In attesa del ricevimento che si terrà il 16 febbraio prossimo all’ambasciata italiana presso la Santa Sede per l’anniversario dei Patti lateranensi, Mario Monti è stato ricevuto in udienza da Benedetto XVI.
Pare che lo scopo, oltre alla presentazione formale, fosse quello di illustrare come il governo abbia affrontata l’emergenza economica e come, timidamente, si aspetti che anche la Chiesa partecipi al risanamento dei conti, con la rinuncia o il ridimensionamento di qualche privilegio.
Dal silenzio generale che ne è seguito sembrerebbe che non siano stati ottenuti risultati significativi.
Bussate e… nessuno vi aprirà
Nell’Italia della crisi
anche i preti son decisi
a salvar, fin che si può,
il gradito status quo.
Incassar l’otto per mille
che uno stato un po’ imbecille
non reclama sia adeguato
in accordo al Concordato.
Commerciar, furbi e felici,
senza mai pagare l’Ici,
grazie all’espediente lercio
di far sacro anche il commercio.
Ottener su scuole sante
di quattrin pioggia abbondante
dallo Stato Pantalone,
contro la Costituzione.
Praticare il riciclaggio
dei quattrin da brigantaggio
di devoti malfattor,
trafficando con lo Ior.
Governanti farisei
inondarono di sghei
nel passato Madre Chiesa,
ma una spia rossa si è accesa:
son finiti i tempi lieti,
paghin tutti, pure i preti
o altrimenti al fallimento
arriviamo in un momento.
Per fortuna c’è al timone
non più il vecchio Capellone
che, per farsi perdonare
dalle genti dell’altare
bunga bunga, barzellette,
crocefissi fra le tette,
corruzion, servi, bugie
e altre mille porcherie,
si prostrava in Vaticano
con inchino, baciamano
ed un ricco gruzzoletto
per Wojtyla e Benedetto.
Ora abbiamo un Mario Monti
che alla Chiesa non fa sconti,
pur essendone un devoto
che alla messa, come è noto,
va alla festa, quando è l’ora,
con la sua gentil Signora.
Nel momento d’emergenza
Monti al Papa chiese udienza
per il fine settimana.
Biblioteca vaticana,
meeting fra due professori:
senza orpelli né clamori,
senza falsi baciapile,
senza bande nel cortile,
senza tanti bla bla bla,
non velata la metà
che non porta alcun gioiello.
Nessun bacio dell’anello,
nessun pettorale d’oro
come dono, ma un lavoro
dell’illustre bocconiano
sull’Economia ed il Grano.
Una sobria esposizione
della triste situazione
con l’auspicio che non duri
e alla fin giungon gli auguri
del campione dei conclavi:
“Noi speriam che te la cavi!”
Con il Papa, questo è chiaro,
non si parla di denaro,
ma di fede e religione.
Per i soldi c’è Bertone,
Segretario dello Stato
dal qual, dopo, Monti è andato.
“Non le sembri un sacrilegio,
ma almen qualche privilegio
vorrei togliere alla Chiesa…”
Ma è impossibile l’impresa
di scucir qualche quattrino
e Bertone, birichino,
manca man sul destro braccio
fa al premier quel tal gestaccio
del qual Bossi si fa bello.
E col gesto dell’ombrello
vaticanamente spiega:
“Della crisi ce ne frega!”
Pregan le Madonne e i Cristi,
ma son peggio dei taxisti!