“E’ uno sciopero che non si ripeterà nella storia della Sicilia. Una vera rivoluzione culturale. Per questo abbiamo deciso di continuare. Le motivazioni della nostra protesta sono profonde. Stavolta o fanno qualcosa o vanno a casa”. Parola di Mariano Ferro, uno dei leader del movimento dei Forconi, che protesta assieme agli autotrasportatori contro il caro diesel, all’uscita dell’affollata assemblea nella sede dell’Aias, nell’area industriale di Catania.
L’associazione dei trasportatori capeggiata da Giuseppe Richichi – che conta circa 600 iscritti – interromperà la protesta alla mezzanotte di oggi, come comunicato alla Commissione di garanzia sciopero. Ma i conducenti dei tir indipendenti e i Forconi continueranno a manifestare. Non scompariranno quindi gli oltre cento presidi sulle arterie principali dell’isola organizzati lunedì da agricoltori, pescatori, agrumicoltori. Ma sarà consentito il passaggio dei mezzi per il rifornimento dei supermarket ormai senza scorte e saranno riaperti i varchi delle raffinerie per rifornire le pompe di carburante rimaste a secco in gran parte dell’isola. “Allenteremo le maglie dei blocchi – ha spiegato Ferro – ma a questo punto non possiamo tornare indietro. Adesso o mai più. Il popolo siciliano aspetta risposte reali e concrete. La situazione è ormai incandescente”.
L’incontro di ieri tra i leader della protesta con il governatore della Sicilia non ha portato nessun risultato concreto, ma Lombardo ha invitato a togliere i blocchi stradali al più presto per evitare altri disagi all’economia dell’isola. E stamattina ha parlato al telefono con il capo del governo Mario Monti, che si è impegnato a mettere in agenda al più presto un incontro con i rappresentanti della protesta siciliana. Forse già lunedì o martedì i leader dei forconi saranno a Roma, per trattare con il primo ministro i punti che considerano essenziali: il blocco delle cartelle esattoriali e le procedure di ipoteca della Serit, l’agenzia che riscuote i crediti in Sicilia; la defiscalizzazione o uno sconto sui carburanti, visto che sull’isola si raffina il 30 per cento del greggio prodotto in Italia; l’utilizzo dei fondi europei già previsti dal Piano di sviluppo rurale del 2007/13 semplificando le procedure di erogazione alle aziende agricole in crisi. Ma è già caos di cifre. Mariano Ferro ha parlato di 800 milioni di euro che sarebbero disponibili nelle casse della Regione Sicilia. Il ministro dell’Agricoltura, Mario Catania, al question time di mercoledì scorso ha messo giù il budget previsto quest’anno per le aziende agricole: 384 milioni di euro, di cui 219 erogati dall’Unione europea. E ha già anticipato alcune iniziative che il Governo Monti intende prendere per agevolare le spese per le innovazioni previste dai Ps, come ad esempio l’’utomatizzazione delle banche dati per sveltire le pratiche di finanziamento e l’istituzione di un fondo di credito che darà garanzie al sistema bancario.