Ciò detto, ecco la presentazione dei sedicesimi maschili.
Djokovic (1)-Mahut (81). Partita senza storia, emblema del Bene che non vince sul Male. Mahut, uno degli ultimi portatori sani del serve and volley, è un meraviglioso perdente che trent’anni fa si sarebbe tolto molte soddisfazioni. Oggi, no. Travolto.
Raonic (23)-Hewitt (181). Leutonio è ormai ex giocatore, e gli australiani non lo hanno mai amato granché (poco simpatico, per nulla volleatore: un canguro postmoderno). La tigna, però, c’è ancora. Raonic, bombardiere canadese, ha bel futuro e discreto (non esaltante) gioco. Chiunque vinca, con Djokovic in ottavi non ha chance.
Tipsarevic (9)-Gasquet (17). Verosimilmente un bel match, tra un ex umorale (Tipso) e un immaturo cronico. Tipsarevic ha una citazione (sulla bellezza) di Dostoevskij sul braccio, ma per entrare nei top ten ha dovuto sottrarre estetica e aumentare agonismo. Gasquet è ai livelli che gli competono: un top 20 con possibilità saltuarie di guizzo. Può essere una sfida da cinque set.
Chela (27)-Ferrer (5). Difficile immaginare un match più brutto. Un maratoneta discreto contro un maratoneta titanico. Nessuno dei due è in forma. Speriamo perdano entrambi.
Murray (4)-Llodra (46). Vale esattamente quanto detto su Djokovic-Mahut. Murray facile, a conferma che gli Dèi non ci amano.
Kukushkin (92)-Monfils (14). Se siete a Melborne, e vi piace il tennis, e tra tutti i match che potete andare a vedere scegliete questo: siamo vicini al vostro dramma.
Benneteau (39)-Nishikori (32). Il francese con la chiazza mechata nel crine è on fire, nel senso che nel 2012 ha perso una sola volta (finale a Sydney). Nishikori è un nipponico di cristallo, poco punch, molta geometria. Favorito il francese, ma è aperta.
Gil (107)-Tsonga (6). Se Cassius Jo perde questa partita, può smettere e darsi alla canasta.
Falla (71)-Kohlschreiber (41). Kohli, rovescio d’oro e approccio orteghiano (ovvero: tanta estetica, zero agonismo), in Australia ha sempre giocato bene. E’ lo spot lasciato orfano da Mardy Fish e Falla è ostico, anzitutto negli Slam, ma il tedesco è favorito (e in ottavi non sarebbe chiuso).
Lu (79)-Del Potro (11). Di Lu, cinese di Taipei, si ricorda un’epica vittoria a Wimbledon con Roddick e poco altro. Del Potro, storico vincitore degli US Open prima di infortunarsi gravemente, non è bellissimo da vedere e non si è mai ripreso appieno, ma può perdere solo se si rompe un’altra volta.
Dolgopolov (13)-Tomic (38). L’incontro più intrigante, tra due giovani di ottime speranze ma diversissimi: tanto esuberante ed eclettico Dolgo, quanto catacombale e sostanzialmente monocorde Tomic. Purtroppo non vedo vincente il primo.
Karlovic (57)-Federer (3). Ivo vive di aces e scarsa stima. Non se lo fila nessuno, perché sembra il gigante di Twin Peaks e nelle conferenze stampa balbetta. In realtà, nonostante la stazza, sotto rete ha una sua eleganza primordiale. Una volta è persino riuscito a battere Federer. E ha uno splendido best ranking (14 nel 2008). Ma con Indesit, tre su cinque, non ha chance.
Berdych (7)-Andersson (30). Lo Sparapalle Efebico contro il Sudafricano Invulnerabile Al Talento. Mamma mia.
Wawrinka (21)-Almagro (10). Entrambi talentuosi, rissosi, scorretti. Si spera nella rissa. Con vittoria al quinto di Almagro, che per festeggiare irride lo svizzero e lo zimbella con consueto approccio politically incorrect: vamos.
Isner (16)-Feliciano Lopez (18). Il Karlovic americano contro il Tronista del Serve and Volley. Equilibrata e, al netto dei consueti 378 aces di Isner, divertente.
Lacko (119)-Nadal (2). Lo spagnolo non vincerà questo Slam (della serie: le ultime parole famose), ma alla seconda settimana (e verosimilmente fino alla semifinale con Federer) ci approda in carrozza.
(Foto: Lapresse)