Un duplice appello dall’alto. Ai media di non smettere di raccontare e al presidente Giorgio Napolitano di interessarsi alla vicenda degli 800 licenziati del servizio treni notte. Ecco le parole dei tre uomini della torre-faro.
Diario
Dall’ 8 dicembre viviamo a trenta metri di altezza, in cima alla torre faro del binario 22, alla stazione Centrale di Milano. Siamo Carmine, Oliviero e Giuseppe, tre ex lavoratori della Servirail, la ex Wagon Lits. Insieme ad altri 800 siamo rimasti senza lavoro perché le Ferrovie dello Stato hanno deciso di sopprimere i treni notturni a lunga percorrenza. Ogni treno che passa ci saluta con un colpo di sirena, noi rispondiamo con i fischietti.

Ma dopo settimane di ribalta mediatica – oltre alle temperature sotto zero, abbiamo pure dovuto sopportare una visita di Domenico Scilipoti in favor di telecamera – della nostra lotta si parla sempre meno. Oggi ci rivolgiamo direttamente al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, certi che il nostro appello non rimarrà inascoltato:

Caro presidente, siamo tre lavoratori licenziati, convinti di rappresentare altri 800 e altre migliaia di cittadini che si trovano nelle stesse nostre stesse condizioni. Caro Presidente, ci è stato negato il diritto al lavoro, a contribuire con i nostri sacrifici e quelli di tutti i cittadini onesti, a far crescere il nostro bellissimo Paese. Caro Presidente, siamo le ultime vittime di un sistema malato e siamo qui per denunciare la scellerata strategia aziendale avallata dai palazzi del potere. Chiediamo il ripristino dei treni notte finanziati con i soldi di tutti i contribuenti, treni che in questi anni hanno unito il paese, simbolo dell’unità d’Italia.
Caro Presidente, siamo preoccupati che tutta questa disperazione, che ogni giorno viene alimentata da ingiustizia, iniquità sociale, soprusi e corruzione, possa portare il nostro Paese a una deriva pericolosa per la democrazia. Viva l’Italia!
I licenziati dei Treni notte.

Il Fatto Quotidiano, 20 Gennaio 2012
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