La rivista scientifica pubblica uno studio basato su 13 anni di ricerche, dal 1995 al 2008. “Dati preoccupanti. I progressi degli anni '90 sono stati erosi. Condannare e criminalizzare le Ivg è crudele e fallimentare”
L’aborto senza le adeguate condizioni di sicurezza è una delle principali cause di mortalità tra le partorienti: una ogni sette muore perché l’interruzione della gravidanza non è stata condotta da personale medico preparato e in condizioni igieniche adeguate. E’ uno dei dati contenuti nel lungo articolo pubblicato da una delle principali riviste scientifiche mondiale, Lancet, che ha esaminato i dati raccolti dall’Organizzazione mondiale della sanità, in tutto il mondo, su un arco di tredici anni, dal 1995 al 2008.
Nonostante la difficoltà di avere dati certi specialmente per quei paesi dove la pratica è illegale, dalla ricerca emergono con chiarezza alcuni punti. Per l’Oms, il numero complessivo di interruzioni di gravidanza, a livello mondiale, tra il 2003 e il 2008, si è stabilizzato, attestandosi attorno ai 28 casi ogni mille donne tra i 15 e i 44 anni di età, con un importante calo rispetto al dato di partenza, quello del 1995, di 35 ivg ogni mille donne, ma anche con l’arresto del trend in diminuzione. Anche all’interno di singole regioni del mondo, comunque, ci sono differenze importanti, da correlare con il contesto sociale ed economico: in Europa occidentale (al 2008), il tasso di aborto era di 19 casi ogni mille donne, in Europa orientale, di 34.
Quelle che sono molto significative, però, sono le differenze tra le varie aree del mondo in termini di protezione della salute delle donne: il numero degli aborti classificati come “insicuri” è aumentato dal 44 al 49 per cento. Il 97 per cento delle interruzioni di gravidanza in Africa rientra in questa categoria, e il 95 per cento di quelle effettuate in America Latina. In Asia questa percentuale scende al 40 per cento, in Oceania al 15 e in Europa al 9 per cento. Complessivamente, l’86 per cento delle interruzioni di gravidanza ha avuto luogo nei paesi del sud del Mondo.
In cifre assolute, nel 2008, in tutto il pianeta 47mila donne sono morte per aborti insicuri e 8 milioni e mezzo hanno avuto gravi conseguenze sulla propria salute.
I ricercatori di Lancet sottolineano poi che “il tasso di aborto è più basso nei paesi con leggi più permissive” e che “leggi più restrittive sull’aborto non sono correlate con un abbassamento del tasso di interruzione di gravidanza”.
“E’ esattamente lì dove è illegale che l’aborto deve diventare più sicuro”, scrivono nel commento che accompagna l’articolo Beverly Winikoff e Wendy R. Sheldon, del Gynuity Health Projects di New York e Gilda Sedgh, del Guttmacher Institute, uno dei Centri per la salute riproduttiva che collaborano con l’Oms, nonché principale autrice dello studio sottolinea che «”utte queste morti e queste complicazioni si possono evitare facilmente”.
Ciò che fa la differenza, e che secondo gli editori di Lancet potrebbe essere la chiave per avvicinarsi agli Obiettivi del millennio in termini salute materna, sono “misure per ridurre l’incidenza delle gravidanze non volute e degli aborti insicuri, compresi investimenti nei servizi di pianificazione familiare e assistenza per aborti in sicurezza”.
Richard Horton, direttore di Lancet, ha così commentato i dati presentando il numero della rivista: “Sono numeri profondamente preoccupanti. I progressi compiuti negli anni novanta vengono erosi. Condannare, stigmatizzare e criminalizzare l’aborto sono strategie crudeli e fallimentari”.
di Joseph Zarlingo