“Fatemi salire su quella nave per ritrovare mia figlia. A me risponderà”. Susy Albertini, la mamma della piccola Dayana, la bimba riminese di cinque anni dispersa con il papà, Williams Arlotti, nel naufragio della Costa Concordia, è tornata sull’isola del Giglio stamattina, forse per l’ultima volta. Con gli uomini della Guardia di Finanza ha insistito: “A me potrebbe rispondere. Fatemi entrare nel relitto”.
Ma salire sulla Costa Concordia non si può, le hanno spiegato le fiamme gialle. Tanto meno oggi che quel gigante appoggiato a poche decine di metri dalle rive dell’isola, continua a muoversi alla velocità di un centimetro e mezzo l’ora. Troppo pericoloso anche per i più esperti.
Susy Albertini si è dovuta così accontentare solo di avvicinarsi alla Concordia per lanciare un fiore in quella che è la tomba di sua figlia, quella bimba partita per la crociera insieme a suo padre e alla compagna di lui, l’unica dei tre a essersi salvata.
Già, i fiori. Oggi sono comparsi al Giglio e più di ogni altro comunicato ufficiale hanno messo la parola fine a quei “soccorsi” che negli ultimi giorni erano diventati sempre più semplici “ricerche” dei cadaveri delle persone disperse. Il bilancio, finora, parla di 17 dispersi e 11 morti accertati, e sempre più assume l’aspetto di un bollettino definitivo.
Un mazzo di fiori bianchi lo ha portato anche un’altra mamma. Quella di Erika Soriamolina, la ragazza peruviana, cameriera ventiseienne del bar della Concordia scomparsa, forse in mare, mentre tentava di mettersi in salvo assieme ai suoi colleghi dopo essersi gettata dalla nave. Il suo viso indio scavato dal dolore, il suo camminare su quella passerella che portava lei, suo marito e l’altra sua figlia sulla pilotina della Guardia Costiera, avevano il lento incedere di un funerale. Due giorni fa avevano detto di voler riprendersi il corpo della loro figlia. “Viva o muerta”, avevano preteso. Ma si sono dovuti arrendere.
Del resto a confermare che le ricerche dentro la nave sono terminate e si prepara la fase di recupero del carburante lo conferma la partenza dall’isola dei primi speleologi stamattina. Questi uomini che hanno scandagliato la Costa Concordia per una settimana, ponte per ponte, cabina per cabina, smobilitano.
Di loro ormai non ‘è più bisogno Ieri c’è stata l’approvazione del piano di recupero del carburante delle ditte Neri di Livorno e della olandese Smit. E in Senato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha lanciato l’allarme sulla possibilità che la nave possa affondare rendendo difficile il recupero delle duemila tonnellate di gasolio nella pancia del transatlantico.