“La mafia non lo sappiamo se c’è o non c’è. Per noi qui non esiste. Siamo solo gente che vuole lavorare. E cacciare questi politici traditori del popolo siciliano”. Davanti palazzo d’Orleans, sede del governo regionale siciliano, sono circa una cinquantina i manifestanti del Movimento dei Forconi che da quattro giorni sta mettendo in ginocchio tutta l’isola. Aspettano di capire gli esiti dell’incontro tra i loro leader e il governatore Raffaele Lombardo e nel frattempo cercano di convincere i poliziotti in tenuta antisommossa a scioperare con loro. Sono soprattutto agricoltori e autotrasportatori, ma tra di loro svetta anche qualche giovanissima testa rasata che, con la fascia del comitato “Forza d’urto” ben in vista al braccio, sottolinea come si voglia “fare passare il messaggio che tra i Forconi c’è la mafia, ma siamo in Sicilia. Questo è soprattutto un sollevamento corporativo unito.” Obbiettivo delle critiche dei manifestanti sono, manco a dirlo, i giornalisti: “Vi siete svegliati tutti ora – accusano alcuni ragazzotti in tenuta nera e occhialoni da sole – fino a ieri non esistevamo. Oggi scrivete queste scemenze. Ma chi ha scritto queste falsità dovrà renderne conto.”

A segnalare l’inquietante presenza di alcuni esponenti legati a vario titolo a Cosa Nostra tra i manifestanti è stato il presidente regionale di Confindustria Ivan Lo Bello. “Abbiamo evidenze che in molte manifestazioni nei blocchi che stanno creando tante difficoltà in Sicilia erano presenti esponenti riconducibili a Cosa Nostra – ha detto Lo Bello – questo non significa che la mafia sia dietro le manifestazioni, ma siamo preoccupati che un disagio reale della gente dell’Isola sia cavalcato da personaggi senza credibilità e dal dubbio passato, da infiltrazioni della criminalità organizzata e da altri fenomeni che finiranno solo per aumentare un ribellismo generico che non risolverà alcun problema”. Parole quelle di Lo Bello che sono state confermate dal capo della procura palermitana Francesco Messineo: “Troviamo giustificato l’allarme lanciato da Confindustria, la situazione è della massima serietà”.

Immediata è arrivata la risposta di Martino Morsello, leader carismatico dei Forconi, che proprio stamattina ha annunciato l’inizio dello sciopero della fame in segno di protesta per le accuse di Lo Bello. “Non siamo mafiosi, se lo dite fate i nomi. E’ proprio per rispondere a queste accusa se da oggi io inizierò lo sciopero della fame”. Morsello, ex allevatore ittico di Marsala ed ex assessore socialista negli anni ’80, è considerato vicinissimo a Forza Nuova, partito che ha appoggiato apertamente nello scorso maggio, quando ha partecipato come relatore a un convegno del partito di Roberto Fiore sull’usura bancaria. Oggi è di più larghe vedute:  “Non m’interessa se chi viene a protestare è di destra o di sinistra. Se condividono le nostre ragioni sono con noi”

A condividere le ragioni dei Forconi, almeno a parole, finora sono stati in tanti. Oltre a Forza Nuova di Fiore, si è precipitato a dare il proprio appoggio ai manifestanti anche Grande Sud, il movimento di Gianfranco Miccichè. E anche Fabio Granata di Futuro e Libertà è a favore dei Forconi: “In campo possono anche esserci personaggi poco raccomandabili e metodi che non sono d’aiuto alla crisi siciliana- li giustifica il deputato di Fli – ma la protesta va capita e, oltre alla politica, dovrebbe essere l’impresa e la grande industria a fare autocritica e a comprendere le ragioni dei siciliani”. E sono parecchi anche i manifestanti vicini al Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, il governatore a cui i Forconi chiedono le dimissioni immediate perché “ha tradito il popolo siciliano”.

A fianco dei Forconi anche il presidente dell’Accademia Italiana Alta Scuola Equestre, il duca Onofrio Carrubba Toscano, che ieri ha manifestato marciando a cavallo con alcuni compagni da Villabate a Palermo. Il duca si è detto pronto a cavalcare addirittura verso Roma per incontrare di persona il premier Mario Monti.

E al presidente del Consiglio si è appellato lo stesso governatore Lombardo. L’incontro di stamattina tra il presidente siciliano, i prefetti e i capi popolo della rivolta infatti non è andato bene. “Il latte deve essere trasportato subito dopo la produzione altrimenti si può buttare” ha sintetizzato ironicamente Lombardo che si è detto “fiducioso del fatto che i blocchi possano terminare domani”. Morsello però è meno sicuro: “Siamo autorizzati fino alla mezzanotte di venerdì. Dopo può succedere di tutto. Rispondiamo solo al volere del popolo. La riunione con Lombardo è stata avara. La guerra continua.”

Nel frattempo in tutta l’isola continuano i posti di blocco per tir e mezzi pesanti agli svincoli delle autostrade. Nel capoluogo siciliano ormai non c’è più carburante. E anche nei supermercati iniziano a scarseggiare i viveri. In tutta la Sicilia sono circa cento mila i manifestanti ai posti di blocco e ai sit – in: sono soprattutto giovanissimi e ultra cinquantenni. Quasi assente invece la generazione intermedia: quella che va dai 25 ai 40 anni di età. Che poi dovrebbe essere quella che accusa maggiormente i sintomi della crisi economica. In Sicilia come nel resto d’Italia.

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