Ammettiamolo, deve essere dura tenere in piedi un bel regime nel ventunesimo secolo. Solo cinque anni prima della fine del passato millennio, i mezzi di comunicazione funzionavano come ai tempi di Hitler e Stalin, padri del controllo mediatico delle masse. I cellulari erano ancora uno sfizio per pochi fighetti, Internet roba da nerd. Bastava riempire di scodinzolanti Minzolini i TG e i quotidiani per ricordare al popolo che culo aveva a vivere nel migliore dei regimi possibili. Una pacchia, i vecchi tempi.
Cinque anni dopo, quando Putin si era appena preso la Russia chiavi in mano, Bashar al-Assad aveva ereditato la Siria da papà e Mubarak e Gheddafi erano considerati degli statisti, Internet era il regno dell’onanismo digitale. Il 90% (o giù di lì) dei contenuti online era una lista interminabile di siti porno, una bonanza in grado di soffocare ogni impeto rivoluzionario con le fantasie erotiche più sfrenate. Il 90% (o giù di lì) dei telefonini era Nokia, ed era la stessa Nokia, insieme alla Siemens, a fornire gli strumenti per spiare milioni di potenziali cospiratori (naturalmente hanno sempre smentito). C’è tanto da imparare dalla rettitudine dei popoli nordici. Da noi ci sono riusciti quelli della Area SpA, società con sede a Malpensa, fino a pochi mesi fa al soldo di Assad.
Passano altri cinque anni e a rompere l’equilibrio arrivano i tanto vituperati social network. Mentre in occidente sono delle vetrine dove mettere in mostra le nostre minuscole esistenze, corredate di foto delle vacanze, pensieri profondi sul senso dell’esistenza e status sentimentale, in Nord Africa, Medio Oriente, Cina e Russia sono i tam tam della rivolta. Oggi, Putin li fa riempire di spam e foto tarocche dove il suo nemico giurato Navalny, il blogger russo più famoso, è in compagnia di criminali e mostri di Vega; in Cina i bloggers li fotografano prima di carcerarli, hanno anche creato dei social network con la stella rossa ma stranamente non hanno un gran successo; in Siria basta avere un cellulare in mano per essere centrati da un cecchino.
Per subdoli o feroci che siano, rimangono palliativi. Come l’anelito alla libertà, la tecnologia non si può fermare, l’unica è anticiparla. Putin, Ahmadinejad e soci, invece di sprecare soldi e menti per i soliti missili dovrebbero investire nella ricerca, inventare la macchina del tempo e tornare agli anni cinquanta.
In Nord Corea ci sono riusciti e vivono tutti felici e contenti.
Di Andrea Garello
il Misfatto, inserto satirico de Il Fatto quotidiano, domenica 15 gennaio 2012