Sono oramai più di vent’anni che il mantra delle liberalizzazioni viene recitato e praticato all’unisono dai presunti “tecnici” e dalla quasi totalità delle forze politiche, dai furbacchioni del PdL ai decerebrati del PD, come soluzione miracolistica ai “mali” dell’Italia. E sembra questa essere, al di là delle oscene chiacchiere sull’equità mai realizzata, l’ossequio alla casta e un certo bon ton che fa contente le anime semplici e di facile soddisfazione, la vera vocazione dell’attuale governo Monti, con la benedizione di Napolitano, della Chiesa e dell’Unione europea.
In nome di questo mantra e dell’illusoria prospettiva di conferire maggiore “competitività” al Paese, i prodi scudieri di Monti si accingono a colpire le “pericolose e nocive lobby” dei tassinari, farmacisti, avvocati ed altri “nemici della Patria”. Ovviamente saranno colpiti più duramente quelli più deboli, a cominciare dai tassisti che però giustamente non ci stanno, mentre ci si guarda bene dal pregiudicare gli interessi dei veri poteri forti a cominciare dai petrolieri. E’ noto del resto che il governo Prodi si mosse nello stesso modo e per questo il centrosinistra perse in malo modo le elezioni successive regalandoci altri cinque anni di disastroso berlusconismo e l’attuale situazione di limbo democratico.
E’ bene dire con chiarezza che le liberalizzazioni servono solo a rafforzare il potere e la penetrazione del capitale finanziario che si vuole impadronire di tutto, dai trasporti ferroviari a quelli urbani, scatenando una nuova aggressiva guerra contro l’ambiente, con le trivelle che si apprestano a perforare il fondo marino, sacrificando quella che un tempo era una natura bellissima che il mondo ci invidiava, e a terminare di buchellerare il sottosuolo delle nostre città per realizzare inutili, dannosi e pericolosi parcheggi.
E’ necessario per difendere la competitività internazionale del Paese? E chissenefotte! Sarebbe ora che qualcuno cominciasse a rifiutare questa corsa al ribasso continuo delle condizioni di vita e di lavoro solo a vantaggio del profitto, questa continua distruzione dell’ambiente, questo vero e proprio suicidio di massa cui la società occidentale e quella europea in particolare si stanno avviando, minacciando di trascinare con sé tutto il pianeta. E poi non è vero che distruggendo un Paese se ne aumenta la competitività. Sono ben altre le scelte da fare, a cominciare dagli investimenti in ricerca ed innovazione. Ma Monti non ne è capace o meglio non vuole farlo, perché altri sono i suoi orizzonti da banchiere inveterato. Dopo il nano mafioso e sessodipendente ecco il “tecnico” tutto casa, Chiesa e banca, benedetto da vescovi e grandi potenze.
Ma un presidente del Consiglio normale? Non ce lo meritiamo?
Quello che certo è che le cosiddette liberalizzazioni significano in realtà un peggioramento pesante della situazione, come dimostra l’esempio britannico delle ferrovie con decine di vittime per incidenti mortali e un aumento vertiginoso dei costi (e dei profitti). Altro che efficienza! Liberalizzazione, per i padroni, significa libertà di modellare la società secondo le loro esclusive esigenze, libertà di licenziare, anzitutto.
Contro queste liberalizzazioni e privatizzazioni che vanno ad esclusivo beneficio dei criminali a piede libero della finanza internazionale va organizzata la resistenza. Saliamo a bordo cazzo! Dall’Alcoa sarda alla fabbrica Jabil di Milano dove i lavoratori hanno imposto la ripresa della produzione, alla Cesame catanese ricomprata dagli operai che vogliono continuare la produzione ai lavoratori dei treni notte espulsi da Moretti per far fronte alla concorrenza di Montezemolo e C. Salvare la produzione e i servizi contro gli squali della finanza. Come ai tempi della difesa delle fabbriche contro i tentativi nazifascisti di liquidare il nostro tessuto industriale.
Fortissimo è il potenziale di ribellione innescato dalle politiche inique di questo governo. Bisogna dare una direzione precisa e costruttiva alle proteste per evitare che se ne impadroniscano forze di destra in ultima analisi subalterne ai poteri forti. Sarebbe ora che tutte le categorie minacciate da questo governo, e in particolare la classe operaia, prendessero esempio dai tassisti. Lotta dura contro chi ci vuole imporre la legge della giungla e la spaccia pure per grande conquista della civiltà! E tornare a votare il prima possibile per dare al Paese un Parlamento degno di questo nome!