Manifestazione del Carroccio a forte rischio contestazioni: le liti interne tra cerchisti e barbari sognanti non si sono placate. E se la corrente dell'ex ministro dell'Interno ha incassato la battaglia sul capogruppo alla Camera e sui congressi, gli uomini di Rosi Mauro e Reguzzoni sono sul piede di guerra. Così in piazza ci saranno bandiere della Tanzania e fischietti pronti per contestare anche i vertici del partito. E che l'unità fosse solo apparente lo confermano le parole di Rosi Mauro che punzecchia Bobo: "Io non parlo attraverso facebook"
Pericolo Milano per la Lega. Il Carroccio si è dato appuntamento in piazza Duomo per manifestare contro il governo Monti ma è forte la preoccupazione che oggetto della contestazione diventi Umberto Bossi. E che il corteo si trasformi in una resa dei conti (anche fisica) tra i “barbari sognanti” di fede maroniana e i seguaci del fantomatico Cerchio Magico, capitanato da Rosi Mauro, braccio armato di Manuela Marrone, moglie del Senatùr e strenua sostenitrice di Marco Reguzzoni e, ovviamente, nume tutelare del figlio, il trota Renzo, che vorrebbe mettere a Capo del partito.
Progetto e protetti fermati dalla base leghista che, come noto, ha investito Roberto Maroni di fare pulizia intorno al Capo così da ridare nuova vita al partito, ormai diventato scendiletto del Pdl di Silvio Berlusconi. La rottura definitiva tra le due leghe si è consumata tutta nell’ultima settimana. Venerdì scorso il divieto a Maroni di partecipare a eventi pubblici e incontrare i militanti. L’immediata protesta della base in sostegno dell’ex ministro dell’Interno ha spinto Bossi a battere in ritirata e accettare di partecipare al “Maroni day” mercoledì a Varese. Poi il Capo ha accettato le richieste invocate a gran forza dal teatro Apollonio: Reguzzoni lascia l’incarico di capogruppo e congressi nazionali entro giugno. Insomma, Bobo ha vinto la battaglia. Ma la vittoria è solo di facciata. Ed è stata conquistata grazie all’appuntamento di oggi a Milano: Bossi ha voluto ad ogni costo ricucire in tempo utile una apparente unità nel tentativo di fermare le proteste. Che si annunciavano pesanti: bandiere della Tanzania, fischietti, magliette pro Maroni, e slogan contro i cerchisti. A cominciare da Rosi Mauro che già mercoledì sera è stata oggetto di insulti e cori del tipo “Rosi puttana lo hai fatto per la grana“.
Ma se i maroniani hanno segnato due punti a loro favore, i cerchisti stanno organizzando la controffensiva. Uno degli uomini più vicini a Reguzzoni da giorni sta inviando a tutti i sostenitori dell’ormai ex capogruppo sms di rassicurazione sulla prossima rivincita. “Siamo in silenzio, valutiamo la strategia ma stai certo che torneremo presto”. Questo mercoledì pomeriggio, il giorno successivo al Maroni day, un altro sms: “Pensiamo a Milano, non hanno vinto nulla, andiamo dietro al Capo lui sa cosa fare, fidati”. E ancora: “Il Capo, un colpo al cerchio e uno alla botte, ci porterà alla quadra”.
La tregua è dunque temporanea. Tanto che questa matitna a Milano i maroniani, nonostante i successi incassati, porteranno comunque le bandiere della Tanzania, manifesti, volantini, striscioni pro Bobo e fischietti. Da usare per contestare Monti, certo, ma anche Reguzzoni e gli altri nel caso salissero sul palco. E i cerchisti? Non stanno a guardare. Si mobilitano via sms. “Loro avranno Maroni, ma noi abbiamo le palle” scrive un parlamentare reguzzoniano. “Se fanno casino in piazza il congresso glielo facciamo fare al Niguarda”, l’ospedale. Non solo. I cerchisti avrebbero arruolato dei ‘provocatori’ a cui infilare magliette maroniane e far contestare Bossi. Il condizionale è d’obbligo perché si parla di indiscrezioni. Ma se accadesse la piazza prenderebbe fuoco e volerebbero solenni schiaffoni padani. Nel dubbio alcuni militanti pensano sia più sicuro portare aste di legno per tenere la bandiera e non quelle di plastica. Gli elmetti con le corna questa volta potrebbero rivelarsi utili.
Rischi che Bossi conosce bene. Perché bene conosce la sua gente. Oltre a darla vinta a Maroni su capogruppo alla Camera e congressi, ha cercato di mostrare unito il partito. Venerdì sera ha riunito tutti, cerchisti e maroniani, nel fortino di via Bellerio “per un chiarimento definitivo”. Poi ha fermato le rotative del quotidiano la Padania e ha dato alle stampe intervista con foto da piazzare in prima pagina. Alle parole possono credere tutti, ma l’immagine ritrae l’impossibilità della tregua: al centro Maroni e Rosi Mauro sorridenti, con al fianco Bossi, Calderoli, Reguzzoni, Giorgetti, Bricolo, Stucchi e Cota. Acerrimi nemici insieme a brindare? Irreale. Il tentativo appare quanto mai disperato. L’ordine è mostrarsi uniti.
Tutti sembrano aver capito e accettato. Persino Rosi Mauro tenta di buttare acqua sul fuoco. E smentisce le indiscrezione sulla volontà di far contestare Bossi durante la manifestazione. “C’è stato qualcuno che ha detto che volevamo utilizzarla per far credere che all’interno della Lega si stia litigando. Io non litigo mai con nessuno ma c’è chi ha manovrato, e sono convinta che si tratti di una grossa spinta esterna, per far passare in secondo piano quella grande manifestazione che domani (oggi, ndr.) chiederà al governo Monti di andare a casa”. Ma i cori contro di lei bruciano. E risponde senza farsi pregare. “C’è chi scrive che dopo la malattia di Bossi ci sarebbero attorno a lui persone che lo condizionano. Leggere queste cose mi fa un po’ schifo”. E ancora: “Io non sono una ipocrita ma la battaglia la faccio sempre dentro e mai fuori dal partito. Non denigro mai i colleghi di partito, anche se qualche matto lo abbiamo anche noi”. Infine, perché forse era poco chiaro il messaggio, ha aggiunto: “Io non parlo attraverso i giornali, attraverso Facebook ma incontrando la gente”. E il re leghista dei social network è Maroni. L’apparenza della pace è durata appena 24 ore. La tappa milanese è vitale per il Carroccio.
I dirigenti del movimento si attendono una partecipazione di massa alla manifestazione che si apre, alle 10, con un corteo dal Castello sforzesco a piazza Duomo, dove è allestito il palco. Decine i pullman in arrivo dalle altre province della Lombardia, dal Veneto e dal Piemonte. Bus anche da Emilia-Romagna, Liguria, Friuli, Trentino, Marche e Toscana, con una macchina organizzativa che tocca i livelli degli storici raduni di Pontida e Venezia. Per l’occasione sono stati anche prenotati due treni, che attraverseranno le province di Varese e Bergamo, e faranno tappa in tutti i paesini, nella rotta verso Milano. Si chiamano “Freccia verde”, ovvero “l’ultimo treno per l’indipendenza della Padania”. Non è ancora chiara la scaletta degli interventi, ma, dopo il chiarimento di ieri, sembra scontato che la foto sul palco sarà corale. Certi gli interventi di Bossi, Maroni e Calderoli e quelli di alcuni sindaci e presidenti di provincia. Al termine della manifestazione, tutti i dirigenti si trasferiranno in via Bellerio, dove è convocato l’atteso consiglio federale che deve affrontare il nodo spinoso della convocazione dei congressi nazionali (regionali) entro l’estate. E dove si placheranno gli eventuali attriti nati in piazza.
Se le contestazioni interne sono ancora ipotetiche, certe sono invece quelle dei socialisti (che hanno organizzato una contromanifestazione a quella della Lega mostrando il tricolore) e di un gruppo spontaneo su Facebook che ha promosso l’appuntamento “Tutti al circo hanno aperto le gabbie … è gratis a Milano il 22 Gennaio“. Tra loro gli autori dei manifesti apparsi venerdì notte in città contro il Carroccio. “Leghisti in città, dichiarato lo stato di massima allerta. L’appello ai cittadini: segnalate i sospetti vestiti di verde”, si legge nei volantini che ritraggono la caricatura di Bossi in un cerchio sbarrato con la scritta: “Attenzione passaggio leghisti”. Altri, invece, ritraggono la finta locandina di “Benvenuti al Nord”: si vedono Bossi e Roberto Formigoni seduti in moto, “per la regia di Nicola Cosentino“, si legge. Queste sono state affisse anche davanti consolato della Tanzania.