“Insomma cazzo, voglio capire se dobbiamo continuare a vivere in miseria noi per far continuare a vivere nel lusso loro”. Non so più se questa frase l’ho sentita pronunciare da un contadino siciliano rovinato dai pomodori cinesi o da un pastore sardo sequestrato da Equitalia; da un operaio di Taranto in cassa integrazione o da un artigiano brianzolo appena fallito per debiti. Ma so che questo è il tema centrale, ora che tutta intera la nave Italia se ne sta sdraiata ai bordi dell’abisso.
La miseria dei molti e la ricchezza dei pochi. La rovina che si diffonde e il privilegio che invece si addensa in quella super elite che si nutre di politica & finanza. Sembra di essere tornati indietro di un secolo quando la classe media ancora non esisteva. Ma il guaio è che al contrario stiamo andando verso quel naufragio in cui sarà proprio la classe media a scomparire. Gli economisti, che non sanno mai nulla in anticipo, si limitano a spiegarci quello che è successo, ma solo quando è diventato irrimediabile. I politici fanno di peggio: masticano l’ansia di non sapere neppure quello che è già accaduto e offrono nebbia di parole sul futuro. È in questo nulla che si sta preparando l’incendio.
Il Fatto Quotidiano, 21 Gennaio 2012