Nessuna misura sull’allargamento della vendita dei farmaci fascia C, ma solo cinquemila farmacie in più. La retromarcia del governo, però, comunque non basta per placare la Federfarma, che ha annunciato per il primo febbraio uno sciopero nazionale, “se il Parlamento non modificherà il testo del decreto sulle liberalizzazioni”. L’annuncio è arrivato direttamente dal presidente dell’Assemblea dell’associazione dei titolari di farmacia, Anna Rosa Racca. I farmacisti, dopo aver annunciato che intendono “effettuare gli opportuni approfondimenti legali, per verificare gli estremi di impugnazione sotto il profilo della legittimità costituzionale” del decreto sulle liberalizzazioni, hanno anticipato la loro personale rad map.
”Noi abbiamo sempre detto che siamodisponibili ad un confronto, al momento negato, e abbiamo più volte dichiarato che siamo favorevoli a nuove aperture pari a circa il 10 per cento del totale delle farmacie esistenti – ha detto Anna Rosa Racca – ma con questo decreto si potranno aprire alla fine 7mila farmacie, con il conseguente impoverimento di tutto il servizio a danno dei cittadini”. In tal senso, Federfarma ha chiesto un incontro urgente con i rappresentanti parlamentari affinché siano introdotte modifiche al provvedimento. Altrimenti, ha annunciato la presidente dei farmacisti, “seppur nel pieno rispetto della legalità e senza danneggiare i cittadini, che sono il nostro punto di riferimento,saremo costretti a forme estreme di protesta”. Quali? Incrociare le braccia. La prima serrata è annunciata per febbraio, le altre in data da destinarsi.
“Ritengo che i farmacisti stiano formulando minacce tanto sorprendenti quanto incomprensibili: hanno ottenuto che la vendita dei farmaci di ‘fascia C’ rimanga in farmacia eppure di nuovo si parla di una serrata, decisa all’unanimità”: non usa mezze parole il senatore del Pd -nonché medico chirurgo – Ignazio Marino, secondo cui “nei recenti incontri che ho avuto con rappresentanti di Federfarma mi era stata confermata la disponibilità a un percorso di riforma che valorizzasse il merito e permettesse ai laureati in farmacia di partecipare ai concorsi per aprire una propria attività e coronare il loro percorso di studi. Ora invece, ci si arrocca nella difesa dei privilegi di pochi a scapito della modernizzazione del Paese e del merito”. Per Marino, che ha parlato all’assemblea nazionale del Partito democratico, “invece di protestare, i farmacisti facciano una proposta per un sistema moderno di libera competizione che dia a tutti i laureati in farmacia, non solo ai figli dei farmacisti, l’opportunita’ di svolgere una professione che rappresenta una parte essenziale del sistema sanitario del nostro Paese, nell’interesse della salute delle persone. Una serrata delle farmacie andrebbe nella direzione opposta e sarebbe davvero un atto grave ed ingiustificabile”.