Vincere, allontanarsi dalla pedana e poi vincere ancora. Aldo Montano impugnerà di nuovo la sciabola per partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012 e si preparerà a Bologna, con la maglia bianconera della Virtus Scherma. Un nuovo inizio quasi, dopo gli anni bui degli infortuni, delle sconfitte e delle critiche moraliste di chi diceva no, uno sportivo non può vivere così. Non sugli yacht, non in tv, nei reality show, tra soubrette e veline. Per alcuni Aldo Montano, lo schermidore livornese medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene nel 2004, è come il figliol prodigo, ghermito dal gossip e sparito dalla scena sportiva proprio all’apice del suo successo.

Ma l’oro ce l’ha nel sangue, e l’ha dimostrato. Perché quando ormai in molti lo credevano scomparso lui è tornato a vincere, a Catania, al Campionato Mondiale di scherma che si è svolto a ottobre 2011. Un bel traguardo, anche insperato secondo lo sciabolatore, che ha gareggiato con un infortunio a un tendine. Insperato ma conquistato con impegno e a suon di allenamenti, esercitando il corpo e la mente per non cedere a una pressione che il campione si porta dietro sin da bambino, sin dalla nascita.

Una storia iniziata nel retroscena, quella di Aldo Montano, classe ’78, figlio di una lunga dinastia di schermidori tutti campioni, tutti medaglie olimpiche. Come il padre, Mario Aldo, il nonno Aldo e i tre cugini del padre, Mario Tullio, Tommaso e Carlo. Difficile reggere il paragone, ancor più arduo il compito di superarlo come ha fatto lui, conquistando podi importanti e vincendo medaglie individuali.

Un percorso spesso in salita a causa di ricorrenti problemi fisici, acciacchi dello sportivo si potrebbe dire, ma la determinazione non è mai mancata e dopo anni di risultati sempre migliori, sempre più su in classifica è arrivato l’oro olimpico. Un’impresa che nella sciabola italiana non si vedeva dal 1920, dalle Olimpiadi di Anversa. La 103esima vittoria dalla prima edizione dei giochi moderni nel 1896, conquistata proprio nella patria stessa di uno degli eventi sportivi più antichi della storia dell’umanità.

Un successo che contemporaneamente lo portò a una forte celebrazione nazionale e a una fitta pioggia di critiche, osservato e studiato minuziosamente dal panorama sportivo italiano, dai media e dalla gente, spesso biasimato per la sua vita sregolata tra festini, donne e frivolezze. Prima la partecipazione fissa a Quelli che il calcio… di Simona Ventura, poi le sue storie amorose sulle pagine dei tabloid, una fra tutte con Manuela Arcuri, già in odore di polemica per la sospetta incompatibilità fra sport e vita mondana. E poi la partecipazione alla Fattoria edizione 2006, il reality show contadino che gli fruttò un cachet esorbitante, proporzionato solo al numero di giudizi negativi che ricevette per la sua condotta. Da un pubblico che si sarebbe aspettato da lui un modello di comportamento più sano, tra gambi di sedano e cinque ore di jogging al giorno.

Male per il giovane Montano, accusato di aver “buttato il proprio talento nel bidone”, di essere una meteora destinata a scomparire in breve tempo, fino a essere dimenticata. Ma in realtà così non è accaduto, e anzi ai Campionati Assoluti Italiani il livornese armato di sciabola ha continuato a vincere medaglie su medaglie e, nonostante la delusione di Pechino, dove venne sconfitto agli ottavi di finale dallo spagnolo Jorge Pina, continuò a gareggiare ignorando lo scetticismo generale.

Nel pubblico e tra i suoi famigliari. Ridendone anzi. “Eravate voi a darmi per finito” ha dichiarato divertito ai giornalisti de La Stampa, il giorno del suo trionfo a Catania. Il suo successo più importante insieme all’oro olimpico, a dimostrazione che lui è “Montano, quello che una volta può vincere e l’altra no”, il campione umano che commette imprudenze e leggerezze, che per vincere ha bisogno di impegno ma anche di tranquillità.

Che contempla la sconfitta perché può succedere e, se accade, non è per forza colpa di qualcuno. Perché nelle gare ci vuole anche un pizzico di fortuna e quando manca, beh, la medaglia può cambiare di metallo, o addirittura può fuggire lontana.

Ora, la prossima tappa del suo cammino a chiaroscuri è proprio la XXX edizione delle Olimpiadi, che si terrà a Londra nel mese di luglio. Ma prima lo aspetta il calore dei tifosi emiliano romagnoli che a Bologna potranno salutarlo in occasione della presentazione ufficiale da parte della sua nuova società, la Virtus Scherma, a febbraio. E chissà che il tridente del Nettuno non gli regali quel pizzico di fortuna necessario, oltre al talento, per indossare un altro oro.

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