professore.
Nel 2008 a Pechino il governo proibì la circolazione di oltre metà delle autovetture e chiuse alcuni siti industriali particolarmente inquinanti nei pressi dei siti olimpici. Per la Cina fu una perdita economica di oltre 7 miliardi di euro, ma per le performance sportive, che si temeva potessero essere mortificate dall’aria irrespirabile, fu un toccasana. Secondo Simon Birkett, direttore del gruppo di sensibilizzazione Clean Air in London, il sindaco di Londra Boris Johnson non sarebbe però intenzionato a ripetere quanto fatto a Pechino o a intraprendere drastiche misure contro l’inquinamento ambientale. Con il rischio di vedere atleti esausti e con il respiro affannoso fin dalle prime batterie dei giochi.