Società

Perché non si può fare outing nel calcio?

Ecco: la discussione continua (leggi il post precedente), con Damiano Tommasi che interviene, di nuovo, con una sua risposta. Entra nei dettagli più significativi e pone nuove domande (che rilancio a tutti quelli hanno voglia di rispondere). Una lettera più articolata, della precedente, con un leggero passo indietro, un’apertura maggiore, e molto altro. Ve la posto.

Come vedi l’ora è sempre post nanna dei bimbi…..
Il link al quale mi riferivo non aggiungeva nessuna illuminata sapienza o novità, erano solo due considerazioni del tipo che non ho nessun pregiudizio ma non confondiamo la libertà di essere gay (nel senso che ognuno è, o cerca di essere, se stesso e per questo non deve essere additato, emarginato o discriminato) con l’obbligo di dirsi gay.
Della trasmissione radio, poi, volevo che si notasse come non ho mai minimamente pensato di sconsigliare l’outing. (Se non ricordo male non ho detto questo e ora non vorrei attardarmi ad andare a riascoltare). Come potrei dare consigli se non conosco per bene la realtà che vive chi si dovrebbe/vorrebbe esporre?
Alla domanda perché i gay nel calcio (perche ci sono di sicuro, lo si deduce dalle statistiche) non lo dicono, ho solo posto alcune riflessioni del tutto personali che non mi hanno mai impedito di convivere serenamente con eterosessuali e omosessuali.
Mi ha chiesto l’intervistatore, se avessi mai conosciuto gay nel calcio e (è la verità non astuzia) non ne ho mai conosciuti, o meglio, non mi ha mai detto nessun calciatore di essere gay per cui magari conosco calciatori che sono gay ma non lo so che lo sono……( non mi sembra omofobia)
Detto questo mi sono sempre chiesto perché nella mia vita non mi sono mai dichiarato eterosessuale? E perché se un calciatore è omosessuale lo dobbiamo sapere? Credo che da giornalista affermata non possa tu non ammettere come sarebbe (ahimé) travolgente la notizia di un calciatore famoso gay per i media, tv, riviste di gossip e tutto ciò che ne segue. O forse sarebbe trattato alla stregua di un conduttore televisivo o uno stilista? Cioè con assoluta normalita’?
Comunque, non è che anche considerare ‘doveroso’ l’outing sia una forma di discriminazione? Perché l’eterosessuale no e l’omosessuale sì?
Infine per esperienza personale posso immaginare cosa significhi tenersi tutto dentro quando le proprie tendenze sessuali sono considerate un problema, non potrei mai pensare che, come si può evincere da certi commenti alla mia intervista, che sono retrogrado e non accetto l’omosessualità nel calcio…….solo non accetto la banalizzazione di un tema che genera ‘prurito’ e ‘curiosità’ spesso a discapito solo ed esclusivamente dei diretti interessati e non certo al mondo del calcio.
Ora basta perché immaginando che verrà postata anche questa mia piccola/lunga digressione non vorrei che si pensasse …….”ma non ha nient’altro da fare quello?”
P.s. : La terza persona era riferita al personaggio dal quale in questo mondo si fatica sempre più a distaccarsi per essere sempre più spesso persona……hai fatto bene a non prenderla sul serio anche se la considerazione di me è soprattutto la consapevolezza di avere la completa responsabilità di me stesso ma qui si aprirebbe un altro capitolo che lascio volentieri perdere………
Hasta la proxima
Damiano

Dunque, sì, Tommasi ci ha visto giusto: tutto verrà postato, per il semplice motivo che leggendo la raffica di commenti apparsi sia sul mio blog, sia su quello sul sito del Fatto Quotidiano, sia su quello di Cadoinpiedi, in cui tutta la discussione è stata ripresa fin dall’inizio, dicevo: visto il gran numero degli interventi, l’argomento è di grande interesse, ma ci sarebbe ancora e ancora e ancora tantissimo da dire, e chissà che non si arrivi a qualcosa di più significativo.

Andando con ordine, ma partendo da fine lettera, e salendo, prima rispondo a Tommasi su una cosa: nessuno dirà mai “non ha nient’altro da fare quello”, con il tono che pensi tu, perché parlare di queste cose fa bene, e sicuramente l’aver risposto (e di persona), ti rende umano, e intellettualmente interessante. Poi, rifletto sulle domande. Intanto, è un passo avanti il fatto che il presidente dell’Assocalciatori, abbia voglia di tenere alta l’attenzione su questo tema, senza nasconderne l’esistenza o fingendo che non ci sia (statistiche alla mano: secondo gli ultimi dati diramati dall’Oms, 10 persone su 100 sono omosessuali: una rosa di calcio è composta da 30 giocatori, il conto si fa in fretta…).

Sta nel suo ruolo, comunque, di impegnarsi a limitare o risolvere il problema della discriminazione: senza rafforzare il tabù esistente, chiedendo di non fare coming out ai calciatori omosessuali, come (erroneamente? bah, io l’ho riascoltata, e diceva proprio così) abbiamo tutti capito lui avesse detto durante quella famosa intervista. Ma le domande che pone, non sono del tutto condivisibili: perché io devo sapere che Cassano è stato con 600 donne, o che Vieri sta con l’ennesima velina? Perché il mondo del calcio inneggia, esalta, mitizza, i calciatori che hanno tante donne. E perché succede questo? Perché c’è uno spogliatoio da condividere? Mi sembra assurdo. Nel calcio femminile, per esempio, non avviene questo. Oppure, nei tuffi? Ricordate quando Matthew Mitcham ha fatto coming out, e tutte le istituzioni australiane si sono strette intorno a lui, sorreggendolo nella sua scelta di parlare di questo davanti alle telecamere? L’ho conosciuto di persona, Mitcham, durante gli ultimi mondiali di nuoto qui a Roma, è mi ha raccontato della normalità della cosa. E lui era stupito del nostro stupore. Eppure, seguendo la logica delle domande di Tommasi, non condivide pure lui lo spogliatoi con altri tuffatori?

Oppure, Anton Hysen, in Svezia, è calciatore, e ha detto di essere gay, di recente. Cosa è successo? Niente. Gioca e vive, da calciatore. Da noi non può succedere? Veramente Tommasi pensa che la stampa possa uscire con titoli a quattro colonne, e tutti giù a ridere? Siamo circondati, nella moda, nella musica, nello spettacolo, da gente che si dichiara omosessuale, e lo fa per stare bene con se stesso, per non fingere di essere quello che non è. Ma nel calcio, l’omosessuale, non può ammettere di esserlo, e addirittura deve fingere di girare con questa o quella modella, per mascherare l’apparenza. Quanto male sta uno che fa così? Io penso, forse ingenuamente, che se mai facesse coming out un calciatore del nostro campionato, con grande coraggio e stima per se stesso, beh, sì, a ruota lo farebbero pure tutti gli altri. E noi (stampa, società di calcio, istituzioni) dobbiamo essere pronti a reagire di conseguenza, accogliendo la normalità della cosa. Quello che si chiede Tommasi, invece, è perché c’è questa curiosità sull’argomento. Beh, no, non c’è nessuna curiosità morbosa, ma semplicemente, credo che il machismo nel mondo del calcio sia una cosa così ridicola, antica, povera, arrogante, stupida, bassa (e berlusconiana?), che andrebbe debellata.