Antonio Verro, berlusconiano di ferro, è diventato deputato. Lo è diventato in sostituzione del suo collega Paroli.  E chi se ne frega, potreste dire voi.

Il problema è che Antonio Verro è anche un consigliere di amministrazione Rai, uno di quelli che si è distinto per i voti e le campagne contro i Santoro, i Travaglio, le Dandini, i Saviano…
Mai una volta ha trovato il modo di assumere una posizione distinta e distante da quelle espresse da Berlusconi e dal suo servizio d’ordine. Il medesimo Verro è persino riuscito a richiamare gli altri al rispetto delle regole aziendali e di uno statuto deontologico tutto suo, forse copiato da un manoscritto ritrovato ad Arcore.

Questo signore, da qualche ora , è stato proclamato parlamentare, però non ha ancora provveduto a rassegnare le sue dimissioni dal consiglio Rai. Naturalmente si appiglierà al regolamento che gli regala 30 giorni per decidere e per scegliere tra le due cariche.
E nel frattempo? Parteciperà alle sedute del consiglio di amministrazione? Voterà delibere e nomine? Eserciterà il doppio incarico? Cosa farà il consiglio della Rai, chiuderà occhi e orecchie?

Non ci vuole una grande fantasia per immaginare che a Verro sia stato consigliato di “resistere, resistere, resistere” sino a quando, entro la fine di gennaio, il consiglio non avrà votato i nuovi direttori del Tg1 e della testata per l’informazione regionale. Lo schema di gioco è scoperto e prevedibile; chiunque dovesse favorirlo dovrà essere considerato un complice, un idiota più o meno utile.

Se davvero il presidente Monti ha deciso di mettere fine a questo sconcio, lo faccia subito, e se non trova un commissario di sua fiducia, si rivolga pure al commissariato di viale Mazzini; qualcuno che creda nella legalità, almeno da quelle parti, dovrebbe riuscire a trovarlo.

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