Il deputato del Carroccio Fava ha fatto approvare un emendamento alla Legge comunitaria: “qualunque soggetto interessato” e non più solo la magistratura, può chiedere ad un provider di “rimuovere contenuti online ritenuti illeciti dal richiedente”
Dopo il sequestro di Megaupload e la risposta di Anonymous, la “prima guerra digitale” è una hashtag caldissima su Twitter. Di “guerra” si parla perchè la chiusura del sito di condivisione è stata vista da molti visto come una risposta repressiva alle proteste contro il Sopa, la legge americana che, con la scusa di combattere la pirateria online, mette di fatto il bavaglio al web. La questione ci riguarda da vicino, ora anche l’Italia entra in un clima d’allerta: è già in Parlamento un’altro emendamento che potrebbe trasformarsi nell’ennesimo tentativo di imbrigliare la Rete anche a casa nostra.
Come segnalato dal giurista nostro blogger e vero “cane da guardia” delle libertà digitali, Guido Scorza, il deputato della Lega Nord Giovanni Fava ha presentato e fatto approvare un emendamento alla Legge comunitaria da lunedì all’esame della Camera.
Il provveidemento prevede che “qualunque soggetto interessato” e non più solo l’autorità giudiziaria o amministrativa, possa chiedere ad un fornitore di servizi Internet di rimuovere contenuti pubblicati online e ritenuti illeciti dal soggetto richiedente”. La questione suona tecnica, ma riguarda da vicino tantissimi siti.
Adesso un contenuto online può essere chiuso solo con un intervento di un magistrato. Se la nuova legge passasse alla Camera, chiunque - a cominciare naturalmente dai detentori di diritti – potrebbe rivolgersi ai provider per imporre una serrata di siti che contengono “contenuti illeciti” (una definizione tra l’altro molto vaga). Questo: 1) metterebbe a rischio ingolfamento il funzionamento di migliaia di siti, a cominciare da Google, YouTube, Facebook, ecc.; 2) Metterebbe nelle mani dei detentori dei diritti (e non solo) uno strumento molto potente, che potrebbe prestarsi anche a censure arbitrarie; 3) annullerebbe la direttiva europea sul commercio elettronico che prevede la “neutralità” dei provider e dei fornitori di servizi.
Per Scorza, la proposta leghista “ricalca, molto da vicino, il disegno di legge in discussione dinanzi al Congresso degli Stati Uniti che, nelle scorse ore, ha provocato il più grande e riuscito sciopero della storia del web. Il SOPA, in italiano, si scrive FAVA”.
Rilancia la sua denucia Libertiamo, l’associazione che fa capo a Benedetto Della Vedova che promette battaglia in Parlamento facendo sapere che presenterà un contro-emendamento per abrogare la “Sopa” italiana.