“Eva, Faruk, Luciano e Serena. Hanno passioni diverse, ma una cosa in comune? Cosa?”. Fino a ieri semplicemente quella di essere i protagonisti di una campagna di comunicazione politica (di scarso successo) affissa abusivamente sui muri di Roma. Da oggi, in comune potrebbero avere un altro punto: nessuna multa sulle loro spalle e su quella dei partiti che li hanno appiccicati dove capitava. Tutto dipenderà dal voto della commissione Bilancio (oggi) e dal prossimo via libera del Parlamento alla legge che converte il decreto Mille-proroghe. Lì dentro c’è l’emendamento bipartisan che proroga la sanatoria per le affissioni abusive dei cartelli elettorali. Firmato da Gianclaudio Bressa del Pd e da Gioacchino Alfano del Pdl.
Sono eredi di una tradizione consolidata: siamo al sesto condono in dieci anni. Nel 2010 ci pensò la Lega, l’anno scorso di nuovo Pd e Pdl, “praticamente dal 1996 è tutto un condono”. Mario Staderini, segretario dei Radicali italiani è furibondo. Non solo perché chi ha rispettato le regole non ha potuto fare propaganda e adesso passa pure “per fesso”, ma anche perché quando parliamo di quelle multe parliamo di soldi veri: “100 milioni di euro di sanzioni – calcola Staderini – che partiti e candidati dovrebbero versare nelle casse dei Comuni”. Invece se la caveranno con 1000 euro per ogni anno e per ogni provincia: così saneranno le violazioni passate, e anche quelle dell’immediato futuro, visto che il condono proposto arriva al 29 febbraio 2012. Le primarie di Genova sono salve, per le amministrative di Palermo si vedrà. Lo Stato rinuncia, per esempio, ai 6 milioni di euro che dovrebbero pagare i partiti di Milano: 745 mila euro la Lega – i dati sono del consigliere comunale radicale Marco Cappato – 776 mila euro Rifondazione Comunista, 387 mila euro il Pdl, 380 mila il Pd, 187 mila l’Idv, 269 mila Sel, più le multe prese dai singoli candidati sindaci.
Giuliano Pisapia a ottobre prometteva: “Non usufruirò della sanatoria”. Spiegando però che più della metà dei 417 mila euro che gli vengono contestati riguardano le liste che lo sostenevano, non le affissioni del suo comitato elettorale. Nell’era dei sacrifici si chiude un occhio di fronte agli spazi perennemente occupati da manifesti senza timbro: nel registro degli ordini del Comune di Roma – denuncia Riccardo Magi, segretario cittadino dei Radicali – non c’è nemmeno un euro versato da gennaio 2010 a ottobre 2011. Finisce che nella capitale (dati del primo semestre 2010) i costi per il servizio di affissione superano gli incassi. In pratica, si sono spesi 57 mila euro in più per rimuovere i manifesti e pulire la città, rispetto ai soldi versati nelle casse del Comune da chi si è fatto propaganda.
Eppure in questo momento servirebbe ogni euro, perché di voci senza copertura finanziaria ce ne sono tante. A cominciare dalle pensioni. I conti della manovra Salva Italia dovranno fare a meno del contributo degli “esodati” (chi aveva accettato di lasciare l’azienda in crisi in vista della pensione) e dei “precoci” (chi ha cominciato a lavorare prima dei vent’anni): loro potranno ritirarsi prima dei 62 anni, senza le penalità previste dalla riforma Fornero. Si cercano 100 milioni di euro per coprire l’emendamento al milleproroghe che esonera dalle nuove regole anche il personale della scuola che raggiungerà i requisiti per la pensione entro agosto. Qualche soldo arriverà, alle Regioni con la sanità in rosso, dalla vendita degli immobili (forse). I Radicali hanno scritto una lettera al premier Monti per ricordargli che con la “Sua autorevolezza” può recuperare altre entrate dai manifesti abusivi. Un’azienda di Pavia ha perfino inventato una macchina per staccarli meglio dai muri. Ma contro chi si leva le multe da solo non c’è tecnologia anti-colla che possa fare i miracoli.
da Il Fatto Quotidiano del 19 gennaio 2011