Anche gli studenti hanno aderito al movimento, bruciando una bandiera italiana a Palermo. E mentre emergono ombre mafiose all'interno della sommossa a causa delle minacce ai commercianti, i capipopolo sfidano le istituzioni
La protesta del Movimento dei Forconi, che dal 15 gennaio sta paralizzando la Sicilia, non si concluderà stanotte ma prosegueirà ad oltranza. “Almeno fino al 25 gennaio” annuncia il movimento su Facebook. Al quinto giorno di manifestazione tutta la Sicilia è praticamente a secco di carburante. O quasi. “Ha benzina nel serbatoio? Stia attento a dove parcheggia perché può capitare che stanotte qualcuno viene a controllare”. A Palermo i vigili urbani tentano come possono di tutelare gli interessi dei cittadini. Soprattutto di quelli che hanno fatto in tempo a fare il pieno di carburante. Qualcuno cerca di specularci vendendo carburante d’ignota provenienza anche a 2 euro a litro. Ma con le giuste conoscenze si può arrivare anche a 1,90. In provincia il mercato nero della nafta agricola è in continua ascesa. Gli arresti per furto di benzina sono già parecchi in tutta l’isola.
A Palermo l’ultimo distributore rifornito è stato assaltato dalla folla e sono dovuti intervenire gli agenti della Guardia di finanza per gestire la calca armati di manganello. E proprio all’entrata del capoluogo siciliano alcuni autobus della linea Cuffaro (la famiglia dell’ex governatore condannato a 7 anni di carcere per mafia) provenienti da Agrigento sono stati bloccati dai manifestanti: “E voi com’è che avete il pieno? Dov’è che avete fatto rifornimento?” hanno chiesto sospettosi all’autista i manifestanti protagonisti del posto di blocco. E proprio ad Agrigento la polizia municipale ha comunicato di essere rimasta senza benzina per le auto di servizio.
“A causa dell’impossibilità a reperire carburante – spiega il comandante Cosimo Antonica – non potremo assicurare i servizi di pattugliamento su tutto il territorio”. Da domani quindi nella città dei templi ci saranno solo pattuglie appiedate. E la carenza di carburante obbliga alla sosta anche i mezzi per la raccolta dei rifiuti facendo precipitare in pieno allarme igienico le principali città dell’isola. Finisce la benzina anche per le ambulanze: per trasferire sacche di sangue utili per un’urgente trasfusione è dovuta intervenire una pattuglia della polizia stradale.
Pochi viveri e negozi “convinti” a chiudere
Oltre alla benzina scarseggiano anche i generi alimentari. Nei supermercati i prezzi di frutta e verdura sono quasi triplicati e anche i negozi di scarpe, in periodo di saldi, lamentano “la mancanza dell’assortimento delle misure, perché non siamo stati riforniti”. Qualcuno è stato ‘convinto’ a chiudere la sua attività: “Ho aperto regolarmente il mio bar come tutte le mattine – racconta Ciro Scammacca di Lentini – poi sono arrivati i manifestanti, hanno fatto irruzione e con urla da stadio ci hanno invitato a chiudere altrimenti avrebbero bruciato tutto”.
Cavalieri e studenti
Dopo l’arrivo tra le fila dei manifestanti dei cavalieri equestri coordinati dal duca Onofrio Carrubba Toscano, stamattina a Palermo un altro movimento si è aggiunto ai vari gruppi che costituiscono i Forconi: sono gli ‘Studenti siciliani in lotta’ che hanno svuotato le aule scolastiche e hanno raggiunto i manifestanti al porto del capoluogo siciliano. Durante il corteo hanno anche trovato il tempo di bruciare una bandiera italiana, perché “é simbolo dello Stato italiano che con le sue manovre finanziarie fatte di lacrime e sangue sta riducendo in miseria la popolazione”.
Le proteste dovevano cessare alla mezzanotte di oggi
Almeno così sperava il governatore Raffaele Lombardo, che dopo l’incontro di ieri con i leader del movimento ha gettato la spugna. “Non ho il potere di abbassare il prezzo della benzina o le tariffe autostradali o quelle delle assicurazioni. Se si vuole protestare bisogna farlo a Roma per far sentire lì il disagio e la protesta. Io sottoscrivo la fondatezza e la bontà delle ragioni che hanno ispirato questa protesta e credo sia stato saggio dichiarare che stasera il blocco avrà termine, perché se continua la protesta si ripercuoterebbe in maniera micidiale sui siciliani”. Finora hanno annunciato la sospensione dello sciopero gli autotrasportatori dell’Aitras, dell’Assotrasport e dell’Assiotrat. Ma gli altri gruppi che compongono il Movimento dei Forconi continueranno a bloccare l’isola, come ha anticipato Mariano Ferro, leader di Forza d’urto. ”Come ci ha detto di fare lo stesso presidente Lombardo noi i presidi non li togliamo. Non li avremmo tolti in ogni caso. La protesta durerà, non so per quanto tempo, se non arrivano risposte – ha aggiunto Ferro – Non voglio far tornare indietro un popolo se non ha almeno una qualche risposta, parlo di risposte reali e concrete. Anche perché un’occasione come questa non ci sarà mai più, qualcosa dobbiamo portare a casa”.
I capi popolo e la mafia
Mariano Ferro, imprenditore agricolo e allevatore di cavalli di Avola, è uno dei capi popolo della manifestazione. Ex candidato senza successo alle amministrative nella sua città è stato sostenitore del Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, come del resto lo sono stati altri appartenenti ai Forconi. Ancora nel Mpa è invece il deputato regionale Pippo Gennuso, che nei scorsi giorni è stato visto mentre ‘consigliava’ ai negozi aperti a Rosolini – sua città natale – di chiudere le saracinesche e scendere in piazza a protestare con lui. Tra i Forconi sono molti anche i simpatizzanti di Grande Sud, il movimento di Gianfranco Miccichè. E uomo di Miccichè è Titti Bufardeci, ex assessore all’Agricoltura di Lombardo, punto di riferimento di Forza d’Urto fin da quando il movimento si faceva chiamare ancora ‘Terra e Libertà’. E insieme a Forza d’Urto annunciano di rimanere sulle barricate anche gli autotrasportatori dell’Aias, guidati dal catanese Giuseppe Richichi, che già nel 2001 bloccò la Sicilia per una settimana nell’operazione battezzata ‘tir selvaggio’. In quell’occasione Richichi finì in carcere con l’accusa di aver tagliato le gomme di alcuni automezzi che non volevano aderire alla protesta. Un altro leader dei Forconi, Martino Morsello, prosegue intanto lo sciopero della fame per protestare contro le accuse del presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, che ha denunciato l’infiltrazione mafiosa del movimento. Denunce, quelle di Lo Bello, che hanno fatto aprire un’indagine della procura antimafia palermitana guidata da Francesco Messineo. Il fascicolo dell’inchiesta è stato affidato al procuratore aggiunto Ignazio de Francisci che da oggi indaga sulla possibile presenza di Cosa Nostra dentro il Movimento dei Forconi.