Si chiude dopo sette mesi la partita del capogruppo leghista alla Camera. Marco Reguzzoni, contestato dai deputati 'maroniani', lascia il posto al suo vice a Montecitorio. La decisione è stata presa dopo la riunione con i vertici del partito
C’è l’unità d’Italia e l’unità della Padania. Se la prima è certa, la seconda è stata riaffermata dopo l’abbraccio sul palco di Varese fra Umberto Bossi e Roberto Maroni. Una serata scandita dai cori per Bobo e dalle contestazioni a Marco Reguzzoni, di cui l’ex ministro dell’Interno ha chiesto le “dimissioni”. Il leader del Carroccio è tornato sull’argomento: “Ognuno ha fatto un passo indietro. Sia Maroni che in fondo è stato danneggiato per la scelta del movimento, sia Reguzzoni che pur essendo stato un buon capogruppo ha fatto a sua volta un passo indietro” e alla Padania annuncia la sostituzione di Reguzzoni, come capogruppo alla Camera. Al suo posto arriverà Gianpaolo Dozzo, trevisano, vice-capogruppo della Lega a Montecitorio. “Uno che è nella Lega da tanti anni e che aveva fatto bene assieme a Zaia quando era sottosegretario all’Agricoltura”, chiosa il Senatur.
La decisione è stata presa dopo la riunione con i vertici del partito a cui hanno partecipato anche Roberto Calderoli, Rosi Mauro, Giancarlo Giorgetti, Roberto Cota, Federico Bricolo, Marco Reguzzoni e Andrea Gibelli. Roberto Maroni, ha confermato che “oggi si è risolta un’ importante questione sotto la guida di Bossi, grazie al quale è stata trovata compattezza e unità”. L’ex ministro dell’Interno è poi andato dal governatore del Piemonte Roberto Cota, un fedelissimo di Bossi, per un incontro sulla mafia promosso da un liceo scientifico di Novara. “L’altra sera – dice – c“e stato un abbraccio con tanto affetto, nei confronti miei e di Umberto Bossi, da parte delle migliaia di leghisti arrivati a Varese. Questa è la Lega con ‘L’ maiuscola. E’ stata un’emozione fortissima, che non provavo da tanto tempo”. La prova del nove sarà proprio il raduno (di domenica) a Milano: “Ci sarà tantissima gentè, questo è sicuro”.
Per Maroni l’iniziativa di Reguzzoni di presentare una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera “è stata un’idea del capogruppo ed è un errore nell’abc della tattica parlamentare. Perchè – ha argomentato – quando si presenta una mozione di sfiducia individuale verso un ministro, o si è sicuri che si dimetterà o di produrre l’effetto di spaccare la maggioranza, oppure al ministro si fa solo un favore perchè si ricompatta la maggioranza”.
Si chiude così, dopo sette mesi, la partita del capogruppo leghista alla Camera. Reguzzoni, contestato dai deputati ‘maroniani’, lascia quindi il posto al suo vice. Originario della provincia di Treviso, 57 anni, Dozzo è deputato alla quinta legislatura e ha ricoperto anche l’incarico di sottosegretario alle Politiche agricole. Rispetto all’altro nome emerso tra ieri e oggi, quello del presidente della Provincia di Brescia, Daniele Molgora, la sua candidatura sembra una soluzione di compromesso e gradita ai ‘maroniani’. E potrebbe anticipare un possibile cambio anche alla guida dei senatori leghisti. E’ regola non scritta, ma fedelmente rispettata finora, che i due capigruppo padani non siano entrambi di provenienza veneta. E la scelta di un trevigiano a Montecitorio, quindi, potrebbe portare a un’eventuale sostituzione di Federico Bricolo, anche lui veneto e anche lui inviso all’anima ‘maroniana’ del movimento, in quanto, come Reguzzoni, legato a quella cerchia di dirigenti più vicini alla famiglia del Senatur.